Dialogo con la Bresso

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La sintesi della serata appena trascorsa sta tutta nel titolo: cominciamo proprio come ieri sera, 22 dicembre 2008 alla “Fabbrica delle e”, nella stessa sala dove solitamente ci confrontiamo come coordinamento di Libera Piemonte, ringraziando la presidente della regone per aver partecipato e per essersi confrontata con noi in modo naturale, sincero e produttivo.

Dopo i doni natalizi, che sono giunti direttamente dall’India estiva, si è subito entrati nel vivo; due i temi caldi che abbiamo proposto:

  • Economia e sviluppo
  • Legalità e trasparenza amministrativa

Andrea Sacco, neoeletto nelle giovanili del PD e Leonard Mazzone, protagonista delle movimentazioni studentesche uiversitarie a Torino, hanno apparecchiato il tavolo, partendo da un salvadanaio lasciato cadere sul pavimento: la crisi.

Il Piemonte subisce la crisi, dal mondo del lavoro a quello della scuola, qualcuno entra a far parte della categoria dei salvati, tanti sprofondano in quella dei sommersi. La domanda è semplice, ma complessa quanto la progressione numerica di Fibonacci che campeggia sulla Mole: cosa fa e cosa può fare la politica in questo scenario?

La risposta della presidente Bresso è di estrema competenza: la crisi non nasce oggi ” è un’onda lunga che ha le sue origine dalle politiche di Reagan e della Tatcher. Il dato allarmante è la polarizzazione dei redditi e dei patrimoni che danneggiano, ovviamente le classi medio-basse. La speculazione finanziaria che ha acuito questo stato di cose, è la punta dell’iceberg per cui la crescita si ottiene “massimizzando i proffitti”: al contrario l’esperienza dimostra che troppo spesso questo modo di operare ha rallentato la crescita economica reale.

“E’ chiaro che siamo di fronte ad un problema politico strutturale, inoltre l’ansia di crescere ha portato ad un allentamento dei controlli, accompagnato da una carenza di etica manageriale. Questa crisi assomiglia molto a quella del 1929: la deflazione e quindi la paralisi degli scambi sono un danno enorme per lo sviluppo.

Se da un lato occorre realismo nell’affrontare il problema, senza nasconderlo, dall’altro dobbiamo dirci che il Piemonte parte da un dato occupazionale positivo, uno dei migliori della sua storia. La regione ha mantenuto fede agli impegni presi e la finanziaria vede aumentare l’investimento sul sociale e sulla cultura, raddoppiare le spese in temi di ricerca ed innovazione, puntando di fatto sulla società della conoscenza. Comparativamente abbiamo fatto meglio degli Usa proposti da Obama

Sulla scuola, invece, la ricetta è avere più stabilità e più precarietà: dobbiamo promuovere la ricerca e l’impegno attraverso la garanzia di un contratto uguale per tutti, ma a qualunque livello deve esserci una valutazione del lavoro svolto. E’ da qui che deve partire una riforma della scuola”

Al di là, di ciò che la regione ha fatto e sta facendo, la Bresso ci tiene a dare speranza “per far ripartire la ruota nel verso giusto”: in questo momento “abbiamo il fiato sospeso perchè non sappiamo come si avviterà la crisi verso il basso e perchè le crisi si analizzano sempre a posteriori”, ma un dato è certo, “abbiamo le possibilità di farcela”. Le competenze accumulate in questi anni, come società, saranno da mettere in gioco e allora diventa evidente come siano importanti le persone, le loro scelte, il loro impegno.

A questo punto scatta la sirena e non solo metaforicamente! Carlotta Salerno, che segue da vicino l’impegno politico dei Moderati e Diego Sarno, ormai pronto alla sfida elettorale del Comune di Nichelino, propongono il tema della legalità e della trasparenza amministrativa: alla luce degli ultimi casi di corruzione, quale politica ci governa oggi in Italia ed in Piemonte?

In questa risposta la Bresso parte dall’operato della giunta regionale: “La nostra trasparenza sta sul sito internet della regione. Pubblichiamo i nostri guadagni, la nostra dichiarazione dei redditi e da qualche settimana abbiamo ottenuto il consenso per farlo anche per i dirigenti; la nostra politica è leggibile nella riduzione dei costi del 10%, che abbiamo già attutato e su una ulteriore che stiamo discutendo e poi sul taglio del numero di comuni, province, comunità montane.

Io, in particolare, mi sento di dormire sonni tranquilli per me e per coloro che lavorano con me.

La legalità è però una cosa complessa: certo noi abbiamo meno rapporti con i privati rispetto a comuni e province, ma sappiate che questi enti hanno strumenti di controllo limitati. Non basta avere dubbi, occorrono prove certe per estromettere una ditta da un appalto o per spostare quella persona sospetta dalla sua mansione.

Questo non giustifica, certo; ma dobbiamo ammettere che ci siamo illusi che il contrasto alle mafie fosse vincente” da un lato il problema del riciclaggio e deglia apppalti, dall’atro territori a rischio. “Ci sono regioni in cui non mi senirei di candidarmi. Non è solo un problema di correttezza.

Certamente esiste un problema di moralità politica, ma qui esiste anche un problema concreto di capacità umane e politiche per agire in determinate situazioni. La politica è specchio della società, non dimentichiamolo.”

Anche la magistratura, secondo la Bresso, dovrebbe agire con più attenzione sia nelle indagini, sia nella proposizioni di tesi che possono rivelarsi pericolose o avventate.

“Dobbiamo insomma agire su tutti i fronti e sono contenta che ci siano persone che si facciano avanti: il futuro è dei giovani; per reagire occorre essere pronti a fare uno scatto in più “.

Non ci resta che rimboccarci le maniche, dunque, per continuare a rinsaldare quel legame sociale, unica speranza concreta per risalire la corrente: la Bresso ci ha detto che “un nuovo patto sociale” può fare da raccordo “tra i salvati e i sommersi”, noi auspichiamo che la politica abbia la stessa voglia di questa sera di cercare il dialogo con i cittadini, perchè quando ciò avverrà con continuità vorrà dire che quel nuovo patto è stato siglato.





2 thoughts on “Dialogo con la Bresso

  1. guido Reply

    speruma n’tel bin cumun come sempre ma ai va pasiensa anche tropa, e se per caso at va bin fe tensiun, perchè a le propi li ca nasu le cose pi brute, da l’invidia zaras rivultà e rivultà come an causet, a cercu comunque sia na fala o semplicement en pertus, ed in effeti u ie, a lè culli che as buta el pè an drinta.

  2. aric Reply

    Ha ragione quando dice che ci vogliono politici competenti nelle aree “a rischio” il problema è che, se non abbiamo delle scuole efficienti, come possiamo ottenere delle figure autorevoli(politici e non)?Voglio dire piuttosto che far studiare la storia a memoria non sarebbe meglio capire i suoi fatti? Oppure piuttosto che portare avanti il programma non sarebbe meglio interagire con i giovani aiutandoli nella loro crescita? A me dispiace vedere la scuola manipolata dalla politica in modo che distrugga le coscienze (es Moratti ed ora Gelmini) perché da lì nasce la società.

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