“Pensa alla salute!” è un’esortazione a non preoccuparsi, a non prendersela.
Noi, invece, utilizziamo questa frase di uso comune per una campagna sul presente e il futuro della sanità in Piemonte.
Perché, nella nostra Regione, molto sta accadendo – e molto cambierà ancora – sul versante della sanità. Noi vogliamo pre-occuparcene, perché – come recita l’articolo 32 della Costituzione – “… è fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
Libera Piemonte, in collaborazione con il progetto nazionale “Illuminiamo la salute”, ha deciso di lanciare una campagna rivolta alle Istituzioni regionali per ottenere la totale trasparenza e fruibilità dei dati relativi all’emergenza Covid e di quelli inerenti alla costruzione dei nuovi Parchi e Città della Salute.
Appalti, partenariato tra pubblico e privato, raccolta di fondi e donazioni – stanziati o che verranno spesi – che hanno permesso di fronteggiare l’emergenza Covid19 e che rivoluzioneranno l’accesso alla salute dei piemontesi.
Proprio per la mole degli stanziamenti e per il cambiamento sanitario in atto, vogliamo vederci chiaro, permettendo a tutti i cittadini piemontesi di comprendere dati, numeri ed evoluzione del comparto sanitario regionale.
Per accedere a queste informazioni e renderle fruibili a tutti, ci rivolgiamo direttamente alle Istituzioni piemontesi chiedendo loro un’azione di totale trasparenza. I nostri interlocutori diretti sono la Regione Piemonte e le stazioni appaltanti, gestori di questi processi e titolari di queste informazioni.
La campagna si suddivide in tre fasi, collegate tra loro:
- Illuminare: ottenere una trasparenza integrale richiedendo dati completi, aggiornati, aperti, comprensibili e fruibili
- Monitorare: vigilare sui dati ottenuti che saranno messi a disposizione di tutti
- Partecipare: proporre, partendo dai dati ottenuti e monitorati, strumenti che possano rafforzare il contrasto a pratiche corruttive e alle infiltrazioni delle organizzazioni criminali
I campi di intervento, su cui intendiamo concentrarci, sono due:
-Gli stanziamenti (pubblici-privati) messi in campo per fronteggiare l’emergenza Covid in Piemonte
-Parchi e Città della Salute in Piemonte: complesse strutture sanitarie, che si realizzeranno sul territorio nei prossimi anni, che modificheranno sostanzialmente l’accesso alla sanità in Regione.
Perché “Pensa alla salute!”
Trasparenza e pubblicazione dei dati sugli appalti devono essere garantiti “dall’ente pubblico” per legge. Ma ciò che è di dominio pubblico non sempre è compreso da tutti. Per questo, con “Pensa alla salute!” chiediamo alle Istituzioni di mettere in atto:
- ulteriori strumenti per un approfondito monitoraggio della spesa pubblica, da parte della comunità e dei cittadini,
- ulteriori strumenti di contrasto ad interessi e azioni corruttive e mafiose.
La prima fase della campagna consiste nel richiedere alla Regione Piemonte e alle stazioni appaltanti tutti i dati, relativi agli appalti Covid e alle Città e Parchi della Salute in modo che siano completi, aggiornati, aperti e fruibili, con lo scopo di ILLUMINARE.
Capitolo 1: Covid-19: come sono stati spesi gli stanziamenti, e per cosa?
Dati alla mano
Per fronteggiare l’emergenza sanitaria, a partire dallo scoppio della pandemia fino a oggi, sono stati stanziati circa 16,4 miliardi di euro (dati del 17 novembre 2020). Questa somma rappresenta il totale delle risorse economiche allocate dallo Stato per supportare l’acquisto di servizi e forniture da parte delle amministrazioni pubbliche su tutto il territorio nazionale.
Di questi, oltre 670 milioni di euro (dati del 17 novembre 2020) sono stati indirizzati alla Regione Piemonte tramite 835 bandi di gara.
Tuttavia, di questi 670, solo 115 milioni di euro risultano aggiudicati. Consultando il portale Openpolis, che restituisce i dati ANAC, siamo in grado di ricostruire da chi, per cosa e come stati usati questi fondi solo per una cifra minoritaria.
Ma degli altri 555 milioni di euro, già stanziati, non abbiamo traccia.
Una seconda questione merita attenzione: l’assistenza territoriale e domiciliare. Con lo scopo di curare i pazienti nelle proprie abitazioni ed evitare l’affollamento dei reparti ospedalieri, è un servizio fondamentale, particolarmente in questo periodo.
L’emergenza Covid-19 ha fatto emergere con chiarezza la difficoltà di funzionamento del servizio dedicato a questo scopo, nonostante il grandissimo impegno del personale medico, (un esempio: le difficoltà a predisporre un numero di USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) adeguate al numero di abitanti e fornite di tutto il personale e attrezzature necessarie). Difficoltà che hanno fotografato, in un momento di emergenza, le carenze, l’inadeguatezza del nostro sistema sanitario e il bisogno di una medicina del territorio.
Perché è importante sapere
Come già detto, la somma stanziata dallo Stato ha lo scopo di supportare i sistemi sanitari regionali nell’offerta di tutti i servizi necessari alla salute dei cittadini. Denaro pubblico, di tutti noi, per tutti noi, al fine di assicurare le cure in questo periodo difficile.
Avere traccia di dove siano finiti questi fondi e di come vengano utilizzati non solo rappresenta un diritto di noi cittadini – il cosiddetto “diritto di sapere” e di accesso alle informazioni della PA sancito in Italia dalla legge d.lgs.33 del 2013 – ma anche un dovere delle Istituzioni nei nostri confronti, come definito dalla Trasparenza amministrativa.
Avere accesso alle informazioni che riguardano questi flussi di denaro è fondamentale per verificarne l’impiego e arginare interessi e fenomeni corruttivi e criminali, diffusi negli appalti soprattutto in periodi di emergenza.
Cosa chiediamo
Per tutti questi motivi, con lo scopo di “illuminare”,
Chiediamo che siano immediatamente forniti i dati delle raccolte fondi da privati per l’emergenza COVID-19. Il Piemonte è infatti una delle poche regioni inadempienti, nonostante l’obbligo di Trasparenza sancito dalla Legge 190/12.
Chiediamo che tutti gli stanziamenti pubblici, relativi alla gestione COVID-19, siano pubblicati in formato aperto e fruibile dalle stazioni appaltanti, in modo da permettere ai cittadini di informarsi con facilità rispetto alle modalità di utilizzo delle risorse collettive.
Chiediamo che le stazioni appaltanti non solo mettano a disposizione i dati secondo quanto è richiesto dalla legge, ma che lo facciano in tempo reale, ovvero a cadenza mensile o al massimo trimestrale. Anche in assenza di un obbligo formale sulle tempistiche, non è accettabile che tali dati vengano pubblicati con il ritardo di un anno, ostacolando così il diritto di sapere dei cittadini.
Chiediamo inoltre:
- Che sia costituito un Osservatorio sulla domiciliarità, che risponda alle esigenze e ai bisogni dei cittadini e del personale medico tutto.
- Che vengano offerti dati certi e completi sull’assistenza territoriale, al fine di assicurare totale Trasparenza su un servizio così essenziale per la popolazione e, in particolare, per le fasce più deboli.
In particolare chiediamo:
- Documenti adottati (delibere di giunta, delibere di consiglio regionale, provvedimenti, piani regionali, delibere aziendali, ordinanze, circolari);
- Risorse spese per assunzioni personale medico (con la tipologia di contratti: tempo indeterminato o determinato e quindi effettiva operatività attuale)
- Assistenza erogata: piani individualizzati attivati, assistenza domiciliare integrata attivata, USCA, telemedicina, teleconsulti.
Capitolo 2: Trasparenza integrale per i Parchi e le Città della Salute
Dati alla mano
In Piemonte è in atto un cambiamento importante sul fronte dell’accesso alla salute da parte delle cittadine e dei cittadini. Sono le cifre pensate per compierlo, questo cambiamento, a rappresentare con chiarezza la sua portata: oltre 900 milioni di euro.
