Non basta dire "Banzai"

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Il “conflitto” è artefice di trasformazione. L’Italia ha bisogno di trasformazione e dunque ha bisogno di conflitto.

Certo.

La rassegnazione è la droga più diffusa: “Le cose vanno male… anzi vanno da schifo, ma tanto non cambia mai niente” e giù una sfilza più o meno sofisticata di argomenti. La rassegnazione è droga, perchè risolve l’indignazione in impotenza. E tutto finisce lì.

La mafia si mangia l’economia legale: ecchè ci posso fare?

L’Italia è uno dei paesi più corrotti al mondo: idem

La stampa è monopolizzata e intimidita.. la magistratura castrata e privata di mezzi… i migranti trattati come bestie da macello (a meno che non siano “animali domestici”!)… la scuola sbranata… la sanità pubblica abbandonata… l’ambiente mercificato e violentato… la tragedia strumentalizzata…

a Napoli si direbbe: adda i a cussì (NdR Deve essere così. Non c’è niente da fare).

 

Non c’è dubbio: l’Italia ha bisogno di “conflitto”, perchè ha bisogno di trasformazione.

Ma di che conflitto stiamo parlando?

Chi semina vento, raccoglie tempesta.

Ci sono alcune opzioni di fondo che ci fanno discernere tra il conflitto che vogliamo innescare e vivere e il conflitto che vogliamo allontanare dalla Storia.

 

Prima opzione: la non violenza. Amiamo questa Repubblica e ci riconosciamo nella guerra di Liberazione che l’ha resa possibile. Quando ci rifacciamo alla non violenza quindi, lo facciamo relativamente a questo contesto costituzionale, democratico e repubblicano che abbiamo avuto la fortuna di ereditare da chi ha pagato con la vita. Torino è la città di Fulvio Croce e di Bruno Caccia: il primo ucciso dalle BR, il secondo dalla mafia. Fino a che questa Costituzione vivrà, coloro che agiranno la violenza per innescare o gestire il conflitto, saranno da considerarsi avversari: che siano manifestanti-picconati, che siano agenti-picchiatori, che siano mafiosi-minacciosi, che siano razzisti-variopinti.

 

Seconda opzione: la responsabilità della verità. Ha detto Antonio Albanese: “Ho paura delle persone rassegnate, perchè le persone rassegnate non hanno bisogno della verità”. C’è una specie particolarmente spaventosa di “rassegnati”: i rassegnati alle proprie idee. Quelli che non sanno mettersi in discussione, quelli che pensano di avere in tasca la verità ultima e la brandiscono come e peggio di un manganello. Accecati, arroganti: semplificano per confondere, confondono per condizionare. La verità invece consegna una realtà complessa, fatta di responsabilità individuali precise, che non possono essere eluse. Ma la complessità è nemica di chi si è fatto misura del mondo.

 

E così che, applicando schemi di plastica sulla realtà, un uomo come Gian Carlo Caselli diventa inevitabilmente un nemico, un giustizialista, probabilmente uno di quelli che “dovrà pagarla cara”. Un uomo che con la sua famiglia ha sacrificato salute, serenità, beni e carriera pur di restare a servizio di questo Paese. Un uomo contro cui le BR preparano almeno due attentati, altrettanti la mafia siciliana, un uomo che solo una violenza più alta è riuscito a frenare: la violenza di una maggioranza che con il suo Governo gli ha fatto contro una legge ad personam.

 

Se riesce, sorrida giudice Caselli: i mafiosi le danno del comunista, i manifestanti-confliggenti le danno del fascista. Buon segno.

 

Anche ai giornalisti chiediamo verità: può essere seducente mostrare il mare come fosse un’onda devastante e gigantesca come uno tsunami. Lo tsunami è però solo un fondale in compensato, come quelli che si usavano nei vecchi western. Sarebbe ora di andare oltre e di mostrare il mare per quello che è: immenso di tante onde, che si sono fatte rappresentanze studentesche universitarie, che amano la scuola pubblica e la ricerca libera, che hanno idee, progetti e capacità. Che manifestano e lavorano quotidianamente con serietà. Meno spettacolare forse, ma più vero.

 

Davide Mattiello

presidente ACMOS e Libera Piemonte

 

23 thoughts on “Non basta dire "Banzai"

  1. giulio Reply

    Lei dimentica che a Caseli sono state mosse accuse specifiche, non lo si attacca semplicente in quanto nemico. Sono state arrestate 21 persone per reati che normalmente prevedono l’arresto in flagranza dopo quasi 2 mesi con la motivazione che avrebbero potuto reiterare il reato anche in occasione del g8 dell’Aquila. Arresti pistole alla mano ai danni di studenti dai 18 ai 27 anni. Incensurati trattati come criminali.
    Come non notare la natura politica di questi provvedimenti?
    Come si coniugano arresti preventivi e democrazia?
    Che senso ha parlare di non-violenza quando il dissenso è sistematicamente attaccato?

  2. the.pillow Post authorReply

    La trasformazione può avvenire solo con percorsi di verità e giustizia.

    Lo insegna la storia. La violenza non ha mai, mai, mai, portato qualcosa di buono. Le rivoluzioni fatte in nome di ideali, hanno sempre nascosto dietro il conflitto violento, un interesse personale e non generale. un interessse di pochi.

    Dobbiamo imparare a costruire questi percorsi, senza scorciatoie, imparando il rispetto di quelle regole di convivenza che la nostra costituzione ha posto come basi della nostra società.

