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bari 2008E’ sempre difficile dover scrivere un articolo che segue una manifestazione grande e impegnativa come quella della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Difficile perchè noi ci siamo preparati con una lunga rincorsa, durata oltre due mesi, e quindi già solo sul percorso ci sarebbero fiumi di inchiostro digitale da usare e poi difficile perchè quando in una giornata così straordinaria si condensano sì tanti significati, è difficile decidere su quali puntare.
Dunque, cercando di evitare di fare una cronaca "minuto per minuto" della manifestazione, mi arrogo il diritto di essere faziosa, terribilmente faziosa, e di parlare di NOI a Bari.
Noi verso Bari: un mare di fiaccole accese, nel centro di Torino, con i nomi delle vittime nelle orecchie e la gente che si fermava ai bordi di via Roma per ascoltare e guardarci, applaudirci
Noi verso Bari: un treno lungo che più lungo non si può, con un’umanità viva e brulicante, con la voglia di incontrarsi, di formarsi, di esserci.
Noi a Bari: alla stazione il quartier generale di Libera che ci attende per darci il buongiorno e dirci grazie
Noi a Bari: tanti in marcia, insieme agli amici della Lombardia, del Friuli e dell’Emilia, per arrivare a Punta Perotti
Noi a Bari: incontrando amici di tutta Italia, a ogni angolo del corteo. Quanti "ciao", bai, abbracci, gente di cui sai nome, cognome, storie…gente con cui hai condiviso, fatto comunità, lottato, mangiato e bevuto
Noi a Bari: la pelle d’oca quando Luigi piange sul palco
Noi a Bari: la pelle d’oca quando Nadia suona la clavietta di Giuseppe di Matteo
Noi a Bari: l’unto degli gnocchi fritti alla mortadella
Noi a Bari: i ragazzi senegalesi del presidio Rita Atria che suonano le percussioni e danno ritmo alla giornata
Noi a Bari: i ragazzi del presidio Impastato che coinvolgono la piazza con la loro giocoleria
Noi a Bari: è l’imbrunire e l’arrivo degli Harry Loman sul palco, piccoli piccoli su quel palco grande grande, con le casse forti forti e le luci luminose luminose.
Qui finisce per noi il 15 marzo: vedere e sentire quell’emozione nell’aria, che attraversava noi e altre migliaia di persone sconosciute, sintetizza quello che stiamo facendo e perchè lo stiamo facendo.