I fratelli Crea e il processo Minotauro

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Il processo per l’inchiesta Minotauro prosegue: la scorsa settimana, la condanna di 73 persone, la maggior parte per associazione di stampo mafioso, è stata chiesta dalla Procura di Torino, nel procedimento dell’indagine della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Torino che l’8 giugno 2011 ha colpito le cosche della ’ndrangheta in Piemonte e svelato tentativi di condizionamento della vita politica locale. Le richieste sono state formulate per gli imputati che hanno scelto di farsi giudicare, con il rito abbreviato. La pena più alta, 15 anni, è stata proposta per Aldo Cosimo Crea. Ma Aldo Cosimo, insieme al fratello Adolfo, è una vecchia conoscenza degli inquirenti piemontesi.

 

Le cronache cittadine lo citano negli ultimi anni, nelle inchieste sul gioco d’azzardo e sulle estorsioni (leggi qui un articolo del 2008, su “La Stampa”).

 

Noi stessi ne abbiamo raccontato parte delle imprese criminali, ed era il luglio 2009 (leggi qui). 

 

Narcomafie li ha citati in più occasioni.

 

Ancora due settimane fa, Giuseppe Legato, ne scriveva in un bell’articolo, sempre sul quotidiano torinese (leggi qui)

 

Che i Crea siano pericolosi, dunque, non è una novità. Che abbiano soppiantato il dominio dei Belfiore, nemmeno. Che ritornino ricorrenti i loro nomi, nelle inchieste degli ultimi anni, non è un mistero: basterebbe osservare con attenzione la pagina di wikipedia sulle locali di ‘ndrangheta, per quel che riguarda il Piemonte. A ottobre sapremo gli esiti del processo per rito abbreviato, in attesa del risultato del processo per i restanti imputati, che hanno optato per la formula normale.

Il punto resta lo stesso: i Crea sono solo il sintomo più violento e arrogante dell’Ndragheta in Piemonte. Non pensiamo che colpire la parte militare dell’organizzazione mafiosa possa esimerci dall’analizzare, a fondo, le collusioni con i pezzi della politica e dell’imprenditoria. Anche e soprattutto nei nostri, a volte ancora insospettabili, territori. 

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