    Chi non vuole partire da lì, non vuole una società più giusta, vuole solo protagonismo e senso di ribellione, vuole solo vivere il suo conflitto senza cercare soluzioni concrete per vivere meglio con gli altri, che ci sono e magari non la pensano tutti al medesimo modo.

    E meno male che ci sono ancora diversità e differenze a questo mondo.

    L’omologazione è appiattimento barbaro, in qualsiasi direzione avvenga

    Per questo condivido pienamente la lettera di Davide: non ci sono ragioni in chi lancia sanpietrini o maneggia mazze e bastoni, incappucciandosi.

    Il nostro paese ha già pagato a caro prezzo la violenza in nome della quale si voleva fare la rivoluzione. E’ storia, basterebbe studiarla, leggerla, per capire quante ferite, quanta sofferenza ha portato e quanto abbia soffocato il rinnovamento ed il fermento degli anni ’70.

     

  3. giulio Reply

    Fatemi capire: questi discorsi giustificano il carcere preventivo? Giustificano la galera per il timore che forse si sarebbe ricommesso lo stesso reato per cui sono sospettati? Ma non vale la presunzione d’innocenza? Si è garantisti solo con alcuni, anche a sinistra? Quale democrazia si vuole difendere da questa intollerabile violenza?
    Sull’imparare a costruire percorsi nel rispetto delle regole, mi pare evidente che alcune regole e alcuni organismi servano ad impedire la costruzione di certi tipi percorsi. Non sono un paladino delle violenze di piazza o della lotta armata, ci mancherebbe, quello che mi interessa è una valutazione seria e serena che non scambi qualche sasso per una p38. Non basta la parola magica violenza per giustificare la represione sempre e comunque e di qualunque tipo, mi sembra evidente.
    Detto questo parlo di arresti politici perchè non sono motivati dai reati commessi (violenza a pubblico ufficiale e resistenza aggravata) perchè sono un arma per scongiurare manifestazioni al g8(pratica da ventennio). Che posto ha la costituzione in questo quadro?

  4. Valerio Reply

    mattiello ma quando parli di “Quelli che non sanno mettersi in discussione, quelli che pensano di avere in tasca la verità ultima e la brandiscono come e peggio di un manganello” parli di te stesso sopratutto e di quelli della tua stessa pasta, ovvero gli stalinisti della nonviolenza, della legalità, di verità e giustizia ecc. ecc. siete

    ma sopratutto credo che tu sia un immenso leccaculo di questa sinistra di merda che ti concede finanziamenti illimitati con cui puoi amministrare un patrimonio immobiliare secondo solo a quello della chiesa cattolica e della mafia. Patrimonio immobiliare in cui i tuoi stalinisti di cui sora riescono ad abitare a prezzi bassissimi e sopratutto a svolgere la loro missione di divulgare il verbo di verità e giustizia ……….quella dei potenti.

     

  5. Puzo Reply

    un solo commento

    CHE LAIDO MATTIELLO!!!!!!!!

    p.s. vatti a leggere evangelisti su carmillaonline

  6. Christian Reply

    Non confondiamo la parte con il tutto: le persone arrestate  non sono rappresentative di tutto il movimento studentesco, ma di una piccola parte di esso, quella con posizioni più estreme e che ha deciso di adoperare la violenza come strumento di manifestazione del dissenso.

    Le dichiarazioni di Caselli dovrebbero essere citate nella loro interezza: “gli arresti sono stati compiuti per isolare la parte violenta e preservare la parte sana dei manifestanti, che hanno tutto il diritto di esprimere il loro dissenso.”

    In ogni caso, Caselli è un magistrato e come tale ha compiuto gli arresti per pericolo di reiterazione del reato, non per chissà quale interesse politico o per un reato di opinione, che non sta in nessuno stato di diritto.

    Non credo che i movimenti si siano fatti poco sentire in occasione del G8 a causa degli arresti che avrebbero decapitato l’organizzazione  (cosa ovviamente non vera): credo ci sia una profonda crisi dei movimenti che faticano a trovare un orizzonte comune, un metodo comune e degli obiettivi comuni. Su questo bisognerebbe TUTTI interrogarsi!

  7. Basilio Reply

    Sono allibito dalla violenza anche verbale che pervade i pensieri, le modalità e i sentimenti di alcune frange del movimento studentesco!

    Dare a Caselli del Fascista e a Davide del servo del potere denotano un’invettiva priva di qualsiasi fondamento, così come gli attachi rivolti a Libera (sfido chiunque di questi rivoluzionari ad andare a fare il gradasso su uno dei beni confiscati dove “non si corrono rischi”).

     

    Condivido appieno l’analisi e le riflessioni fatte da Unilibera e non posso sotolineare che se uno vuole fare il rivoluzionario seguendo una linea di condotta di quel genere deve anche essere pronto a pagarne le conseguenze. Non possono esserci deroghe al rispetto della legalità, ne da una parte ne dall’altra.

  8. Cinzia Reply

    Citazione da un quotidiano:  “Su tremila dissenzienti che hanno manifestato pacificamente – spiega il procuratore di Torino Giancarlo Caselli – i violenti non erano più di 300. E’ contro di loro che abbiamo indagato. Non è intenzione della Procura colpire singoli gruppi politici o controculturali, ma anzi difendere la libertà di manifestare democraticamente qualsiasi opinione. Video e foto dimostrano però che, poco prima di arrivare al Castello del Valentino, in 300 si coprono il volto con sciarpe, caschi e cappucci, sollevano scudi di plexiglass e da un cassonetto, estraggono mazze, piccozze, fumogeni e caschi”.