Questo stanziamento economico servirà a realizzare i cosiddetti “Parchi/Città della Salute”, ovvero complesse strutture sanitarie/urbanistiche che sostituiranno alcuni degli ospedali del territorio, ingloberanno progetti di didattica e ricerca.
In base al Programma di interventi di edilizia sanitaria, approvato dal Consiglio Regionale del Piemonte l’8 maggio 2018, sono due i progetti pianificati:
-Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino
-La Città della Salute e della Ricerca di Novara
Il progetto torinese prevede una spesa di 569,500 milioni di euro, mentre quello novarese si attesta attorno ai 374, 633 milioni di euro. Il costo prevede bonifiche, opere, arredi e tecnologie.
Investimenti nei quali il privato avrà un ruolo determinante [per Novara 240,12 milioni di euro, il 75% dell’opera, per Torino 306 milioni di euro, il 53,7% dell’opera] nonostante si stia parlando del futuro della sanità pubblica regionale. Entrambe le opere verranno realizzate tramite partenariati pubblici- privati, di durata anche trentennale, e una con la procedura di dialogo competitivo
Perché è importante sapere
La modifica all’accesso alla salute da parte dei cittadini, lo stanziamento milionario stabilito, il ruolo fondamentale che il privato avrà e il condizionamento del volto urbanistico dei territori interessati degli interventi, sono gli elementi che ci hanno spinto a chiedere di voler attuare la massima trasparenza su questa operazione.
Le Città della Salute sono infrastrutture complesse, anche dal punto delle procedure amministrative per realizzarle. La trasparenza e la formazione di coloro che se ne occuperanno non possono che essere un valore.
La posta in palio infatti è altissima, perché la Regione Piemonte ha – di fatto – ripensato la sanità di fette importanti del nostro territorio e, di conseguenza, dei suoi abitanti.
Il volume economico dell’operazione, come abbiamo già detto, si attesta attorno ai 900 milioni di euro. Una cifra che potrebbe attrarre fortemente interessi corruttivi e mafiosi.
Cosa Chiediamo
La totale trasparenza dell’operazione è la richiesta alla base della nostra campagna. Siamo convinti sia necessario “illuminare”, attraverso diversi strumenti, le varie fasi di questi progetti, e altri futuri e assimilabili, per aiutare ad arginare fenomeni e interessi corruttivi e mafiosi. Siamo convinti, infatti, che solo applicando strumenti di vigilanza, istituzionale e civica, si giungerà a un effettivo monitoraggio “pre”, “durante” e “post” decisioni.
Chiediamo, sia alla Regione Piemonte che alle stazioni appaltanti, di rispondere al “diritto di sapere” delle cittadine e dei cittadini piemontesi. Vogliamo che sia superata la mera logica burocratica, pubblicando in rete un “portale della trasparenza” dedicato ai Parchi/Città della Salute per permettere ai cittadini di comprendere i passaggi e l’iter, con dati e infografiche strutturati secondo 5 direttrici:
- “Perché” (motivazione della scelta di costruire l’opera)
- “Quando” (stato dell’avanzamento dell’opera nelle sue diverse fasi)
- “Come” (tipologia di costruzione e contezza delle forme e dei passaggi degli appalti)
- “Dove” (luoghi e spazi)
- “Chi” (ruolo dell’ente pubblico, ruolo dei soggetti privati, forme di collaborazioni e contrattuali).
Chiediamo, inoltre, che il portale rispetti i seguenti parametri:
- “multifonte“, ossia deve convogliare al suo interno ogni dato che attiene alla costruzione dei Parchi e Città della salute,
- “open”, con dati aperti sempre aggiornati, utilizzabili e riutilizzabili secondo gli scopi che si vorrà porre nell’atto di vigilanza civica da parte di società civile organizzata,
- “aggiornabile nelle funzioni” prevedendo la possibilità di adattarsi a nuovi bisogni di sapere che emergeranno, integrando funzionalità a seconda di future esigenze di trasparenza.
