Un freno alla notizia ad ogni costo

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Tutto nasce per tutelare i minori. I media hanno tra le mani un potere enorme e la chiave di lettura di un fatto di cronaca può incidere sulla natura stessa del fatto, generando conseguenze catastrofiche sui giovani oggetto dell’interesse mediatico. Se poi il minore è di nazionalità straniera, la lente utilizzata per leggere l’accaduto è spesso deforme. A questo, purtroppo, ci hanno abituato i media italiani.

L’iniziativa che si terrà questa mattina a Genova cerca di trovare una soluzione, riportando sui binari il diritto di cronaca con quello della tutela della privacy, partendo proprio dai trattati che sanciscono la deontologia professionale del giornalista in materia. Il tutto grazie all’accorto raggiunto da diversi attori: Dipartimento per la Giustizia Minorile, AICCRE, Istituto Don Calabria e IPRS come realtà attuatrici del progetto. Realtà che nell’ambito del progetto di comunicazione sociale OLTRE LA DISCRIMINAZIONE – OLD, co-finanziato dall’Unione Europea e dal Ministerodell’Interno, hanno redatto con l’Ordine Nazionale dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della stampa Italiana – FNSI le “Linee Guida per i Media su minori stranieri e Giustizia Minorile”, un documento che, in coerenza con i codici deontologici di settore (Carte di Treviso e di Roma) offre ai giornalisti strumenti per orientarsi e muoversi senza commettere errori sul delicato tema della giustizia minorile.

Per comprendere meglio obiettivi e finalità di un’iniziativa promossa in Liguria e unica in Italia, abbiamo posto alcune domande ad Antonio Pappalardo, dirigente del Centro per la Giustizia Minorile del Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria.

 

Una cattiva trattazione mediatica delle storie in cui sono coinvolti i giovani può generare danni enormi per il reinserimento sociale dei minori. Ci può fare degli esempi?
Capita sovente quando vengono trattati fatti di cronaca che vedono coinvolti i minori, soprattutto se stranieri. Gli sforzi fatti dagli operatori sociali e gli accorgimenti presi dal giornalista per garantire l’anonimato, non sono sufficienti e possono incidere negativamente sul processo di risocializzazione. Più il fatto è grave più l’attenzione è alta da parte dei mass media. Noi abbiamo bisogno di una forte tutela della privacy, garantendo l’anonimato.

Molti i casi in questi anni hanno riempito le prime pagine dei giornali e occupato i palinsesti delle reti televisive con storie legate ai giovani. Dove si ferma il diritto di cronaca e inizia la salvaguardia del minore e del suo futuro?

E’ un confine molto molto sottile, nel quale bisogna saper coniugare libertà e diritti: la libertà e il diritto dei giornalisti di fare informazione e il diritto dei cittadini ad essere informati; questi diritti e queste libertà devono trovare un limite per tutelare il minore, diritto normato da convenzioni internazionali dell’Onu, direttive Eurepee e ben sviluppato dal punto di vista normativo In Italia. Il reinserimento sociale del minore è fondamentale nel quadro normativo italiano tanto che il Codice di Procedura Penale favorisce questo aspetto a scapito di quello punitivo. Marciamo su questo crinale in continuazione, una contrapposizione tra diritto di informazione e tutela dei giovani. Proprio per questo si è pensato alla nascita dell’osservatorio.

I giornalisti sono tenuti a rispettare una carta deontologica. Cosa stabilisce in materia di minori?

Sono molti i trattati, come le normative, tra tutte la Carta di Treviso, che stabiliscono in modo chiaro e concreto la tutela del minore. Non sempre si riesce a garantire questo diritto e proprio da queste esperienze è nata l’esigenza di dotarci di ulteriori strumenti capaci di far fronte a queste esigenze

Quali sono gli obiettivi che vorreste centrare con la sottoscrizione di un protocollo con la categoria dei giornalisti per la trattazione mediatica dei casi in cui sono coinvolti i giovani?

Sono obiettivi molto concreti. Partendo dal codice deontologico, si vuole costituire di un vero e proprio osservatorio, che si riunirà proprio questo pomeriggio per la prima riunione. Inoltre, tutti gli attori sigleranno un protocollo d’intesa per stabilire una linea comune d’azione. L’osservatorio si propone di agire come strumento agile e concreto, capace di intervenire nei casi in cui sorgono problemi: dai dubbi interpretativi delle norme alle scorrettezze evidenziate dagli enti competenti. All’interno di questo osservatorio si cercherà di dibattere immediatamente del caso e trovare una soluzione, in linea con la celerità dell’informazione di oggi. Sensibilizzare e vigilare, ma anche trovare delle soluzioni. Una sorta di unità di crisi per intervenire in modo tempestivo.

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