    Direi che

    1)  non siamo più negli anni di piombo , ma forse chi usa oggi mazze e picozze, non li conosce nemmeno a fondo quegli anni., altrimenti avrebbe già colto il fallimento di quella modalità di andare “contro”

    2) io non faccio parte dell’Onda, ma se ne facessi parte, sarei la prima ad essere arrabbiata.. la violenza non fa altro che screditare e danneggiare i movimenti dissenzienti, perchè non sono più credibili in un tavolo di discussione, e in questo momento storico in cui l’interlocure istituzionale spesso non lo è, è necessario che credibile sia il movimento di controcultura

  9. giulio Reply

    A quanto pare quello che vi preoccupa di più sono le modalità di espressione del dissenso, non le sue ragioni, non i suoi obiettivi, non le pratiche per metterlo a tacere, non quello che significhino. In nome della democrazia accettate la sua sistematica violazione da parte degli organi preposti alla sua difesa. Si è parlato di legalità allora perchè non sia un arma da usare contro chi non ha la forza e l’influenza per difendersi dovrebbe valere a tutti i livelli, cioè non dovrebbe essere possibile l’utilizzo di ogni mezzo per colpire chi si vuole colpire. Quello che fa Caselli è dividere prima tra buoni e cattivi tra i 300 e i complessivi 3000 che nulla avrebbero a che fare coi 300 poi dire ecco vedete dato che la situazione sta così questi sono pericolosi e potrebbero reiterare il reato. Dentro questo ragionamento manca 1 l’onere della prova: come fa a dire che i 300 rappresentavano un vulnus una metastasi che nulla aveva a che fare con gli altri? il procedimento delle prove anziche procedere con un ragionamento corretto del tipo prova-tesi procede all’ inverso tesi(300 facinorosi lì per lo scontri che nulla hanno a che fare con la giusta protesta)- prova (scarse per la verità consistenti, basti pensare che alcuni degli arrestati sono dentro per aver spostato un cassonetto già a terra e per concorso morale con chi gli scontri li stava facendo) quindi giudizio che ovviamente contiene già al suo interno la colpevolezza. Altro particolare che avvaolora questa lettura è il fatto che per giustificare le misure di detenzione cautelare sono state fatte valere come aggravanti informative di polizia, cioè dato che i ragazzi erano incensurati sono state fatte giocare informative da precenti.
    Il quadro mi sembra del tipo: non abbiamo le prove per sostenere quello che diciamo, quindi lo diamo per scontato e costruiamo le prove a partire da lì, così il quadro si comporrà da sé e potremmo dire adirittura di difendere il diritto a manifestare perchè agiamo in nome di quella stessa partizione che abbiamo assunto indimostrata. Dentro questo ragionamento la tutela del dissenso diviene il mezzo per colpire il dissenso.
    Valutazioni del tipo non faccio parte dell’onda ma sarei la prima a distanziarmi dai violenti partono dallo stesso assunto, ma ognitanto bisognerebbe prendersi la briga di dimostrare questa dicotomia buoni-cattivi dispositivo onoff che consente ogni critica se acceso, critica volta sempre e comunque a giustificare ogni repressione, in ultima analisi unica arma dagli effetti reali perchè li innesca contro i movimenti. Se l’assunto piccola minoranza rumorosa e violenta funzionasse perchè nessuno dei partecipanti si è dissociato e se ne è andato? perchè anzi sono rimasti lì a subire l’incessante lancio di gas c.s. da èarte dei carabinieri? sarebe bastato andarsene anche senza lasciare dichiarazioni di dissociazione… inoltre perchè se erano 300 i facinorosi la polizia (più di un migliaio di agenti) non è riuscita ad”arginarli”? a quali organizzazioni farebbero parte? dell’autonomia!?!?!?!?!??!?!?!?
    Interrogativi che mi vengono in mente in questo momento ma se ne potrebbe porre altri, la buona sostanza stà a mio avviso nel fatto che appunto non siamo negli anni 70 e questo è un movimento che al contrario delle rappresentanza studentesche incredibilmente citate da Mattiello nelle file dell’onda buona (semmai sono stati contro il movimento e le sue rivendicazioni di autonomia) condivide i propri passaggi; l’obiettivo era bloccare il g8, la polizia si è schierata a sua difesa gli scontri sono stati la logica conseguenza.
    A prescindere da queste valutazioni Mattiello dovrebbe esprimersi (ed è per questo che ho scritto i post precedenti, non certo per attaccare o screditare l’operato di libera) sull’operato di Caselli dato che ha preso pubblicamente parola a sua difesa prescindendo da ogni dato reale. A mio parere è in gioco non tanto la qualità quanto la qualifica di democrazia in Italia, se passa questo tipo di attività repressiva che tipo di democrazia ci si prospetta dato che si copisce preventivamente e sulla base di indimostrati?
    Non si discute quindi di illegittimità della scelta della violenza o altro, chi ha fatto quella scelta sa a cosa va in contro e non si stupisce della risposta, si scandalizza invece della supina accettazione con la quale forze e intelligenze che ancora si proclamano di sinistra accettino ogni attacco alla possibilità di dissenso addirittura nel nome di costituzione di resistenza e democrazia. A quale libertà vi state abituando?!?!?

  10. Christian Reply

    Credo che la forma SIA sostanza, quindi non esiste che in nome di opinioni giuste una persona sia libera di agire violenza per manifestarle

    Che il potere giudiziario punisca le pratiche violente è fondamento di uno stato di diritto.

