Fabrizio Bertot da un comune sciolto per mafia all’Europa

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Bertot-Processo-Minotauro

 

“Non conta da dove si parte, ma dove si arriva”. Con queste parole Fabrizio Bertot, l’ex sindaco di Rivarolo Canavese, comune sciolto per mafia, ha commentato in un post su Facebook il suo inserimento nella lista di Forza Italia della circoscrizione Nord-Ovest al numero due, subito dopo il delfino di Berlusconi Giovanni Toti. Ma a volte occorre concentrarsi anche da dove si parte approfondendo il percorso politico dei diversi candidati.

 

LE OMBRE SU MINOTAURO 

Il nome di Bertot compare nell’Ordinanza di Custodia Cautelare dell’inchiesta Minotauro. Secondo la Procura, ha partecipato ad un pranzo al Bar Italia avvenuto nel maggio 2009, in piena campagna elettrorale, insieme al suo segretario comunale Antonino Battaglia e ad altre persone “sulle quali sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine alla loro affiliazione alla ‘ndrangheta e al loro ruolo apicale in seno alla compagine criminale”. La sentenza di I grado ha riconosciuto che “Bertot fu l’immediato, diretto, e consapevole beneficiario dell’accordo illecito tra Battaglia e Macrì”. Inoltre il Tribunale ha riconosciuto che Bertot “ha reso dichiarazioni non veritiere al processo Minotauro”. Per questi motivi, i giudici hanno trasmesso alla Procura di Torino gli atti con intento di approfondire la posizione dell’ex sindaco di Rivarolo Canavese.  In attesa di eventuali aggiornamenti su Bertot, rimane la certezza della condanna a due anni e 600 euro di multa per il segretario comunale di Rivarolo Antonino Battaglia e dell’imprenditore Giovanni Macrì. La Procura ha messo sotto la propria lente una fattura pagata da un’azienda di Bertot in favore “della ditta di MACRI’ Srl per una somma all’incirca corrispondente a quella chiesta da Catalano”. Proprio quei 20mila euro richiesti dal gotha della ‘ndrangheta in Piemonte, Giuseppe Catalano, per l’apporto all’elezione di Bertot. Nonostante l’appoggio esterno, Bertot prenderà 11 mila voti alle elezioni del 2009 che non gli consentiranno di essere eletto.

Guarda il video della deposizione al Processo Minotauro di Fabrizio Bertot  

DA RIVAROLO ALLA CRIMEA, PASSANDO DALLA CALABRIA

La delusione per la mancata elezione al Parlamento Europeo dura solo qualche anno. Nel maggio 2013 l’ex sindaco di Rivarolo riesce a conquistare un seggio a Bruxelles in seguito alla rinuncia di Gabriele Albertini e Mario Mauro. “Questa elezione mi ripaga di tante amarezze, ma alle polemiche risponderò con i fatti” dichiara l’ex Sindaco che si distingue subito per una “vivace” attività internazionale che lo porterà ad essere inviato in Crimea nel marzo 2014 come unico osservatore italiano. Elezioni che vengono considerate come “tranquille” da Bertot.

 

PIU’ BERTOT IN EUROPA

Così nella primavera 2014 si giunge ad una nuova tornata elettorale, ma sul destino di Bertot, pende il procedimento per incandidabilità promosso dal Ministero dell’Interno presso il Tribunale di Ivrea come previsto dal Testo Unico per gli Enti Locali. Secondo l’art. 143, commi 4-11 del TUEL, il Sindaco del Comune sciolto non può partecipare al turno successivo delle “elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, che si svolgono nella regione nel cui territorio si trova l’ente interessato dallo scioglimento”. In attesa della sentenza del Tribunale di Ivrea, Bertot continua a girare il Nord-Ovest come numero due della lista per le Europee di Forza Italia. La norma non prevede nell’elenco le elezioni europee. “Una assenza irragionevole del tutto irragionevole, che non può diventare un lascia passare – commenta il deputato Davide Mattiello, membro della Commisione Antimafia – la candidatura di Fabrizio Bertot alle Europee è inaccettabile, intervenga il Ministro della Giustizia Orlando”.

L’intervento di Mattiello ha evidenziato una grave lacuna normativa, che permette a Fabrizio Bertot di non “saltare un giro di giostra” nonostante le consultazioni europee siano proprio quelle per le quali la giustizia di primo grado ha evidenziato l’interessamento della ‘ndrangheta alle sue elezioni. Un paradosso normativo che speriamo venga colmato dal Ministro dell’Interno