a cura del presidio Cassarà per l’Osservatorio di Libera Piemonte
Paesaggi mozzafiato, panorami incantevoli tra colline e montagne, natura, uno dei territori più affascinanti e famosi della Regione Piemonte: la Val di Susa. Non è l’Incipit di una guida turistica purtroppo, ma la descrizione dello scenario di uno dei più accesi scontri esistenti nella nostra Penisola. Motivo della “guerriglia”- inutile ripeterlo – è la realizzazione della “Grande Opera”, la linea ferroviaria ad alta velocità, Torino-Lione.
La nostra attenzione però non si rivolge verso l’opposizione esistente tra i NO TAV e i SI TAV perché vogliamo “iniziare gli scavi” e approfondire chi sono i soggetti che si occuperanno della realizzazione della Grande Opera e domandarci se effettivamente soddisferanno l’interesse collettivo o se privilegeranno ancora una volta gli interessi di pochi o addirittura di personaggi malavitosi.
Tali dubbi sono giustificati, innanzitutto, dal grande divario esistente tra i costi e i vantaggi effettivi che verranno raggiunti. La Torino-Lione, infatti, costerà 15,2 miliardi di euro che saliranno a 20. A ciò si aggiungano i tempi di realizzazione: 15 anni che probabilmente saliranno a 20, termine entro il quale quest’opera sarà inutile e poi, se verrà completata, per andare da Torino a Lione si risparmierà solo un’ora.
Qual è quindi la reale motivazione che spinge le alte cariche a non annullare i lavori, nonostante i grandi problemi esistenti nell’economia italiana? Soprattutto perché i costi sono quattro volte quelli di tratte equivalenti in Francia e in Spagna?
La risposta sta nel «Grande Segreto» delle nostre «Grandi Opere» : il subappalto e l’infiltrazione nei cantieri della mafia e dei soggetti malavitosi.
Le ditte interessate dai lavori della TAV sono la CMC (cooperativa rossa di cui Pier Luigi Bersani fu amministratore), la ROCKSOIL (fondata e guidata da Giuseppe Lunardi – Ministro dei trasporti del governo Berlusconi) e IMPREGILO (33% del Gruppo Gavio, latitante in passato e indagato per corruzione con reato prescritto – 33% Gruppo Benetton noto per lo sfruttamento nel tessile asiatico e per la sottrazione di quasi un milione di ettari ai Mapuche in Sud America – 33% Gruppo Ligresti che patteggiò 4 anni nell’inchiesta Tangentopoli e ora è di nuovo in attività).
Altri nomi che emergono nel “Grande Cantiere” sono quello di Bruno Iaria nipote di Giovanni Iaria (esponente del PSI e attualmente in carcere per legami con la ‘ndrangheta) già arrestato per estorsione e detenzione d’armi, definito dai carabinieri come il capo della “locale” della ‘ndrangheta a Cuorgné (Torino). Egli è stato dipendente della Italcoge tra 2006 e 2007, la quale ha eseguito i lavori preparatori per la Tav a Chiomonte, in Val di Susa.
Il Direttore Generale della società LYON TURIN FERROVIARIE (LTF), Paolo Comastri, inoltre, è stato condannato in primo grado per turbativa d’asta nell’ambito della gara di appalto per il tunnel di Venaus.
Alcuni dei nomi individuati nei lavori della TAV emergono anche nelle inchieste che hanno riguardato i lavori per gli appalti delle olimpiadi invernali “Torino 2006” e in particolare l’episodio che ha riguardato i lavori di Venaus che hanno avuto luogo qualche anno prima e che evidenzia come l’intenzione di utilizzare illecitamente il denaro pubblico fosse da tempo radicata nel territorio valsusino.
Appare opportuno, per ragioni di chiarezza, riportare qui di seguito i fatti appena accennati.