    La principale motivazione dell’arresto è la possibile re-iterazione del reato, provata da intercettazioni in mano dei magistrati.

    Insomma, credo che in punta di diritto questo non faccia una piega e la politica c’entri poco, se non strumentalmente.

    Dopodiché mi pare che frange violente di un movimento NON rappresentino il movimento tutto e neanche la maggioranza, che invece trova modalità pacifiche di espressione del dissenso. La divisione 300-3000 è stata proprio fisica, perché il grosso del corteo ha continuato la manifestazione pacificamente, con ciò manifestando una dissociazione.

    In ragione di ciò, credo che la crisi dei movimenti sia più profonda e la mancata forza delle manifestazioni contro-g8 abbia ragioni più profonde che non l’arresto di 21 persone. Di questo bisognerebbe parlare e non continuare a usare strumentalmente un episodio che, mi spiace dirlo, non offre molti appigli per controbattere dal punto di vista giudiziario.

  11. Davide Mattiello bacia le mani al procuratore Caselli Reply

    E’ interessante come Davide Mattiello, formulando l’apologia al suo amico procuratore generale Caselli (https://liberapiemonte.it/2009/07/10/non-basta-dire-banzai/), accusi un movimento di studenti, ricercatori, lavoratori della conoscenza di essere “plastico” negli schemi e arrogante.

    Ma insomma di chi stiamo parlando? Di Davide Mattiello o di qualcos’altro di cui tra l’altro il presidente di Libera Piemonte parla solo per sentito dire, visto che non si è visto nelle piazze e assemblee nelle mobilitazioni universitarie di quest’anno?

    Mattiello non ha dubbi che gli italiani vivano in condizioni di difficoltà, in condizioni che necessitano un cambiamento, addirittura un conflitto. Neanche io. Ma di conflitto egli parla solo virgolettando, perchè purtroppo c’è una certa falsa-sinistra che la “trasformazione” tenta di farla a braccetto con le istituzioni e con lo stato che, da decenni, più che rappresentare gli italiani rappresentano gli interessi di mafiosi, banchieri e di confindustria.

    Mattiello non esita a riempirsi la bocca di Resistenza e “guerra di Liberazione”, ma solo in senso rievocativo, come canzoni di natale, come chiese da lustrare e adorare ma superficialmente, solo quando fa comodo. Perchè di questa Storia vuole ricordare l’ordinamento della repubblica e non la lotta di tanti italiani che si ribellarono alla dittatura infrangendo la legalità del regime fascista.

    Diversamente si renderebbe conto che le distinzioni fra movimenti violenti e non violenti, fra legalità e illegalità sono etichette funzionali a chi ci governa e per mantenere lo status quo, da sempre usate per delegittimare e criminalizzare movimenti autodeterminatisi e liberi, agli occhi dei tanti indifferenti.

    Quindi invito Davide Mattiello, presidente di Libera Piemonte, a non applicare plasticamente la sua parziale visione associazionistica all’intero mondo vivente, soprattutto a quello che lotta.

    Fuori dai salotti, dai palazzi e dalle auto blu, c’è una generazione stufa di mediazioni e falso conflitto, che non ne può più di sorrisi e inchini ai soliti politici, di sottostare alla sete di profitto e ai poteri forti. Una generazione che si mobilita perchè prende coscienza dei propri problemi, lotta in difesa del Diritto allo Studio e per un’altra università, non accetta di lavorare e vivere in condizioni di precariato. Noi, studenti e studentesse dell’onda, che abbiamo parlato e discusso in assemblee, abbiamo creato momenti di formazione e condivisione e quando è stato il momento di fare sentire la nostra voce abbiamo urlato.

    E per questo, perché siamo liberi nelle nostri menti da ogni schema, da ogni legge, forti solo del nostro desiderio di libertà e giustizia sociale, noi c’eravamo anche il 19 maggio a Torino per manifestare contro il G8 dei rettori e contro l’autoritarismo che contrappone al dissenso di una piazza migliaia di poliziotti in assetto militare. 

    Non si illudano i signori che la calunnia e la repressione ci fermeranno.

    Noi non abbiamo nessuna casta da difendere, solo il nostro futuro. 

    L’onda non si arresta!

    Marco, Damiano, Francesco, Mauro, Alessandro, Luca, Mattia, Cecilia, Anton, Gianlu, Devyl e Lorenzo LIBERI SUBITO!

    Enrico Casciaro
    Politecnico di Torino
    Onda anomala torinese

  12. Luca - studente Reply

     

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    Innanzitutto nessun gruppo/collettivo di studenti si è impegnato quanto i ragazzi di Palazzo Nuovo negli ultimi anni in quanto volantini, striscioni, manifesti, “megafonaggi”, preparazione di seminari di auto-formazione, ecc; quindi mi sembra quanto meno strumentale dire che in loro ci sia SOLO “fare banzai”. E poi cosa credevate, che di fronte ad un’operazione di tale portata su scala nazionale, non avreste incontrato critiche all’operato di San Caselli?!

    Inoltre trovo vomitevole il paragone effettuato da Mattiello tra “manifestanti-picconati” e mafiosi, poliziotti violenti, razzisti; tra l’altro in un momento quanto meno inopportuno per attaccare posizioni diverse: i ragazzi sono in carcere (chissà se avete almeno la più pallida idea di cosa sia il carcere, soprattutto di questi tempi) e solo una persona senza alcun tipo di sensibilità (o spinta da chissà quale odio) può sferrare un simile attacco a mezzo stampa!

