Riportiamo la lettera inviata all’indirizzo di posta pensaallasalute@liberapiemonte.it, casella aperta per raccogliere segnalazioni sulle difficoltà dei piemontesi all’accesso alla cura nel periodo Covid-19. Abbiamo avuto l’autorizzazione alla pubblicazione dallo scrivente e abbiamo omesso dati sensibili per garantirne l’anonimato.
Le difficoltà non sono state poche, nel momento in cui ho contratto il virus e ho avuto i primi sintomi ho contattato il medico di base. Era quasi impossibile mettersi in linea con il medico, immagino perché surclassati dalle richieste; viene normale chiedersi come mai non sia stato fornito un supporto diretto a questi medici con personale addizionale. Inoltre, la chiamata è l’unica via possibile perché in caso di sintomi Covid-19 non ci si poteva recare dal medico di persona.
Dopo i ritardi iniziali per avere un primo contatto telefonico, riesco a parlare con il medico che, alla fine, opta per la segnalazione all’asl visto i miei sintomi. Attendo di essere contattata per tre giorni. Al che alla fine ci arriva la “soffiata” che all’ospedale di R. si può fare il tampone senza appuntamento. Dopo 5 giorni dall’inizio dei sintomi riesco finalmente a fare il tampone. Sicuramente le tempistiche per avere un tampone e gli esiti sono stata la seconda difficoltà. Ormai i miei sintomi si erano affievoliti, ma nel frattempo altri due membri della mia famiglia si sono ammalati. Li facciamo registrare dalla dottoressa e mandiamo anche loro a fare il tampone a R. senza attendere la chiamata, ormai è chiaro che non sarebbe mai arrivata o se si in assoluto ritardo con le tempistiche del virus. Riceviamo l’esito dei tamponi dopo 10 giorni, nel frattempo io sono guarita mentre i miei familiari si aggravano. E qua arriviamo al terzo problema; il medico di base comincia a fornire cure completamente casuali che vanno da antibiotici, paracetamolo, antiinfiammatori e mucolitici insomma di tutto e di più, nonostante la precisazione nostra che entrambi avevano febbre da più di 3 giorni sopra i 39, tosse, difficoltà a respirare, e necessitavano di ricevere una visita ai polmoni.
Arriva il venerdì sera il medico di base inizia il suo weekend di riposo ed è così che noi siamo stati lasciati completamente all’abbandono. Non nascondo che abbiamo dovuto chiedere consulenza ad amici e parenti medici sul da farsi, con il consiglio di portare d’urgenza il mio familiare (35 anni) in pronto soccorso. E direi che abbiamo fatto bene visto che è arrivato al pronto soccorso borderline per il ricovero. Ecco, è un grosso problema, quando a causa dell’inefficienza del sistema sanitario sei costretto a rivolgerti a familiari e amici che si devono prendere la responsabilità di darti consigli medici al telefono. Questo non sarebbe successo se il medico di base li avesse visitati per tempo, invece di costringerci a ripetute chiamate a vuoto (abbiamo portato anche il secondo membro della mia famiglia al pronto soccorso la domenica, con il solo scopo di ricevere una visita e una cura appropriata da polmonite da Covid). Alla fine entrambi hanno ricevuto la cura al pronto soccorso e specifiche visite pneumologiche durante la settimana successiva, ciò non toglie che siamo stati lasciati da soli all’isteria complessiva con due persone in casa con polmonite da covid, uno dei quali non riusciva a respirare se cominciava a parlare, quindi non proprio un mal di testa.
Per fortuna tutto si è risolto al meglio, ma anche il follow-up di noi malati di covid da parte di medico di base e asl è stato esiguo per non dire quasi assente. Ci hanno chiamato per dirci che dopo 21 giorni senza sintomi saremmo stati dichiarati guariti anche senza tampone di controllo (che tra l’altro è poi risultato ancora positivo per tutti, ma ci sono dei protocolli e quindi dopo 21 giorni liberi tutti in ogni caso).
La nota positiva è che il pronto soccorso ha chiamato per avere conferma dello stato di salute del mio familiare. Conclusione: forse il pronto soccorso è l’unica cosa che ha funzionato come si deve.
Riguardo ad altre visite non legate al covid, le mie visite per la fisioterapia e ginnastica alla schiena sono state interrotte causa Covid-19, per fortuna non era nulla di grave, ma non sarebbe comunque dovuto accadere, non so come avrei reagito se mi si negava l’accesso alla cura per patologie ben più gravi.