Pietra Selva Nicolicchia ci racconta Orme

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Intervista a Pietra Selva Nicolicchia, direttrice artistica della scuola di arti sceniche e impegno civile Orme.


Il teatro come mezzo per l’educazione civile. Il palcoscenico come terreno su cui coltivare la crescita sociale dell’individuo, per consegnarla come un frutto a coloro che siedono in platea. Non è un’idea strana, tantomeno un’utopia. E’ un progetto che ha un nome, una storia, dei volti e soprattutto una linea chiara di idee e azioni concrete. Si chiama Orme, è nata da circa un anno ed è la scuola di Teatro e arti sceniche che ha origine dalla collaborazione tra realtà diverse, ma dallo scopo comune. Viartisti, Acmos e Balleto Civile. Tre associazioni di Torino che fondono nello stesso progetto l’educazione alla cittadinanza, la legalità, la cultura e l’impegno civile. La parte della memoria è riconoscibile nella dedica alla fondazione della scuola: Rita Atria.

Per capire come l’arte possa contenere, sviluppare e infine veicolare valori tanto alti ci siamo fatti aiutare da Pietra Selva, direttrice artistica della scuola. Pietra ci ha raccontato Orme a partire dalla sua gestazione. “L’incontro di associazioni diverse come Viartisti e Acmos poteva sembrare dapprincipio dissonante superficialmente, ma l’intento era lo stesso. Un intento sociale, l’obiettivo. Da trasmettere con uno strumento sofisticato come il teatro, la sfida.” “Lungo la strada si è unita al progetto anche l’associazione Balletto Civile”, spiega Pietra “così le forze sono aumentate e anche le competenze”. Pietra ci ha raccontato anche come all’inizio si chiedessero quanti ragazzi avrebbero aderito alla proposta e quanto il teatro potesse essere funzionale all’impegno che avevano scelto. “Lo spettacolo Picciridda , cui abbiamo lavorato durante tutto l’anno passato e messo in scena quest’estate, ci ha dato tutte le risposte. Al primo raduno nazionale dei giovani di Libera tenutosi a Volvera, presso Cascina Arzilla, la pièce in scena è stata un successo. Ma non solo li. Questo riscontro ci ha dato la sicurezza di cui avevamo bisogno”. Per quel che riguarda la crescita del progetto la direttrice ammette con piacere di non avere fretta: “La società in cui viviamo ha tempi di evoluzione troppo veloci. Consumiamo tutto con eccessiva fretta. Vediamo tutti i giorni volti giovani in televisione salire fino al livello più alto della fama per poi sparire con rapidità indolore. Orme non intende aderire al consumo di massa e nemmeno essere una scuola d’èlite. Orme si basa sulla crescita consapevole”. Un modo armonioso di acquisire coscienza e maturità, scevro dei grandi numeri e refrattario all’imbarbarimento della cultura che oggi di più si vende. “Se l’idea è buona, prima o poi paga”. Ma su quali basi si fonda il Teatro di impegno civile? “I tre concetti da cui prescinde la nostra scuola, e quindi la direzione artistica, sono la bellezza, l’equilibrio e il cambiamento”.
Pietra ci spiega con passione che per bellezza intende “il risultato di un lavoro fatto insieme, di sudore condiviso, per ottenere un miglioramento della qualità della vita: un avvicinamento alla verità” e cita “Peppino Impastato sosteneva che quando il paesaggio in cui vivi è brutto, anche l’animo si deforma. Vogliamo dare bellezza al posto in cui viviamo”.
L’equilibrio è ciò che non si deve tralasciare nella considerazione dei vettori che trascinano l’arte” Pietra ci dice che “tra la tendenza alla produzione artistica di alta qualità e la sua accessibilità a un pubblico da educare e col quale crescere non si può scegliere: bisogna stare nel mezzo. L’arte non può permettersi di dimenticare gli ultimi, non può essere solo accademica e ruffiana o scadente e numerica. Il teatro deve tenere presente sempre il suo suo scopo civile”.
Il cambiamento infine è in sintonia con quanto finora dimostrato e con quello che Orme va progettando. “Il lavoro, gli sforzi e i sacrifici di tutti coloro che contribuiscono a mettere in scena un’opera teatrale devono portare cambiamento. Un cambiamento intimo frutto dell’approfondimento delle tematiche sociali che trattiamo. Un cambiamento generato dalla conoscenza e generatore di crescita”. Gli attori insomma lavorano e provano sulla propria pelle le storie che la scuola Orme decide di mettere in scena. Storie vere che “crediamo possano entrare anche nell’animo del pubblico”.
A questo punto la curiosità su quale sarà la storia da raccontare nell’anno che sta ora prendendo il via è venuta con naturalezza.
La direttrice artistica ci ha risposto raccontandoci un aneddoto. “Al termine di una delle messe in scena di Picciridda di quest’estate si è confrontato con noi Gian Carlo Caselli. Ci ha proposto di fare uno spettacolo su Danilo Dolci”. Dolci, morto nel 1997, era un sociologo, educatore, poeta e attivista nonviolento. Una figura tanto profonda quanto coraggiosa. Insomma l’ennesima sfida per chi fa teatro. “Non ci siamo tirati indietro, anzi siamo già al lavoro. Un messaggio maieutico e pedagogico come quello di Danilo Dolci è adatto a Orme, e poi sarà un onore poter lavorare studiando una figura così affascinante, sebbene siamo consapevoli che non sarà affatto semplice”.
Fiduciosi nella tenacia e caparbietà di tutta Orme citiamo Danilo Dolci – da il dio delle zecche – a mò di augurio:

«quando le raffiche della burrasca crescono

devi inventare l’angolo, ogni tratto,

a cui la furia sommergente infonda

forza avanzante col timone arrischiare di sapere

come tagliare il mare»