    Non credo che i ragazzi accusati e i loro compagni si stiano lamentando o si stiano piangendo addosso, in quanto hanno rivendicato appieno le pratiche di piazza. Credo che la loro denuncia contro Caselli ed il resto della magistratura torinese sia finalizzata a smascherare cosa davvero sono, almeno per loro (ed in fondo comincio a credere anche per me…), le istituzioni dello stato che voi tanto difendete! Infatti vorrei ricordare che tra chi è in carcere c’è chi è accusato di aver spostato un cassonetto già per terra! Su questo i giustizialisti di Libera non hanno niente da dire?! E sul fatto che gli arresti siano scattati ad orologeria due giorni prima del G8?! E che la polizia è entrata nelle case di ragazzi di poco pù di 20 anni sfondando portoni, pistole alla mano (tralasciando gli aspetti un po’ più tecnici affrontati da un commento precedente)?! No, non credo abbiate nulla da dire…

    Per non parlare di Caselli… Guai a criticare Caselli! Ma, oltre ai curricula ufficiali di cui tanto si fregia e che l’hanno fatto divenire procuratore capo di Torino (che non è che sia, in quanto a carriera, una posizione poi così sgradevole… tanto per riprendere il fatto delle rinunce! Le rinunce sono ben altre, di chi magari non riesce ad arrivare a fine mese… ), conoscete i retroscena? Sapete cosa è successo in Via Fracchia a Genova? Conoscete i metodi ILLEGALI da polizia sudamericana con il quale è stato contrastato il terrorismo a Torino? Lungi da me difendere il terrorismo, chiariamoci subito! Io però, per  esempio, so direttamente di una ragazza, che all’epoca aveva 20 anni, rinchiusa per 4 giorni nelle celle della Caserma Cernaia senza poter contattare nessuno, nemmeno il suo avvocato. Bene, quella ragazza, durante la sua prigionia (non era un arresto legale) da chi veniva interrogata? Veniva interrogata nientepopodimeno che da… Caselli! E chissà quanti di questi episodi sono accaduti in quegli anni ad opera della magistratura.

    Signor Mattiello, la Repubblica che ama è la stessa che conosco io? Quella delle stragi di stato ancora impunite? Quella che manda i suoi baldi giovanotti armati in ogni parte del mondo a difendere interessi economici e strategici? Quella che rinchiude migliaia di persone nei CIE (ex CPT, tra l’altro introdotti da un governo di centro-sinistra) con la sola colpa di scappare dalla fame e dalla miseria? Quella degli articoli del codice penale fascista Rocco ancora in vigore? Quella delle leggi che istituiscono per legge precarietà e sfruttamento per i giovani e non (anche queste introdotte dal centro-sinistra)?

    Poi mi sembra assurdo l’affondo lanciato: “i rassegnati alle proprie idee. Quelli che non sanno mettersi in discussione, quelli che pensano di avere in tasca la verità ultima e la brandiscono come e peggio di un manganello. Accecati, arroganti: semplificano per confondere, confondono per condizionare”.
    Signor Mattiello, ma lei le conosce queste persone? Dai suoi (pre) giudizi direi proprio di no! E poi, da queste affermazioni, quello che pensa di avere la verità in tasca sembra proprio lei! “Arroganti”?! Ahahhaha! Lei conosce la storia dell’area di riferimento degli arrestati? Di come si siano comportate le istituzioni nei loro confronti (vedi ad esempio primo maggio 1999 ed irruzione, con annessa distruzione, della polizia nel Centro Sociale Askatasuna)? Forse allora comincerebbe a capire (non dico a condividere ma almeno a capire) un po’ le posizioni di ragazzi che negli anni ’70 non erano neanche nati.

    Per tornare poi alla giornata del 19 maggio ed ai vari commenti, io c’ero. Non credo che gruppi di manifestanti mi abbiano impedito di manifestare; non ho visto esodi di persone (a parte un piccolo gruppo torinese) scappare dissociandosi dagli scontri; ho visto migliaia di persone che, anche solamente con la loro presenza e resistenza ai lacrimogeni manifestavano la loro adesione alle pratiche messe in piazza; ho visto una signora di circa 85 anni far entrare nel portone di casa sua 4 ragazzi incappucciati, credo intossicati; ho visto un uomo di circa 65 anni esterno al corteo consigliarci di soffiare bene il naso per espellere le sostanze tossiche dei lacrimogeni; mi hanno raccontato di persone del quartiere che regalavano limoni ai manifestanti intossicati e bancarelle del mercato regalare frutta. Bè, che vogliate credermi o no, la mia realtà dei fatti non corrisponde alle cronache dei giornali (presa subito per buona da voi) ed a quella fatta da Caselli (paramilitari?! io armi da fuoco non ne ho mica viste!).

    A proposito dei vostri amici rappresentanti (che poi amici mica tanto, pure loro hanno criticato l’operato di Caselli…), non credo che rappresentino qualcuno (se mi ricordo bene ha votato alle elezioni studentesche circa il 15% degli aventi diritto); credo invece che la rappresentanza studentesca a livello universitario sia solo una vetrina vuota di qualsiasi effettiva possibilità di incidere sulle scelte dell’ateneo (come si è visto nella recente polemica sulle tasse universitarie), preambolo (almeno per qualcuno dei giovani politicanti già impegnati in partiti) ad una radiosa carriera politica o comunque un “teatrino” con il quale si può giocare a fare il Franceschini o Bertinotti di turno, con annessa campagna elettorale, pseudo exit-poll, interviste, insulti all’avversario e festa per la vittoria! E poi, permettetemi di dire che chi opera su un piano prettamente spettacolare sono proprio coloro che organizzano “occupazionisimboliche”, cortei colorati, “pagliacciate” (nel vero senso del termine!), trovate “pseudo-situazioniste”, ecc.

