Il Piemonte nella Relazione DNA 2011

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Come ogni anno, è stata pubblicata la Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale antimafia e la Direzione Nazionale Antimafia, che consente di fare una panoramica sui risultati ottenuti con le indagini svolte nel periodo che va dal 1 luglio 2010 al 30 giugno 2011.
In Piemonte, secondo quanto riportato nella Relazione, il 2011 è risultato l’anno decisivo per “dimostrare” il radicamento della ‘ndrangheta calabrese, grazie all’operazione Maglio/Albachiara, relativa al basso Piemonte e alle connessioni con la Liguria, e Minotauro, che ha coinvolto principalmente la provincia di Torino, consentendo una mappatura delle strutture, e dei relativi affiliati, della criminalità mafiosa. Tali operazioni vanno lette in continuità con il lavoro condotto dalla DDA di Reggio Calabria, Catanzaro e Milano (non a caso il 2010 fu l’anno decisivo per dimostrare il radicamento della mafia in Lombardia con l’operazione Crimine-Infinito), e fanno emergere alcuni elementi.
Prima di tutto, le “tre facce” della ‘ndrangheta, che resta “oggi la “mafia” piu presente nel territorio piemontese”: la ‘ndrangheta militare, volta all’acquisizione di poteri di controllo sociale sul territorio, la ‘ndrangheta politica, dedita a coltivare rapporti con uomini politici, a favorire ed agevolare in modo interessato determinate “cariche politiche”, e la ‘ndrangheta imprenditrice, impegnata ad instaurare rapporti economici con le realtà imprenditoriali del territorio al fine di “fagocitarle” e/o “inglobarle”, in continuità con la tendenza delle cosche calabresi ad ottenere un certo grado di “legittimazione imprenditoriale e sociale” per meglio mimetizzarsi nel mondo dell’imprenditoria “allo scopo evidente di eludere le indagini patrimoniali ed assicurare, nel tempo, stabilità economica alle attività imprenditoriali”. Questa molteplice attenzione si deve alla capacità della “nuova generazione” di criminali calabresi di muoversi ad una “velocità diversa rispetto alla tradizione dei giuramenti, dei riti e delle formule di affiliazione”.
In Piemonte, come in tutto il nord Italia, si è passati dall’infiltrazione alla “stabilizzazione” dei nuclei criminali, che sul piano organizzativo operano con le modalità della “casa-madre”, mentre sul piano logistico gestiscono, pur avvalendosi di prestanome, i settori di punta dell’economia locale (settore immobiliare, appalti e lavori pubblici, sanità, turismo) e le relative opportunità di lavoro ed azione. Il radicamento avviene prima di tutto e principalmente nei piccoli centri, come Leinì, Volpiano, Rivarolo, Moncalieri, Chivasso, Cuorgnè, San Giusto Canavese, Santena (nella provincia di Torino) e Bosco Marengo (nella provincia di Alessandria).
Appare inquietante la conferma dei legami intessuti con i rappresentanti delle istituzioni, con politici di alto rango, con imprenditori di rilevanza nazionale, come “risultato di una progettualità strategica di espansione e di occupazione economico-territoriale, che, oramai, si svolge su un piano assolutamente paritario”. Tali rapporti sono volti “ad intercettare flussi di denaro pubblico, opportunità di profitti e, contestualmente, ad innestare nel libero mercato fattori esterni devianti” di derivazione criminale. Sul fronte politico, le intercettazioni hanno confermato che in genere è la politica a compiere il primo passo, creando un contatto con le cosche mafiose per ottenere consensi e vantaggi, e non viceversa.
La Relazione della DNA ci conferma infine la struttura verticistica della ‘ndrangheta, definendo Piemonte, Lombardia e Liguria alcuni dei “bacini esterni” alla sede centrale, che resta la provincia di Reggio Calabria, con cui si mantengono i contatti e si è subordinati a livello decisionale. Emblematico è l’episodio di un affiliato intenzionato ad aprire un nuovo “locale” ad Alba, che si è dovuto recare in Calabria per ottenere l’autorizzazione direttamente da Domenico Oppedisano, che da un’altra indagine (condotta dalla magistratura reggina) risultava essere a capo dell’intera organizzazione.
[Leggi l’intero numero di Verità e Giustizia n. 84, la newsletter di Libera Informazione, sul sito www.liberainformazione.org]

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