Energia su misura

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28 settembre 2003 blackout, l’Italia va in tilt. Il paese sembra accorgersi per la prima volta della vitale dipendenza dall’energia.

Inizia così l’intervento di Enzo Ferrara dell’Ecoistituto del Piemonte (Centro Studi Sereno Regis) all’incontro “Energia su misura” tenutosi venerdì scorso a Cascina Caccia.

L’importanza di misurare l’energia per avere idea dei consumi e controllare così gli sprechi, non deve però sfociare solo in investimenti sui modelli di previsione degli scenari futuri; piuttosto è fondamentale agire sul presente, iniziando a consumare meno. Confrontando la quantità di energia prodotta in un paese con l’aspettativa di vita femminile, oltre una certa soglia non c’è più una diretta proporzionalità, a dimostrazione del fatto che i paesi industrializzati vivono in un surplus di energia inutile. C’è poi un problema di approccio: la difficoltà, che nasconde pressioni di natura economica, di affrontare la questione da un punto di vista globale. Il fallimento della Conferenza di Copenhagen risiede proprio nell’incomprensione dell’urgenza mondiale del problema: mentre ciascun paese cercava di tirare acqua al suo mulino o presentare proposte irrealistiche, non si sono prese in considerazione le possibilità e i mezzi di tutti i paesi.

Dal generale al particolare, la serata prosegue con l’apporto di Giuseppe De Donno di Dinamo, società nata da una costola della Cooperativa Sociale Arcobaleno, che si occupa di installazione di impianti fotovoltaici.

Comprendere l’assemblaggio di un pannello fotovoltaico e i suoi principi di funzionamento dà un’idea della solidità e affidabilità degli impianti. Fra i vantaggi anche la stabilità dei pannelli, garantiti per 25 anni all’80% della loro resa iniziale. Unici punti dolenti, la bassa resa (è necessaria una superficie molto ampia a parità di potenza) e il costo. Ma a convincere ulteriormente, sono gli incentivi messi a disposizione dal conto energia: lo Stato remunera l’energia prodotta da fonti rinnovabili, con la possibilità di rivenderla rimettendola in rete o di consumarla direttamente risparmiando sulla propria bolletta. Il guadagno è assicurato, tenendo conto che si rientra nelle spese di installazione nel giro di 6-7 anni e che la manutenzione dell’impianto costa circa il 5-6% del suo valore. Per quest’anno, la diminuzione dei costi dei moduli fotovoltaici (per un impianto da 3 kW, si è passati da 21 mila € nel 2007 a 12 mila € di oggi) e l’aumento degli incentivi statali, al momento ne fanno un investimento più che sicuro.

Naturalmente l’energia solare, nonostante le grandi aspettative che offre non può sostituire in toto il petrolio, ma occorre una sinergia fra le diverse fonti rinnovabili. Diventa quindi fondamentale il dialogo fra scienza e politica.

Ma se è vero che anche noi abbiamo una responsabilità come singoli cittadini, possiamo scegliere di ridurre i nostri consumi adottando tutti quegli accorgimenti che nel tempo abbiamo perso per insensibilità al problema.

Allora l’auspicio per il futuro è pensare che possiamo arrivare a una diversa consapevolezza nell’uso dell’energia: in un articolo uscito su La Stampa il giorno seguente il blackout del 2003, Mario Rigoni Stern raccontò che, accortosi dell’assenza di elettricità, accese con naturalezza il fornello con un fiammifero, senza cadere nello scoramento più totale.