    In conclusione, credo che le istanze di questa nostra generazione vadano prese molto più sul serio, altro che schemi di plastica! Ci siamo mossi in decine di cortei pacifici per tutto l’autunno, risultati uguali a zero. Nessun politico ha preso in considerazione le nostre richieste (se non per raggranellare qualche voto). In molti, tra noi studenti, lavoriamo e non abbiamo mica la possibilità di avere un lavoro decente come magari 20-30 anni fa, viviamo sotto il continuo ricatto della precarietà e del contratto da rinnovare, andiamo a lavoro anche malati perchè sennò “il titolare, chi lo sente?”, c’è in atto una regressione impressionante dei diritti sui posti di lavoro.
    Non mi stupisco che questi ragazzi credano (e lo credo anche io) sia inutile votare, cambiare governi e continuare a riprodurre tutto ciò che è causa di questa situazione; è arrivato il momento in cui è forte la volontà di prendere in mano le proprie vite ed il proprio futuro e non delegarlo a nessuno, tanto meno a politici più o meno di sinistra o di destra…

    Non sappiamo proprio più cosa farcene del vostro perbenismo, del vostro giustizialismo, del vostro legalitarismo e del vostro “senso delle istituzioni!

    P.S. per evitare eventuali strumentalizzazioni, ulteriori scazzi, ecc. ci tengo a precisare che non faccio parte di nessun gruppo/collettivo e di nessun centro sociale

  13. p Reply

    Dietro quello scudo c’eravamo tutti!La scelta di piazza praticata dall’Onda è stata condivisa da tutti gli studenti dell’Onda prima del corteo e dopo, ovvero durante l’assemblea nazionale tenutasi fuori da palazzina Aldo Moro il 19 maggio dopo il corteo.
    In seguito è stato tutto ulteriormente rivendicato da tutte le realtà nazionali la scorsa settimana durante la conferenza stampa al Politecnico in cui rappresentanti di molte delle realtà dell’Onda sono venuti a Torino e nuovamente hanno ribadito la loro vicinanza a quelle pratiche (voglio scendere in piazza ma non mi faccio manganellare l’ennesima volta, mi metto un casco in testa!), almeno questa è la posizione della maggioranza del movimento, chi dice che erano 300violenti fa il gioco di Caselli, dietro quello scudo c’eravamo tutti, e allora arrestateci tutti!

  14. giovanni Reply

    gli arrestati sono stati scarcerati… la notizia non viene data…LA VIOLENZA DELLA CENSURA PROVOCA REAZIONI NEL MOVIMENTO.

  15. giovanni Reply

    censurato un lavoratore del burkina faso gambizzato dalla camorra perchè si rifiutava di lasciare il pizzo ai caporali,
    censurate le occupazioni delle centrali termiche di greenpeace durante il g8 dell’aquila,
    censurate le proteste dei lavoratori ad atessa (ch)..
    LA CENSURA E’ VIOLENZA DEL POTERE. C’E’ CHI PUO’ SCRIVERE SU REPUBBLICA MENTRE ALTRI SONO MESSI SEMPRE SOLO A TACERE E PER LORO L’UNICA MANIERA PER DIVENTARE VISIBILI E’ QUELLA DI BRUCIARE UN CASSONETTO. E’ UNA REAZIONE (INUTILE) ALLA VIOLENZA DEL POTERE…

