Mancini, The Guardian

Condividi

mancini


Continua la collaborazione oltre manica di Roberto Mancini con il Guardian.

Una preziosa collaborazione all’insegna della libertà d’informazione.

Roberto ha scritto sul giornale inglese proprio di informazione e giornalismo e del delicato caso del testamento biologico.

A questo link potete trovare i suoi ultimi articoli

http://www.guardian.co.uk/profile/roberto-mancini


Di seguito la loro traduzione in italiano.


9 aprile 2009

Legge sul testamento biologico, il Vaticano governa l’Italia per interposta persona e vuole abolire la laicità dello stato.


Mi scuseranno i lettori, ma sono costretto per amore di verità ad adottare un linguaggio degno dell’Irlanda del Nord, che ci riporta indietro di circa 150 anni.

Purtroppo si tratta dell’unico modo adeguato per descrivere quanto succede nella Repubblica italiana, minacciata nella sua laicità dal potere papista di una Chiesa sempre più intollerante e trionfante.

Se verrà confermata dalla Camera dei deputati, la legge sul testamento biologico approvata dal Senato italiano riporterà il Paese ad un clima oppressivo, di bieco oscurantismo papalino. La maggioranza berlusconiana, completamente in preda ai deliri integralisti di Comunione e Liberazione, una setta simpatizzante dei tradizionalisti levefriani e del potere temporale del papa-re, ha licenziato un provvedimento vergognoso: nemmeno la volontà del paziente e della sua famiglia, anche se espressi davanti ad un notaio, potranno essere vincolanti per il medico curante.

Le terapie non potranno essere sospese in alcun caso.

Santa Madre Chiesa continua a pretendere di dirigere non solo la vita, ma anche la morte degli italiani. Mediaset nel frattempo si incarica di surrogare la scuola, orientando le coscienze al consumo compulsivo.

In sostanza papa Ratzinger e la potentissima Cei (Conferenza episcopale italiana, l’assemblea dei vescovi) hanno scelto l’Italia come bunker di resistenza allo stato laico, nato dalla rivoluzione francese, pretendendo a tutti i costi un atto di fede da parte dei non credenti.

Tappa essenziale di questo processo di restaurazione politica, la completa liquidazione dottrinale del Concilio Vaticano II, odiato dai seguaci di Levefre e da tutti gli iper-conservatori.

Come notato da molti commentatori, trasformare una convinzione religiosa in legge della Repubblica è un atteggiamento teocratico degno di un ayatollah iraniano.

All’interno del clero conformismo ed opportunismo la fanno da padroni, per cui solo poche ed isolate voci di dissenso si sono levate. Fra queste da menzionare quella di don Andrea Gallo, coraggioso e combattivo fondatore della comunità genovese di San Benedetto: “la democrazia non può fondarsi sulla fede, ma sulla libertà, giustizia e diritti individuali, la legge del Senato e dei vescovi è una violenza… nella Chiesa il primato della coscienza personale è la base della dottrina, e chi lo nega è un eretico. Le gerarchie ecclesiastiche sostengono crociate fanatiche”.

 

17 febbraio 2009

Panem et circenses nell’ Italia di Berlusconi: contro i giornalisti leggi liberticide, violenza criminale e violenza legale. Per l’opinione pubblica intrattenimento televisivo a go go, calcio, lustrini e paillettes


In Italia la libera stampa è minacciata in tre modi:

1) con la violenza aperta dalle mafie : la Camorra a Napoli, la ‘ndrangheta in Calabria, Cosa Nostra in Sicilia e la Sacra Corona Unita in Puglia. Una decina di giornalisti lavorano sotto la protezione della polizia.

Oltre al romanziere Roberto Saviano, autore del best seller Gomorra, vive sotto scorta anche Rosaria Capacchione, cronista del mattino di Napoli ed autrice del libro “l’oro della camorra”, che analizza gli investimenti economici internazionali dei criminali napoletani.

Ma il caso più significativo è quello di Lirio Abbate, 38 anni, corrispondente a Palermo dell’agenzia di stampa Ansa, scortato 24 ore su 24.

Egli -autore dell’illuminante libro “i complici”- ha riferito a RSF (Reporters Sans Frontieres) che i giornalisti sono sempre più esposti ai rischi: “Da dieci, quindici anni, i capi mafia sono cambiati. Non si tratta più di contadini, di uomini delle campagne. Oggi, sono medici, uomini politici, persone che hanno studiato, laureati. Sanno a che punto l’informazione sia importante e per questo motivo cercano di manipolarla. La violenza è solo la punta dell’iceberg. I giornalisti possono anche cedere alle pressioni, essere corrotti e comprati.”

2) Con leggi liberticide, volte ad ostacolare il lavoro di giudici e giornalisti coraggiosi, votate dallo schieramento politico di centrodestra e di centrosinistra, purtroppo coalizzati.

Entrambi hanno deciso di coesistere pacificamente con le mafie, grandi collettrici di voti, a patto che esse non pratichino strategie apertamente stragiste, troppo eclatanti.

Il Consiglio dei ministri italiano ha infatti approvato all’unanimità un progetto di legge che limita il ricorso alle intercettazioni telefoniche per i reati per i quali sono previsti meno di dieci anni di carcere. Il testo prevede anche di sanzionare con condanne al carcere e pesanti ammende l’utilizzazione sui media di queste intercettazioni senza l’autorizzazione di un giudice.

L’approvazione di questo progetto di legge solleva pesanti sospetti. Mentre rivendica una migliore protezione della privacy, il testo in realtà sottrae certi reati alla conoscenza dell’opinione pubblica e alle indagini della magistratura.

3) con l’aumento esponenziale di insulse trasmissioni di intrattenimento sia da parte delle reti private berlusconiane sia da parte della Tv pubblica.

Ricordo con vergogna che nel mio Paese circa il 65% dei cittadini si forma un’immagine ed un ‘opinione del mondo unicamente grazie alle immagini televisive, e che ogni giorno solo circa 5 milioni di italiani acquistano un giornale di informazione. Una situazione da Terzo mondo





Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *