Bruno Caccia

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Ieri abbiamo ricordato Bruno Caccia.
25 anni dopo la sua scomparsa per mano della ‘ndrangheta.
E’ stato emozionante rivedere certe immagini di repertorio, così come sentire alcune testimonianze.
Bruno Caccia, non solo era un magistrato rigoroso, con un alto senso dello Stato, con un amore per le cose "fatte bene". "La legge è uguale per tutti e va applicata anche quando non ci  piace" ripeteva.
Bruno Caccia era anche un padre spirituale, un uomo che amando il suo lavoro, lo ha insegnato alle generazioni che oggi ancora esercitano la sua professione.
E ieri tutti lo hanno ringraziato di quelle lezioni apprese attraverso l’imitazione di ciò che è un buon giudice, un buon magistrato, un buon "dirigente": la ricerca della verità, spesso coraggiosa, per fare giustizia e senza che nulla sia lasciato al caso.
Ha pagato con la vita per questo, perché aveva capito bene che la politica invadente nei confronti della pubblica amministrazione aveva messo in crisi il circuito istituzionale; perché aveva capito bene che la criminalità organizzata si spinge laddove può fare affari quasi nell’ombra.
Ecco perché sarebbe un magistrato ancora attuale, ecco perché qualcuno si chiede cosa direbbe oggi Bruno Caccia delle riforme giudiziarie, della separazione delle carrriere, dell’ingerenza della politica nella magistratura.
I suoi sono ideali e valori che restano a dipsetto delle mode, dei costumi e degli uomini che, invece, passano.
La sua sarebbe ancora oggi una "voce solitaria e fuori dal coro, della quale nessuna associazione, nessun partito e nessuna corrente politica potrebbe appropriarsi".
Noi speriamo che le parole di Maddalena servano a trasformare l’assolo in un coro alto e possente: vogliamo fare la nostra parte, a cominciare da San Sebastiano da Po.

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