Chiediamo che si prevedano strumenti di monitoraggio e contrasto come patti d’integrità, white list, protocolli con Forze dell’Ordine, Anac e Istituzioni che, come avvenuto per altre infrastrutture, possano rafforzare intese, sinergie e controlli per meglio agire contro le possibili azioni corruttive e mafiose che potrebbero interessare la realizzazione delle opere e, in un secondo momento, la gestione.
L’ultima richiesta della nostra campagna punta al coinvolgimento costante della popolazione piemontese, partendo da un principio stabilito dalla legge Anticorruzione 190 del 2012.
L’articolo di legge prevede il “dibattito pubblico permanente”, attraverso il quale coinvolgere la cittadinanza quando verranno prese decisioni determinanti sull’accesso alla cura, sul diritto alla salute e sulle modifiche al tessuto urbano.
Facciamo il punto a 3 mesi dal lancio di #Pensaallasalute
A tre mesi dal lancio di “Pensa alla Salute! Illuminiamo il presente e il futuro della Sanità in Piemonte”, facciamo un bilancio. La campagna, rivolta alle Istituzioni Regionali per ottenere trasparenza e fruibilità dei dati riguardo gli stanziamenti per l’emergenza sanitaria e la costruzione di importanti complessi ospedalieri, ha trovato parziale risposta. Oggi cerchiamo di rappresentare quanto è stato fatto e gli obiettivi raggiunti.
In questi mesi non ci siamo fermati, convinti della centralità di questa battaglia: abbiamo continuato a informare i cittadini e, in parallelo, chiedere chiarimenti alle Istituzioni Piemontesi.
Come? Elaborando prodotti comunicativi per sensibilizzare la cittadinanza sul tema; producendo materiale di approfondimento, come il glossario sui temi legati a Trasparenza, Appalti, Anticorruzione e Salute in collaborazione con l’Equipe Common – Covid (gruppo di volontarie/i e studentesse/studenti del Master APC per l’elaborazione di strategie di monitoraggio civico sulla pandemia); raccogliendo testimonianze tra i piemontesi che hanno avuto a che fare con il sistema sanitario in questo periodo di pandemia; chiedendo collettivamente risposte tramite un’azione diffusa di mailbombing rivolta alla Regione.
Inoltre, sempre L’Equipe Common – Covid, gruppo guidato dal responsabile per la Trasparenza e Anticorruzione di Gruppo Abele e Libera Leonardo Ferrante, sta portando avanti un’azione continuativa di accessi civici nei confronti dell’Amministrazione Pubblica, per ottenere i dati che chiediamo con la nostra campagna. L’accesso civico è uno degli strumenti più importanti a disposizione dei cittadini per ottenere informazioni dalle P.A. ed è per questo che noi vogliamo adoperarlo per ottenere ciò che ci spetta: trasparenza e chiarezza.
Oltre a coinvolgere la popolazione, elemento portante di un’azione di pressione “politica”, abbiamo in parallelo instaurato un dialogo continuativo con le Istituzioni regionali, per ottenere risposte ai nostri quesiti.
Ci siamo infatti interfacciati con il Governatore del Piemonte Alberto Cirio – e con gli uffici regionali competenti in materia – per rendere tracciabili i fondi degli stanziamenti destinati all’emergenza pandemica, come richiesto dal d. Lgs. 33/2013 che stabilisce il “diritto di sapere” dei cittadini e l’obbligo di Trasparenza da parte delle Pubbliche Amministrazioni.
La Regione Piemonte, per ora, ha mostrato la volontà di accogliere le nostre richieste. Tuttavia sappiamo che le risposte sono complesse e che non possono arrivare tutte nel breve periodo ed è per questo che continueremo il dialogo, non smetteremo di monitorare la situazione e a fungere da pungolo alle Istituzioni, come Libera fa nella sua azione quotidiana.
