Strage di via d'Amelio: più vicini alla verità?

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A 19 anni dalla strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, il giudice Scarpinato ha chiesto la revisione del processo Borsellino (1994) e Borsellino bis (1996), in quanto sarebbero stati compiuti clamorosi errori investigativi.

I giudici di Caltanissetta, nel verificare le dichiarazioni di Scarantino, Candura e Andriotta, collaboratori di giustizia, hanno rilevato la falsità delle testimonianze inerenti il furto della Fiat 126, poi imbottita di tritolo, di cui Scarantino e Candura si autoaccusarono. La svolta è dipesa in gran parte dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, autista dei Graviano, risultate attendibili. I tre falsi pentiti hanno accusato il pool di Arnaldo La Barbera di depistaggio delle indagini attuato mediante minacce, pressioni e promesse. Questo, insieme ad altri riscontri, avallerebbe la dichiarazione di Spatuzza, dichiaratosi colpevole della preparazione della strage.

Si rafforza così la tesi secondo cui la strage di via d’Amelio non fu solo una strage di mafia ma il frutto di un accordo tra mafia e politica.

La Corte di Appello di Catania ha tuttavia ritenuto inammissibile la richiesta di revisione del processo, pur concedendo la sospensione della pena ad otto condannati, e l’immediata scarcerazione di sei di questi (Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino e Gaetano Murana).

Speriamo che questa svolta costituisca un passo importante verso la verità.

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