Processo Caccia bis: il racconto della prima udienza

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Un nuovo processo, stesso capo di imputazione e medesimo imputato: Rocco Schirripa, pluripregiudicato affiliato alla ‘ndrangheta, è entrato nella stessa aula di tribunale che lo ha visto nelle vesti di imputato per essere considerato uno degli esecutori materiali dell’Omicidio di Bruno Caccia, prima che la corte emettesse sentenza di non doversi procedere per un irrimediabile errore nelle indagini, che hanno reso nullo il procedimento penale, iniziato lo scorso luglio.

Ed è proprio da questo errore nelle indagini che hanno reso nullo il primo processo che gli avvocati di Schirripa sono partiti per difendere il proprio assistito.

Un’istanza di ricusazione nei confronti dei due componenti togati della corte perché, secondo la difesa, il presidente e il giudice a latere, avendo emesso una sentenza, hanno perso l’immacolatezza decisoria e non potrebbero giudicare nuovamente Schirripa

Visione che ha visto la netta opposizione della pubblica accusa e degli avvocati di parte civile.
Marcello Tatangelo, PM titolare delle indagini, ha spiegato in aula perché questa corte ha il diritto e il dovere di procedere con il processo.

Un processo bis in cui l’accusa cercherà di provare la colpevolezza di Rocco Schirripa, con le prove raccolte in mesi di indagini. Punto centrale dell’inchiesta è rappresentato dai colloqui intercettati tra l’imputato e Placido Barresi, uomo di spicco della criminalità torinese a cavallo tra gli anni 70 e 80 e tra quest’ultimo e Domenico Belfiore, condannato per essere il mandante dell’omicidio Caccia.
Ma gli elementi di prova a carico dell’imputato sono mutati, rispetto al primo processo
In questo procedimento, infatti, entreranno le dichiarazioni rese ai pm da Domenico Agresta, giovane collaboratore di giustizia, appartenente ad una potente famiglia di ‘ndrangheta con base a Volpiano. Nella sua collaborazione ha raccontato di dialoghi avuti con esponenti di spicco della ‘ndrnagheta, i quali hanno confermato che a sparare al procuratore , la sera del 26 giugno del 1983, è stato proprio Rocco Schirripa. Ma non solo, perché Agresta fa un altro nome, ad oggi coperto da omissis. Nome che potrebbe essere svelato dato che la pubblica accusa chiederà di acquisire agli atti i verbali delle sue dichiarazioni.

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