L’accusa aveva evidenziato che Procopio, che voleva partecipare ed aggiudicarsi la gara con STI srl, attraverso Desiderio, membro del Consiglio dell’agenzia Torino 2006, aveva chiesto un incontro a Benedetto con i favori di Martinat per manifestare a Ltf l’interesse a vincere la gara per Venaus. Nell’incontro, Comastri aveva suggerito a Procopio l’opportunità di associarsi ad altra impresa, individuata in Metropolitane Milanesi Spa (di Maria Rosaria Campitelli della Mm che ha accettato di associarsi con Procopio perché sapeva delle collusioni con i preposti alla gara), per potersi aggiudicare la gara e inoltre intervenne presso LTF per far prorogare il termine di presentazione delle offerte, in modo tale da permettergli di accordarsi e creare l’associazione temporanea d’impresa (ATI).
Quest’ultima fu formata ma per un vizio di forma (manca il cartolato oneri tecnici), fu esclusa dalla gara e si aggiudica l’appalto Geodata (società vicina al ministro Lunardi la cui moglie era titolare della Rocksoil). Ma la gara per Venaus venne rifatta e vinse un nuovo arrivato: l’Ati guidata da Cmc [1] (cooperativa rossa di Ravenna) e da questo momento cambia anche l’atteggiamento dei vertici, allora Ds, nei confronti del supertunnel della Valsusa. Mercedes Bresso, all’epoca dei fatti, presidente della Regione, divenne una sostenitrice dell’alta velocità anche se pochi anni prima, nel 2000, dichiarava che la soluzione Alpetunnel avrebbe avuto un impatto sulla valle a dir poco devastante con effetti disastrosi [2].
Fatti che pongono vari interrrogativi. Perché soggetti che non operano nella piena legalità si aggiudicano i lavori dell’opera più importante e costosa della Penisola? Lo stesso Roberto Saviano scrive: “Tutti parlano di Tav, ma prima di ogni cosa bisognerebbe partire da un dato di fatto: negli ultimi trent’anni l’Alta velocità è diventata uno strumento per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata, un modello vincente di business […]Questa è una certezza giudiziaria e storica. […] il flusso di denaro destinato alla Tav rischia di diventare linfa per il loro potenziamento, aumentandone la capacità di investimento, di controllo del territorio, accrescendone il potere economico e, di conseguenza, politico. Non vincono puntando il fucile. Vincono perché grazie ai soldi illeciti il loro agire lecito è più economico, migliore e veloce”[3].
Ad oggi tante domande ancora senza risposta, intrecci che rimandano a nomi di soggetti che non hanno operato, purtroppo, nel rispetto delle regole vigenti in materia d’appalto. L’unica certezza è lo spreco di denaro pubblico che confluirà in questo grande cantiere ancora aperto.
Vi suggeriamo la lettura di “‘Ndrangheta in Piemonte, confische in Piemonte per dieci milioni. Riciclaggio in Olimpiadi e Tav” scritto da Elena Cicarello per il Fatto Quotidiano.
1. Paola Tacconi, “La corruzione a Torino (1983-2011)”, 2011, 24 ss.
2. Gianni Barbacetto, “I furbetti del tunnellino”, in Diario, 16 aprile 2005.
3. http://www.repubblica.it/cronaca/2012/03/06/news/tav_saviano-31013967/
Il costo dell’opera non è più quello dell’articolo.
Il nuovo progetto rivisto, presentato poche settimane fa, dopo tutte le modifiche richieste dagli abitanti della valle e dai sindaci, per la quota parte italiana costerà 2,8 miliardi spalmati su 10 anni di cantiere.
Più o meno come il fatturato del poker online (legale) negli ultimi 3 mesi del 2011, giusto per dare un ordine di grandezza ai problemi.
N.B. Il totale del fatturato del gioco d’azzardo del 2011 è stato di 79,9 miliardi di euro, pari a 28,5 volte il costo della Torino-Lione.
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