Musica e libertà = Onda Libera

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“C’è un legame antico tra musica e desiderio di libertà. La musica infatti è un elemento innato nell’animo umano, mentre non c’è nulla di più umano che essere liberi”. Con queste parole Luigi Ciotti ha battezzato la carovana Onda Libera che ha visto protagonisti i Modena city ramblers insieme a Libera.

Dal 25 aprile al 9 maggio, date simbolo delle resistenze di ieri e di oggi, abbiamo attraversato l’Italia portando la musica dei Ramblers e di altri compagni di viaggio sui terreni confiscati alle mafie di tutta Italia.

Dall’ex officina confiscata alla camorra trasformata in un centro multimediale a Torino al bar della stazione di Garbagnate Milanese, di proprietà di un affiliato a cosa nostra, dove Dario Fo ci ha deliziati con un canto di libertà di Bonvesin della Riva. Abbiamo dormito nella villa di Felice Maniero, boss della mala del Brenta e abbiamo ascoltato il duetto tra i Modena e Marco Paolini.

Abbiamo suonato tra le tendopoli di Coppito dove in un’atmosfera di forte tensione tra le varie parti che gestiscono il dopo terremoto, le note resistenti hanno fatto ballare i tanti giovani presenti. “Il terremoto non ha fatto crollare solo le case, ma ha colpito duramente il legame sociale tra le persone”. Così acquistano un’importanza fondamentale anche la creazione del ciclostilato in proprio realizzato nelle tendopoli da un gruppo di ragazzi capitanati dal reporter Angelo Venti. Dal giorno di pasquetta hanno iniziato a vigilare sulle stranezze che accadono in quei luoghi denunciando le irregolarità nella gestione del post-terremoto.

Abbiamo poi mangiato mozzarelle di bufala campane sui terreni dove nascerà la cooperativa terre di don Peppe Diana. Abbiamo incontrato i ragazzi pugliesi che producono il vino e i taralli sui campi che appartenevano alla sacra corona unita. Abbiamo fatto tremare la piazza di Polistena dedicata a Giuseppe Valarioti, vittima di mafia, di fronte al bene confiscato alla famiglia Versace che ci osservava accanto al palco.

Abbiamo indossato i caschetti gialli e animato la cava della calcestruzzi Ericina, vicino a Trapani, riempiendola di ragazzi. Abbiamo mangiato le panelle insieme ai panini con la milza all’antica focacceria S.Francesco nel cuore del centro di Palermo insieme all’imprenditore antiracket Vincenzo Conticello. Abbiamo dedicato ogni sera dal palco i 100 passi ai naufraghi di questo paese ovvero quelle persone che per aver denunciato i propri estorsori o per aver cercato la verità si trovano in serio pericolo. Pino Maniaci, Pino Masciari, Piera Aiello, Rosario Esposito La Rossa e Rosario Crocetta costituiscono i simboli di quell’Italia resistente che abbiamo attraversato cercando di valorizzare e di far conoscere sempre più le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Storie di fatica e di impegno che spesso si devono scontrare contro le inefficienze del sistema. Per questo abbiamo chiesto a gran voce da tutti i palchi d’Italia il ritiro delle ipoteche bancarie sui beni confiscati, l’istituzione di un testo unico sull’antimafia e l’elaborazione dell’agenzia nazionale per la gestione e la destinazione dei beni sequestrati.

La chiusura non poteva che essere a Cinisi, il 9 maggio. Davanti al municipio, di fronte a migliaia di ragazzi e ragazze la carovana ha concluso il suo percorso ricordando la figura di Peppino Impastato e la sua voglia di libertà e di giustizia.

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