Un primo importante risultato, comunque, è stato raggiunto. Dopo una serie di incontri è stata pubblicata la rendicontazione dei fondi privati, ovvero la somma raccolta dal Piemonte tramite le donazioni: il totale delle elargizioni volontarie di comuni cittadini o imprese raccolti fino al 31 dicembre 2020 ammonta a oltre 21 milioni e 300 mila euro, dei quali oggi, finalmente, conosciamo il loro impiego in maniera chiara e trasparente. All’interno della pagina “Amministrazione Trasparente” della Regione Piemonte è stato infatti pubblicato l’elenco degli stanziamenti in modo fruibile e chiaro, come avanzato dalla nostra campagna.
Tabelle di sintesi e grafici a torta ora permettono di capire come questi fondi siano stati impiegati, rispondendo al diritto di ogni cittadino di sapere.
Per approfondire la destinazione della raccolta fondi da privati, basta cliccare qui
Nonostante questo primo e importante risultato, tuttavia, “Pensa alla Salute!” deve andare avanti.
La nostra opera di monitoraggio ci ha mostrato quanto la trasparenza sui flussi di denaro pubblico relativi alla Sanità Piemontese sia ancora lontana da compiersi.
Il Portale OpenPolis, aggiornato al 13 gennaio 2021, riporta che la cifra totale stanziata per tutta l’Italia dall’inizio della Pandemia a oggi è salita a 19,5 miliardi di euro (rispetto ai 16,4 conteggiati il 17 novembre 2020). Di questa cifra, i finanziamenti finora indirizzati al Piemonte sono cresciuti da 670 milioni di euro (dati del 17 novembre) a 1,4 miliardi. Di questo ammontare, tuttavia, sappiamo con certezza essere stati aggiudicati sono 139,5 milioni. Dunque, se al primo monitoraggio risalente a metà novembre mancavano all’appello 555 milioni, oggi non abbiamo traccia di ben 1.261 milioni, ovvero oltre il doppio rispetto alla cifra conteggiata tre mesi fa.
Questi dati mostrano una realtà preoccupante: cresce vertiginosamente la quota di stanziamenti per i quali non si conosce l’impiego. Per cosa è stato utilizzato questo denaro pubblico?
Tutto ciò ci fa capire che ancora più urgentemente abbiamo bisogno di risposte chiare e fruibili, perché altrimenti ad andarci di mezzo, come sempre, sarà la salute dei Piemontesi.
Facciamo il punto a 8 mesi dal lancio di #Pensaallasalute
“Pensa alla salute”, la campagna lanciata da Libera Piemonte nel dicembre del 2020, rivolta alle Istituzioni regionali per ottenere la totale trasparenza e fruibilità dei dati relativi alla spesa pubblica regionale durante l’emergenza Covid e di quelli inerenti alla costruzione dei nuovi Parchi e Città della Salute, traccia un bilancio dei risultati ottenuti finora.
Sono passati ormai 8 mesi dal suo lancio, nonostante una serie di interlocuzioni con la Regione Piemonte, poche risposte sono state fornite sul lato spesa COVID-19 in coerenza alle nostre domande.
La Regione, infatti, non ha saputo, o comunque non è riuscita a ricostruire, la totalità della spesa pubblica regionale in coerenza con le risorse messe a base d’asta per affrontare l’emergenza sanitaria.
Ad oggi, abbiamo ottenuto solo la rendicontazione chiara e comprensibile dei 21 milioni di euro raccolti da fondi privati e destinati alla sanità.
Una spesa rappresentata con grafici e stanziamenti di spesa, per la quale ( non dimentichiamolo) il Governo Piemontese aveva un obbligo normativo di pubblicità.
Se per fondi privati oggi possiamo sapere come sono stati investiti, non possiamo dire lo stesso per quelli pubblici.
Le risorse pubbliche messe a base d’asta e destinate al Piemonte per fronteggiare le esigenze sanitarie – di natura straordinaria e derivanti dall’emergenza Covid-19 – sono naturalmente molto elevate e raggiungono quota 1,4 miliardi di euro.
