Al fianco di Giuseppe Legato, giornalista competente e rigoroso

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Giuseppe Legato, giornalista de “La Stampa”, è un professionista preparato, competente, rigoroso.

Da anni, racconta le evoluzioni del sistema di potere e di relazioni della ‘ndrangheta nella nostra Regione, e non solo.

Oggi, in una lettera al direttore, Francesco D’Onofrio – vecchia conoscenza della magistratura, accusato di far parte della ‘ndrangheta e con un iter giudiziario complesso che non ha ancora avuto fine – attacca duramente, senza mai farne il nome, l’operato di Legato.

Rimostranze che scaturiscono da un articolo dell’8 Maggio sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che racconta  l’intenzione di D’Onofrio di assassinare Roberto Sparagna, magistrato torinese che ha rappresentato l’accusa nel processo Minotauro, il procedimento che vede lo scrivente accusato di far parte della criminalità calabrese.

Secondo D’Onofrio, indicato da un altro collaboratore di aver partecipato all’assassinio di Bruno Caccia, Legato non avrebbe dovuto riportare questa notizia, e si sente calunniato dalla pubblicazione di questo fatto. Non solo, D’Onofrio dipinge il lavoro di Legato come “scorretto” ed “eticamente discutibile”.

Noi di Libera, invece, ringraziamo Giuseppe Legato di averlo fatto e siamo convinti della sua correttezza ed etica professionale, dimostrata sul campo con articoli scritti in modo rigoroso ed approfondito. E se non fosse una cosa serissima, ci sarebbe da sorridere pensando che Francesco D’Onofrio si spinga a valutare la correttezza e l’etica di qualcun altro.

Sarà la magistratura a fare le opportune indagini per capire se le dichiarazioni del collaboratore siano vere o diffamatorie, ma è sacrosanto diritto di un giornalista riportarle, con dovizia di particolari, come fatto da Giuseppe Legato.

Crediamo nella Giustizia, come nel giornalismo d’inchiesta capace di scavare a fondo e portare alla luce fatti e circostanze che altrimenti rimarrebbero sconosciute.

Per tutte queste ragioni, vogliamo dimostrare la nostra vicinanza a “Beppe”, lo ringraziamo per il suo lavoro e siamo convinti che le parole di Francesco D’Onofrio non lo faranno indietreggiare di un passo.

 

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