Leinì: le ragioni del commissariamento

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Francesco Provolo, Giovanni Icardi e Flavia Pellegrino dovranno ristabilire l’ordine nel Comune di Leinì. Hanno tempo 18 mesi per riportare la macchina comunale sui binari della legalità. Nelle loro mani i poteri che esercitano – in condizioni normali – il Consiglio Comunale, la Giunta ed il sindaco. Così è stato deciso a Roma, il 30 marzo, decretando il commissariamento per infiltrazione mafiosa del piccolo centro alle porte di Torino.

Le ragioni dello scioglimento sono contenute nel decreto firmato da Giorgio Napolitano e da Mario Monti, presidente del Consiglio dei Ministri.

 

Una decisione arrivata per lo spessore criminale dell’ex Sindaco del Paese, Nevio Coral – anche se mai citato direttamente nell’atto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – accusato nelle carte dell’Operazione Minotauro di Concorso esterno in associazione mafiosa.

 

Nel documento viene dipinto il potere esercitato dal Re di Leinì a Palazzo, la sua capacità di utilizzare la macchina statale a proprio piacimento, concedendo lavoro in cambio di un appoggio elettorale tanto da essere definito “figura centrale del rapporto tra politica, economia e mafia”.

Coral, alla guida di Leinì dal 1994 al 2001, ha continuato a governare, anche dopo l’elezione del figlio, Ivano, a Sindaco, come riportato dal documento : “al punto di essere considerato, nel corso delle ultime due consiliature, il sindaco di fatto di quel comune, con l’assenso dell’intera compagine consiliare, che non ne ha contrastato la gestione personalistica della cosa pubblica”.

Come ha potuto gestire il potere da consigliere? Semplice e tutto formalmente regolare. Due nomine rendevano Coral un consigliere diverso dagli altri. E’ “l’anomalo ricorso all’istituto della delegaagli scomputi ed alla Provana, con la quale poteva gestire di fatto i lavori pubblici a Leinì.

 

Ed è proprio attraverso la concessione dei lavori che l’ex Sindaco metteva in atto il suo disegno. La Provana, una municipalizzata di capitale pubblico, gestiva la quasi totalità degli appalti in città. Un ente dal capitale pubblico che si muoveva senza considerare le normative imposte dal codice del contratto pubblico: “ha agito come soggetto privato nella gestione di un rilevante numero di appalti– si legge nella nota – di cui sono risultate destinatarie ditte riconducibili alla criminalità organizzata”.

Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, Nevio Coral, è riuscito a gestire la cosa pubblica in modo diretto e personalistico, ed indisturbato, si è mosso per perseguire un insieme di interessi privati. Questo, in sostanza, ciò che è avvenuto a Leinì, secondo la relazione della Commissione prefettizia.

Una gestione dell’apparato pubblico che ha influito anche sulle casse comunali, alterando l’equilibrio finanziario dell’ente, grazie al ricorso a debiti fuori bilancio.

Il conto di una simile gestione è alto: 18 mesi di commissariamento e un paese da ricostruire dalle fondamenta.

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