Nonostante le diverse richieste inoltrate alla Regione, i diversi momenti di confronto e incontro, nessuna risposta completa di analisi e di quadro univoco di spesa è stata fornita.
Ciò che è certo è che nelle interlocuzioni avute gli uffici competenti hanno sempre rappresentato che il compito non sarebbe stato facile, per via del carattere dell’emergenzialità e della stessa macchinosità della norma sulla trasparenza (cose senz’altro vere entrambe).
Crediamo che l’esito a cui oggi siamo arrivati nasca, anche, da un “peccato originario”. Mancanze in termini di comunicazione di dati e di indicizzazione delle spese con uno specifico tag “covid” (fin dall’inizio della pandemia), hanno portato le stazioni appaltanti a comunicare alla Regione questi dati, come previsto dalla normativa, senza una specifica “etichetta” capace di riconoscerne la destinazione. Azione che non è stato possibile fare neanche ex-post, a quanto abbiamo inteso.
Nonostante il problema riscontrato, da quanto a nostra conoscenza, non è stato fatto nulla di concreto per recuperare, a livello regionale e nazionale.
Per fare un esempio è come se nel bilancio familiare le bollette per la gestione dell’abitazione arrivassero con la dicitura generica “spese per la casa”. In questo modo, sarebbe impossibile capire quanto si sia speso per il gas, piuttosto che per l’energia elettrica.
Su grande scala, è un po’ quello che è successo per gli stanziamenti regionali destinati all’emergenza sanitaria: senza una specifica targhettizzazione Covid la ricostruzione della spesa, al momento, sembra essere un compito irraggiungibile.
È ragionevole credere che tale difficoltà valga per tutto il territorio nazionale (e lavoreremo per verificarlo), situazione che accresce la nostra preoccupazione. L’Italia potrebbe non sapere in forme complete come, quando e per cosa si sia speso per fronteggiare l’emergenza COVID-19.
La cosa certa è che noi, cittadine e cittadini, non riusciamo a ricostruirlo con i dati in possesso.
Date le nostre richieste, volte a “illuminare il presente e il futuro della sanità in Piemonte” – come recita il sottotitolo della Campagna “Pensa alla Salute” – e gli esiti ottenuti vogliamo sottolineare due punti centrali:
– Non abbiamo riscontrato la volontà di andare oltre gli obblighi normativi (non sempre soddisfatti) al fine di ottenere una fruibilità davvero integrale, coerente ai principi della normativa della prevenzione della corruzione
– L’incapacità di ricostruire la spesa sostenuta rende complesso valutare come si sia effettivamente gestita l’emergenza pandemica non solo dall’esterno, ma anche come autovalutazione dell’ente rispetto alla situazione, strumento utile a orientare le decisioni anche per il futuro.
Nonostante le risposte alle nostre istanze non siano arrivate, non ci siamo scoraggiati.
Convinti dell’importanza di ricostruire la spesa destinata al Covid, abbiamo attivato un lavoro di monitoraggio civico.
Con un gruppo di volontari del settore Common del Gruppo Abele e di Libera abbiamo passato in rassegna i dati pubblicati, delle quasi 80 stazioni appaltanti, che devono renderli pubblici per adempiere alle norme anticorruzione.
Il lavoro di ricerca non ha portato, però, a ricostruire la destinazione dei 1,4 miliardi arrivati in Piemonte per fronteggiare l’avanzata della pandemia nella nostra Regione.
Questa impossibilità è sintetizzabile in 9 problemi riscontrati dai dati riportati dalle stazioni appaltanti
- Non vi è un unico modo di presentare il dato, ovvero, l’informazione attinente ad una specifica voce di un bando è spesso scritta in maniera diversa a seconda del database che si va ad esaminare; oppure viene inserita in formati diversi, senza una modalità di scrittura coerente fra le stazioni appaltanti
- Non esiste una tabella standard di presentazione dei dati, tra le stazioni appaltanti. L’ordine di presentazione e il numero di colonne nei formati tabellari variano in base alle scelte delle singole amministrazioni. Non c’è sempre comparabilità tra database diversi specie in riferimento al documento tabellare riassuntivo, ossia non c’è un ordine unico in cui i dati sono pubblicati/organizzati in questi elenchi, e come effetto non c’è interoperabilità tra banche dati
- Stando anche a ciò che ci è stato comunicato dalla regione e alle divergenze da noi riscontrate nella verifica dei dati, sembra mancare un adeguato sistema di scambio di informazioni, atto a ridurre al minimo la possibilità di errore. Infatti, i database di livello locale, regionale e nazionale non hanno possibilità di comunicare tra loro.
