Omaggio a Danilo Dolci

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“…C’è pure chi educa, senza nascondere l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma cercando d’essere franco all’altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato”.

Così scriveva Danilo Dolci, educatore, sociologo e attivista nonviolento vissuto tra il 1924 e il 1997, da molti definito il Gandhi italiano. Alla sua figura è dedicato lo spettacolo scritto e diretto da Pietra Selva Nicolicchia, che l’associazione Orme, in collaborazione con Viartisti Teatro, ha messo in scena sabato sera presso il Teatro Perempruner di Grugliasco.

Molti di noi lo hanno conosciuto attraverso l’immagine delle corde in movimento che avvolgono la popolazione di Trappeto, remota frazione della Sicilia occidentale, sulle rive del fiume Jato. Corde che rimandano all’impotenza e all’ineluttabilità del destino, alla volontà di rompere il giogo della povertà e della miseria, alla possibilità del cambiamento. Dolci ha contribuito ad educare alla libertà e alla ribellione nonviolenta una popolazione analfabeta e priva della coscienza dei propri diritti. Ha scelto la strada dell’educazione alla partecipazione e alla “capacitazione”, attraverso digiuni, scioperi della fame, scioperi alla rovescia: bisogna “fare presto (e bene) perché si muore”, diceva, perché il controllo mafioso soffocava, ieri come oggi, ogni possibilità di emancipazione. Quel che ci resta di Dolci è prima di tutto un metodo educativo, volto ad approfondire, chiarire e applicare il passaggio dal “trasmettere” al “comunicare”, che significa passare dall’unidirezionalità al coinvolgimento delle persone, alla maieutica reciproca.

Al termine dello spettacolo la regista Pietra Selva Nicolicchia ha moderato un confronto tra Abdi Risaq, rifugiato somalo, che ha raccontato la drammatica storia del suo arrivo in Italia attraverso l’Africa, Pino Capozzi, delegato Fiom licenziato dalla Fiat per attività sindacale, Federico Cecchetto dell’associazione Pensiero Libero, che ha raccontato l’impatto con la precarietà nel mondo del lavoro, e Diego Montemagno, che ha parlato dell’esperienza di coabitazione solidale di Acmos nelle case popolari di via Como, nella zona nord di Torino.

Tanti modi per trasmettere speranza e voglia di riscatto, a quattordici anni dalla scomparsa di Danilo Dolci.

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