Dell'Utri si salva, la giustizia forse no

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Il processo a carico dell’on. Marcello Dell’Utri è da rifare. Lo ha deciso la corte di Cassazione, annullando la sentenza d’appello, che vedeva imputato il senatore, per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. A Dell’Utri si riconducevano rapporti con Cosa Nostra, ben prima delle stragi del 1992-’93: in primo grado era stato condannato a nove anni, ridotti poi a sette in appello.

I giudici hanno accolto le argomentazioni del sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello, che aveva chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna a sette anni per Dell’Utri. “Nessun imputato deve avere più diritti degli altri ma nessun imputato deve avere meno diritti degli altri: e nel caso di Dell’Utri non è stato rispettato nemmeno il principio del ragionevole dubbio” ha detto Iacoviello nella requisitoria.

Dopo tre ore di camera di consiglio è arrivata la sentenza. Leggeremo, come tutti, il testo con le motivazioni non appena pubblicato.

Dell’Utri (guarda qui e qui) può tirare un sospiro di sollievo. Rifare il processo vorrà dire, molto probabilmente, vedere le accuse cadere in prescrizione, quando anche fossero accolte

Certo, chi ha sempre difeso il principio sacrosanto e costituzionale della presunzione di innocenza, sarà contento. Domani qualcuno griderà allo scandalo e al teorema di toghe rosse: ma è un film già visto.

Resta da capire come mai, due gradi di giudizio abbiano condannato il senatore per il reato più infamante per un uomo politico e l’ultimo grado lo abbia “salvato”; o come mai il pg Iacovello non sia nuovo a chiedere ribaltamenti di sentenze in sede di Cassazione, definendo il concorso esterno come un fantasma del diritto; o come mai collaboratori di giustizia tirino in ballo Dell’Utri, nei rapporti tra mafia siciliana e Forza Italia; o il significato del suo rapporto con Vittorio Mangano, le telefonate su di lui con Silvio Berlusconi, di cui divenne stalliere ad Arcore negli anni ’70; o il fatto che Paolo Borsellino parli di Mangano e Dell’Utri nell’ultima intervista, rilasciata a due giornalisti francesi e mai andata in onda sulla RAI.

Questi argomenti non fanno prove, nè colpevolezza. Questo è certo. Abbiamo pensato solo male, avendo fatto forse peccato e chissà però se non azzeccando.

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