- Sospettiamo che la comunicazione del dato venga ripetuta in più passaggi e più volte, rendendo macchinosa la procedura, aumentando il rischio di una erronea trascrizione e di eventuali errori
- Vista la situazione emergenziale e la conseguente necessità di un maggiore controllo sulle attività di gestione delle risorse pubbliche, si sente il bisogno di un riferimento che permetta di discernere le attività effettuate in regime emergenziale da quelle ordinarie. Non esiste, come detto precedentemente, un tag di riferimento che permetta di capire se un bando sia parte di una gestione emergenziale o ordinaria
- Durante l’analisi è capitato di riconoscere divergenze relative agli importi pubblicati e quelli messi a bando, cifre compatibili con il valore dell’IVA. La mancata indicazione delle spese soggette o no alla tassazione rischia di generare una erronea interpretazione da parte della società civile.
- Il percorso necessario al raggiungimento delle informazioni, attraverso i portali delle stazioni appaltanti e le sezioni di “amministrazione trasparente”, è frequentemente tortuoso e talvolta di difficile raggiungimento per gli utilizzatori esterni.
- Nel corso dell’analisi ci si è trovati spesso di fronte a casi in cui non venivano rispettati tutti gli obblighi di pubblicazione (come da decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33)
- Durante il lavoro di valutazione ci siamo trovati sovente di fronte all’assenza dei formati tabellari, sebbene la loro pubblicazione sia definita dalla normativa, al 31 gennaio dell’anno successivo
Considerati il lavoro di analisi e le problematiche riscontrate nella ricostruzione dei flussi di spesa avanziamo alcune proposte per evitare che situazioni simili si ripetano in futuro e per garantire un’amministrazione della Sanità realmente trasparente e di facile lettura, per tutti.
Proposte che ben si inseriscono nelle richieste avanzate per la creazione di un portale della trasparenza per i Parchi della Salute di Torino e Novara, importanti e costose strutture ospedaliere che nei prossimi anni rivoluzioneranno l’accesso alla salute dei piemontesi.
1) Per le emergenze, incluse quelle sanitarie come lo è stata quella COVID-19, lo Stato dovrebbe organizzare (o delegare l’organizzazione con schemi precisi alle singole stazioni appaltanti, alle Regioni o ad ANAC) una raccolta dati collettiva e semplificata, per evitare che nelle deroghe al codice dettate dall’emergenza si generi confusione e con essa aumenti il rischio corruttivo.
2) Anche in assenza della promessa centralizzazione e riduzione del numero delle stazioni appaltanti, la Regione dovrebbe poter condurre e raccontare un controllo più sostanziale che formale. Ciò potrebbe ottenersi, ad esempio, con dei follow-up datati e ripercorribili in caso di mancata pubblicazione del dato o erronea comunicazione dello stesso.
3) Occorrerebbe che si lavorasse insieme, Enti pubblici (Regione inclusa) e organizzazioni della società civile, per generare tavoli di confronto e lavoro comune sui dati pubblici (in riferimento a una situazione emergenziale ma non solo), al fine di rispondere al meglio a domande di trasparenza che arrivano dal basso
“Pensa alla salute” non si fermerà e continuerà il suo percorso di monitoraggio, di collaborazione con gli enti pubblici, di richiesta di un portale della trasparenza per i parchi e città della salute e di patti di integrità per arginare interessi corruttivi e mafiosi che possano interferire sul diritto alla salute dei cittadini piemontesi.