  16. fnak Reply

    Care studentesse e studenti di Unilibera Piemonte,

    i movimenti sociali sono una cosa pericolosa. Le loro potenzialità devono misurarsi con l’imperativo storico sempre uguale a sé stesso, da parte delle istituzioni ad essi contemporanee, di controllarli, incatenarli, disarticolarli, recuperarli. E’ pericoloso vivere i movimenti, sostenerne l’organizzazione, ampliarne le capacità critiche. Nell’autunno abbiamo espresso insieme il dissenso a una legge dello stato e occupato illegalmente l’Università. Anche se vi abbiamo incontrato più di giorno che di notte, quell’illegalità l’abbiamo scelta insieme, abbiamo contribuito insieme alla crescita di quella che i giornalisti hanno indicato ex post come l’onda buona, inconsapevoli che negli slogan contro la crisi covava inquietante un’onda piena d’avventura e di futuro, un’onda che sarebbe stata bollata come cattiva.
    Così sarete per sempre collusi con noi, i violenti, i paramilitari, gli anticostituzionali. Nulla varrà a liberarvi da questo marchio, nonostante il tono ansiogeno della vostra presa di posizione pubblica: siete colpevoli anche voi di avere creato l’onda e di tutto ciò che è seguito. Dovrebbero arrestare anche voi: avete collaborato con dei delinquenti, fianco a fianco, con la mano sulla spalla, abbiamo preso decisioni insieme; insieme abbiamo cantato il 30 ottobre e il 14 novembre: siete corresponsabili, complici consapevoli. Lo abbiamo sentito, qualcuno di voi ha anche parlato di rivoluzione, di un paese che non funziona, di una giustizia ingiusta; avete denunciato il progetto dello stato di farci perdere la cittadinanza stessa, attraverso la morte della cultura.
    Il paese della costituzione e della morte di ogni cultura è un paese strano, buio e oscuro. L’onda è assetata di futuro, e loro vogliono riportarci al passato. Gli studenti vengono incarcerati da poliziotti che sfondano le loro porte e quelle delle loro famiglie con le pistole spianate, e i poteri della città si sentono in dovere di solidarizzare con chi ha ordinato tutto questo, difendendolo per le accuse che gli ha rivolto la piazza. Oggi come un tempo il nome del vostro capo è in calce ai provvedimenti, e non per niente hanno chiamato tutto questo “rewind”: come già altre volte destra e sinistra, mafia e antimafia, governo e magistratura agiscono insieme contro chi non ha sponsor da far valere, se non le proprie idee. Pensate cosa avremmo pensato tutti quanti a ottobre, se ci avessero detto che una parte di noi sarebbe stata colpita da un “rewind”, e voi avreste dato la vostra benedizione! 
    Ma non siamo arrabbiati con voi, ragazzi. Come si fa ad arrabbiarsi con voi? Siete troppo buoni, le faccine troppo pulite. Voi siete un’altra cosa, anche se, con noi, irrimediabilmente collusi. Voi siete i cocchi di mamma sinistra e papà dialogo con le istituzioni, gli idoli della stampa, la dimostrazione che c’è un’onda buona e un’onda cattiva; come farebbero senza di voi? (Eppure siete coinvolti.) Voi siete quelli che hanno sempre rispettato le regole, che a scuola credevano alle maestre che facevano propaganda antidroga, quelli che non frequentavano cattive compagnie, quelli che hanno imparato a rispettare la polizia. Bravi. 
    Ora vi trovate in difficoltà: dal punto di vista umano ci volete bene, dal punto di vista politico ci volete dietro le sbarre. I trenta denari non ve li hanno dati, perché arriveranno a rate, sotto forma di carriera, amicizie utili, o anche solo una vita anonima dove si è sempre rispettato il bon ton della Torino che conta: rispettosi delle gerarchie, dopo che Mattiello ha sostenuto il povero capo attaccato dalle parole degli studenti, voi avete sostenuto Mattiello finito nell’aspra critica del web. Tutto quadra, o meglio non quadra davvero nulla: ma questo è il nostro ruolo di cattivi e anticostituzionali, non far quadrare un bel niente. Anche la retorica stantia con cui ri-sottolineate, a sostegno delle tesi del vostro capo, la nostra presunta “violenza” non è al riparo da qualsiasi dubbio: chi dispone della polizia e dei carabinieri con le loro pistole e i loro arsenali, chi sfonda le porte e mette in galera migliaia di persone sulla base della legge e della costituzione, non sa nulla della “nonviolenza”… Eppure con una forma di violenza voi siete collusi ben più profondamente, e ben oltre la vostra solidarietà al capo: nell’articolazione logica stessa dei vostri pensieri, dove meccanicamente si ripete, appunto, sempre l’identico. Atto illegale, dunque reato, quindi galera… Non fa una grinza. Non ha mai fatto una grinza, non fa una grinza ovunque nel mondo. Bravi, ragazzi.
    Allora sappiamo che morirete tutte e tutti da eroi dell’antimafia. Bene. Siamo già col fiato sospeso, speriamo che avvenga il più tardi possibile! Al servizio dell’unico Leviatano stato-mafia, che si servirà sempre della mafia dell’antimafia di stato, di logiche di cui non sapete nulla. (Ma ve le spiegheranno al momento giusto.) Bravi! Anche allora, i vostri assassini non vi odieranno: faccine troppo pulite, ragazzotti troppo buoni, i sempiterni amici della magistratura e della polizia, che ve lo diciamo a fare. 
    Ma una cosa la dovete capire, almeno una cosa la dovete imparare. Le compagne e i compagni in carcere vi salutano e vi dicono che va tutto bene. Noi vi diciamo che siamo fieri di loro, che siamo tutti colpevoli, tutti sovversivi, tutti nemici delle istituzioni della mafia, della magistratura, della censura, della morte della cultura, tutti pronti a pagare il nostro prezzo. 
    Sempre denunceremo l’ingiustizia della repressione, un’ingiustizia che non ha nulla a che fare con le logiche interne all’ordinamento giuridico e politico, ma con l’ordinamento stesso. Denunceremo sempre l’ingiustizia del mondo attuale e dell’Italia attuale, da destra a sinistra e ancora oltre, in pace e in guerra, durante la mobilitazione e sotto l’attacco della repressione. 
    Ognuno sceglie la vita che ha scelto: noi preferiamo tener viva la cultura fuori dai faldoni degli atti giudiziari, preferiamo l’Università, le piazze, la grande città. Questo modo che hanno i tribunali di scegliere i colpevoli e di scrivere la storia, e soprattutto questa catena insulsa di baciamano torinesi, ve li lasciamo tutti. 
    Magari chi oggi è stipato nelle galere disponesse dei vostri arsenali.

    Marco, Damiano, Francesco, Mauro, Alessandro, Luca, Mattia, Cecilia, Anton, Gianlu, Devyl e Lorenzo liber* subito
    Liber* tutt*

    Collettivo Universitario Autonomo

  17. the.pillow Post authorReply

    La legge e la Costituzione così tanto disprezzate , sono quelle che vi permettono di scrivere e di manifestare il vostro pensiero.

    Come sta avvenendo  in questo spazio, a dispetto di tanti altri dove ciò non è possibile.

