Dopo l’arresto dei Lo Piccolo, abbiamo intervistato Antonio Ingroia (procuratore a Palermo e allievo di Paolo Borsellino), per capire che aria tira nel capoluogo siciliano.
Procuratore Ingroia, l’arresto dei Lo Piccolo dà un colpo secco alle mafie e rimette la palla al centro. Come colloca questo arresto nella strategia complessiva di contrasto alla mafia?
Si tratta di un arresto di grandissima importanta sia su un piano strategico, sia su un piano simbolico. Sul piano strategico perchè colpisce Cosa Nostra al vertice, catturando un boss che non è a fine carriera, come poteva essere Bernardo Provenzano, ma un uomo che oltre al presente della mafia poteva rappresentarne anche il futuro. Lui tra l’altro aveva una modalità di gestione della cupola molto dinamica e aveva aperto nuove alleanze oltreoceano, varando nuovi canali di traffico con l’America. Sul piano simbolico invece è la dimostrazione di uno Stato che c’è e che prosegue la sua battaglia contro le mafie, funzionando con efficacia e ingenerando dunque una nuova fiducia nei cittadini: basta pensare a tutti coloro che subivano le estorsioni da parte di Lo Piccolo, oggi sentiranno una piccola rivincita.
Nelle scorse settimane si è sentito molto parlare delle spaccature all’interno della Procura di Palermo: cosa può dirci a proposito?
Le notizie veicolate sono assolutamente false e hanno intaccata l’immagine di una Procura che svolge un importante lavoro. Si è cercato di far passare il messaggio di un’inefficienza di fondo, arrivando a dire che i procuratori si facevano la guerra tra loro.
Il riscontro a queste falsità è dato dai fatti: questa cattura è simbolo di collegialità e collaborazione.
Come si colloca nel nuovo panorama Matteo Messina Denaro?
Messina Denaro ha tutti i numeri per poter diventare il capo di Cosa Nostra.
Fino ad oggi, stante Lo Piccolo, il suo potere è rimasto confinato a Trapani, ma sicuramente cercherà di espandersi. La sua modalità di gestione è dinamica proprio come quella di Lo Piccolo: anche lui sta cercando nuove e lontane alleanze.
Si candida a diventare super-boss, ma non è detto che ci riesca! Le attività di indagine proseguono incessanti.
Grazie Procuratore!
Buon lavoro…noi siamo con voi!
se cosa nostra subisce colpi pesanti da parte dello Stato, le altre organizzazioni, ‘ndrangheta in primis, continuano a fare affari.
Non è la fine della mafia, come non lo era per l’arresto di Provenzano, ma un successo molto significativo, che riporta fiducia nelle istituzioni, come ingroia sottolinea giustamente.
Per cui tanti urrà, ma occhi aperti!
Stupisce che Ingroia parli ancora di Matteo Messina Denaro come possibile "capo di Cosa Nostra". In questi giorni infatti abbiamo sentito autorevoli esponenti (anche il ministro amato, il super procuratore grasso, il viceministro minniti) sostenere che la mafia si stesse riorganizzando senza "cupola" in modo più pulviscolare come la camorra del dopo Cutolo. Sarebbe importante risentirlo su questo o forse porre questa domanda sabato a Caselli che sarà presente al nostro coordinamento generale.
collegialità e collaborazione sono importantissime, anche se evidentemente nel caso Cuffaro ci sono modi di pensare diversi.
certo è che due colpi così nel giro di un anno…
la strada è quella giusta! INSISTERE!
Cari una sensazione.. discussa con tanti e da tanti condivisa.
Come
volevasi dimostrare alcune notizie fanno il bum mediatico e di
attenzione.. e anche noi sul nostro sito facciamo lo stesso.. articolo
su domenica 22 commenti, su lo piccolo 3, botte in georgia 1..
la sensazione:
alcuni fatti come quello di domenica, come la morte della donna ad
opera del rumeno a roma, la morte del dottore a milano ecc… fanno
spostare l’attenzione del cittadino che così impegnato mentalmente (e
politicamente) non pensa ad altro che sta avvenendo nel nostro paese e
non solo, di importanza maggiore!!!!
Teniamo alta l’attenzione
su tutto… non solo pubblicando tutti gli articoli ma anche creando
pensiero e attenzione!Almeno nella nostra comunità (+ comenti +
attenzioni).
Uno che spera ancora..