Sono
un imprenditore edile calabrese sottoposto a programma speciale di
protezione da parte del Ministero dell’Interno dal 18 ottobre 1997,
unitamente a mia moglie e i miei due bambini, perché ho
denunciato la criminalità organizzata la “ ’ndrangheta ”
e le sue collusioni nella sfera Politica-Istituzionale. Da tali
denunce sono scaturiti diversi processi e numerose condanne tra le
quali anche contro qualche Magistrato . Tale scelta ha sconvolto
l’esistenza di un’intera famiglia, perché siamo dovuti
fuggire dalla nostra terra per salvarci la vita. Ciò mi ha
portato all’esilio, alla perdita delle mie imprese di costruzioni
edili e mia moglie ha dovuto rinunciare alla sua professione di
medico odontoiatra.
Ebbene,
dopo le intimidazioni e le minacce al Presidente dell’ANCE di
Catania, Andrea Vecchio, e al Presidente della Camera di Commercio di
Caltanisetta, Marco Venturi, l’Associazione degli Industriali
Siciliani ha stabilito una norma che sarà inserita anche da
Confindustria a livello nazionale : “ gli imprenditori che non si
ribellano al racket delle estorsioni pagando il pizzo e in qualunque
forma collaboreranno con la mafia saranno espulsi da Confindustria”.
Solidarietà
è stata espressa dal nostro Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano e dal mondo Politico- Istituzionale.
E’
giusto! Via gli imprenditori che pagano il pizzo, via chi paga le
tangenti e via anche i politici che prendono le tangenti, via ogni
forma di illegalità!
Io
da imprenditore mi sono ribellato denunciando all’ Autorità
Giudiziaria il sistema che mi rendeva vittima, in un periodo, più
di dieci anni fa, quando di ‘ndrangheta non se ne parlava o se ne
parlava poco.
Sono
stato ossequioso delle leggi dello Stato e mi sono affidato ad Esso e
mi chiedo perché in questi lunghi anni non ho avuto sostegno e
sono stato dimenticato? Io rientro nella categoria dei testimoni di
giustizia, ho visto passare davanti a me diverse legislature e solo
da pochi mesi ho riscontrato una certa sensibilità da parte
delle Istituzioni.
Per
cui chiedo al Presidente della Repubblica, Al Primo Ministro e al suo
Governo, alle Associazioni di categoria, alla Società Civile,
se è giusto per un imprenditore, che ha inteso fare solo il
proprio dovere mettendo a rischio la vita dell’intera famiglia,
ritornare ad appropriarsi della sua dignità di Cittadino
Italiano e dell’esercizio della sua attività
imprenditoriale; se è giusto che il rischio di vita cui è
esposto diventi motivo di effettiva protezione da parte dello Stato
e non limitazione alla propria libertà.
Io
ho fatto la mia parte, lo Stato faccia la sua per dare risposte
positive ad un padre di famiglia, imprenditore e cittadino onesto.
Lì
10 settembre 2007
Se fosse possibile essere Pino Masciari per un solo istante… vorrei che lo fossimo prima di addormentarci…
Forse così capiremmo davvero cosa si prova!
Perchè ormai le parole non bastano davvero più. e forse da un bel pezzo è così.
Ci vuole uno Stato che sia Amico di Pino.
Io ci credo ancora con forza.
Sogni d’oro.