La 'ndrangheta si è presa Torino?

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“Così la ‘ndrangheta si è presa torino”. Questo il titolo dell’articolo pubblicato da “La Stampa” pochi giorni fa. A parlare è Rocco Varacalli, pentito calabrese che con le sue rivelazioni ha dato il via a una serie di indagini della magistratura. L’ultima, denominata Piooner, ha scoperchiato una fitta rete di legami tra insospettabili professionisti, faccendieri e ‘ndranghetisti. Legame che ha permesso ai clan di ripulire il denaro del narcotraffico nell’acquisto di patrimonio immobiliare ma anche di partecipare ai lavori pubblici grazie alla via del subappalto.

Ma è solo l’inizio, spiega Varacalli, le sue rivelazioni sono di tale portata da poter scoperchiare una più vasta rete di connivenze che hanno permesso alla ‘ndrangheta di impadronirsi di Torino.

Un quadro allarmante, già annunciato dalla Commissione Antimafia di Francesco Forgione che oggi sembra trovare riscontro nelle indagini della magistratura.

Tutto vero, nessun dubbio sulla presenza delle ‘ndrine sul nostro territorio e nemmeno sull’insostituibile e fondamentale operato della magistratura torinese.

Ma esiste un’altra Torino. Una città che si contrappone a quanti scendono a compromessi piuttosto di aumentare il fatturato della propria azienda, guardano le norme con la lente deforme della convenienza a ogni costo e non del rispetto.

Quella Torino si trova nella società civile come nelle istituzioni. Un corpo che ha mille anime. La sua azione si concretizza nel lavoro sui beni confiscati, nell’educazione alla legalità nelle scuole, nelle campagne contro il consumo delle droghe. Coinvolge artisti, studenti, insegnanti, politici.


Se la ‘ndrangheta si è presa Torino, noi abbiamo un messaggio da recapitare a quelli che amano chiamarsi uomini d’onore: questa città non è in vendita!!!


L’intervento di Luigi Ciotti su la Stampa

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