     

  18. g.g Reply

    Prima opzione: la non violenza. Amiamo questa Repubblica e ci riconosciamo nella guerra di Liberazione che l’ha resa possibile. Quando ci rifacciamo alla non violenza”

    Mi fermo a leggere qui perchè di cazzate ne ho già sentite abbastanza.

    Come fa una _GUERRA_DI_LIBERAZIONE_ ad essere _NON_VIOLENTA_ ?

    Questa Repubblica che amate tanto è il frutto del sacrificio di chi non ha avuto paura di combattere imbracciando un fucile contro il nemico nazifascista!

     

    Marco, Damiano, Francesco, Mauro, Alessandro, Luca, Mattia, Cecilia, Anton, Gianlu, Devyl e Lorenzo liber* subito
    Liber* tutt*

    G.G. – ANPI Nizza lingotto


  19. Antonio Reply

    Buongiorno ragazzi,

    sono Antonio, militante di Libera Piemonte.

    Ho letto i vostri commenti e i vostri articoli, le vostre posizioni mi interrogano e molte non le condivido.

    Ma su molti aspetti replicare qui è inutile, diventa un gioco dialettico e di tempo da perdere ne ho – e ne abbiamo – poco.

    Piuttosto vi invito a vedere cosa facciamo realmente, di persona, per comprendere che nessuno si arricchisce occupandosi di certa informazione, educazione e riutilizzo a fini sociali di beni confiscati ai mafiosi.

    Per me solo confrontarsi di persona davanti ai fatti, all’esito del proprio lavoro, ha senso.

     

    Antonio

  20. Anonimo Reply

     

    Segnali allarmanti sullo stato di salute delle garanzie democratiche e dei diritti di libertà in Italia si sono sommati in rapida successione in questi giorni. Ne hanno fatto le spese le giovani e i giovani colpiti dai provvedimenti di privazione della libertà personale in un contesto che dovrebbe essere tra i più protetti in uno stato di diritto: quello della manifestazione di dissenso, anche il più radicale. Nella settimana del secondo G8 presieduto da Silvio Berlusconi, dopo quello tristemente noto di otto anni fa a Genova, ordini di carcerazione sono stati eseguiti a carico di 21 partecipanti alla contestazione dell’Onda studentesca nei confronti del “G8 dei rettori” di Torino, risalente a due mesi prima. Il giorno seguente, durante le prime contestazioni all’incontro dei capi di Stato e di governo, in occasione del transito a Roma delle delegazioni internazionali verso la sede del summit a Coppito nell’Abruzzo terremotato, gli ordini di carcerazione hanno riguardato 8 dei 36 giovani fermati nel corso di un corteo partito dalla terza Università pubblica della capitale. Un corteo caricato dalle forze dell’ordine senza ragione alcuna, mentre i manifestanti stavano per sciogliersi e raggiungere la manifestazione convocata all’Università la Sapienza contro gli arresti del giorno prima. Nulla aveva compiuto il corteo nei confronti di cose e persone, e non risulta, né è stata contestata agli indagati, lesione alcuna all’incolumità di chicchessia. Mentre tra i fermati, chi è stato trattenuto in carcere, in stato d’arresto e perfino in regime di semi-isolamento, è noto essere impegnato in quotidiane e trasparenti attività politiche e sociali. Esattamente come è avvenuto con gli arresti di esponenti dell’Onda, e dei movimenti che l’appoggiano, effettuati il giorno prima in tutta Italia.
    Non è democrazia reale quella nella quale l’attività politica organizzata e l’espressione aperta delle proprie opinioni, anche rivolte al cambiamento profondo dell’ordine costituito, diventano motivo di repressione e restrizione della libertà personale. Né si possono considerare integre, piene ed effettivamente tutelate le garanzie di agibilità democratica in un Paese, quando in esso l’autorità esercita forme di repressione generalizzata delle contestazioni collettive di dissenso, tanto più in occasioni delicate come un vertice internazionale di governi. La manifestazione del dissenso è infatti parte della normale dialettica di una società democratica.
    Se la repressione delle posizioni “radicali” si fa sistematica e continua, se chi le esprime è altrettanto sistematicamente e continuamente sottoposto all’applicazione delle misure più estreme di restrizione della propria libertà, le coscienze di chi ha a cuore la democrazia devono allarmarsi. Devono allarmarsi per le sorti della democrazia e della libertà di tutti: si comincia dalle posizioni radicali e non si può prevedere dove ci si fermi.
    Se l’autorità si trasforma in attività di repressione politica, ogni coscienza democratica deve prendere voce, poiché la vigilanza civile non può essere a tempo determinato: se chiude gli occhi, si rassegna a perdere una quota di democrazia, un pezzo di libertà. E a pagarne i costi sono tutte e tutti, giacché la democrazia e la libertà sono indivisibili.
    Reagiamo con una convinta e intensa mobilitazione politica, sociale e culturale alle lesioni che democrazia e libertà hanno subito con gli episodi repressivi di questi giorni. Non lasciamo sole e soli questi giovani. Denunciamo, in ogni sede, la grave responsabilità assunta da chi questi episodi ha voluto, disposto e realizzato.
    La coscienza civile si risvegli, subito.
    Luisa Capelli, Giovanni Cerri, Giacomo Marramao, Gianni Vattimo, Dario Fo, Franca Rame, Giorgio Agamben

  21. Anonimo Reply

    ps: su chi si batte per la democrazia e non riconosce quando viene violata i dubbi sono piu che leciti…

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