Roberto Mancini, oltre Manica e ritorno

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giornalismo

In questi giorni stiamo assistendo a qualcosa di straordinario e grave: il decreto contro le intercettazioni sarebbe un colpo di grazia definitivo per la libertà di informazione. Basta documentarsi dove ancora si può, chissà ancora per quanto: articolo 21.

Roberto Mancini, già da qualche mese, ha provato una strada tutta nuova per fare del sano giornalismo: collaborare con il Guardian.

Così il nostro “vicino” di Libera Valle d’Aosta scrive agli inglesi, ma parla agli italiani.

Ecco i suoi due ultimi lavori.

Fateci dire senza remore che siamo per la libertà d’informazione e che ne avvertiamo un forte bisogno.

Articolo 8 maggio 2009: Unsafe as Italy’s house

Articolo 10 giugno 2009: Hate at the heart of Italy’ government


Di seguito le traduzioni in italiano.


8 maggio 2009

Roberto Saviano, autore di Gomorra, già tre anni or sono aveva previsto quanto emerge dal terremoto in Abruzzo: le case e gli edifici pubblici italiani sono costruite con cemento di pessima qualità, che nessuno controlla! 

Questo è l’articolo più facile della mia vita, devo solo concordare con David Lane, autore di un intervento in questa rubrica, e citare due romanzieri italiani dalla qualità profetiche.

I fatti: 6 mesi or sono in Sicilia la Direzione Investigativa Antimafia  (DIA) ha indagato la Calcestruzzi spa, un gigante italiano della produzione del cemento, per infiltrazioni mafiose. In quell’occasione le intercettazioni hanno rivelato che la strategia per massimizzare i profitti consisteva nel fornire alle imprese cemento con una percentuale di sabbia eccessiva e privo di tondino d’acciaio del modello migliore . Per questa ragione la DIA ha richiesto una serie di controlli di qualità su ponti, autostrade, viadotti ed opere pubbliche italiane, soprattutto nel Sud.

Mentre non si conoscono ancora i risultati di queste indagini tecniche, il terremoto dell’Aquila, con quasi 300 morti, ha ribadito che in un Paese il cui suolo è per ¾ a rischio terremoto, la legge che impone costruzioni antisismiche è una mera dichiarazione di intenti, un esortazione non vincolante, che nessun costruttore segue e che nessuna autorità dello stato si sogna di far rispettare.

Prima citazione profetica: dal libro Gomorra, di Roberto Saviano,  edito il 9 maggio del 2006, ossia tre anni prima del terremoto.

A pagina 234-237 il giovane scrittore campano, condannato a morte dalla Camorra e costretto a vivere sotto protezione come Rushdie, così scriveva profeticamente, come un mago dalla sfera di cristallo:

“Io so come hanno origine le economie e dove prendono l’odore. L’odore dell’affermazione e della vittoria. Io so cosa trasuda il profitto….

….il cemento è il petrolio del Sud. Tutto nasce dal cemento. Non esiste impero economico nato nel Mezzogiorno che non veda il passaggio dalle costruzioni: gare d’appalto, appalti, cave, cemento, inerti, malta, mattoni, impalcature, operai.

L’imprenditore italiano che non ha i piedi nel suo impero del cemento non ha speranza alcuna………le banche italiane sanno accordare ai costruttori il massimo credito, diciamo che le banche italiane sembrano edificate per i costruttori.

So come è stata costruita mezz’Italia. E più di mezza. Conosco le mani, le dita i progetti. E la sabbia. La sabbia che ha tirato su palazzi e grattacieli….ora quella sabbia è nelle pareti dei condomini abruzzesi, nei palazzi di Varese, Asiago, Genova….. gli imprenditori italiani vincenti provengono dal cemento……..lo spessore delle pareti è ciò su cui poggiano i trascinatori dell’economia italiana”.

Ancora un autore italiano di religione ebraica, ancora una profezia di sconcertante modernità. Primo Levi che nel suo libro “Se non ora quando”, edito l’11 settembre 1982, così scriveva pagina 214: “ Agli italiani non piacciono le leggi, anzi gli piace disobbedirle, è il loro gioco, come il gioco dei russi sono gli scacchi. Gli piace imbrogliare: essere imbrogliati gli dispiace, ma non tanto. Quando qualcuno li inganna pensano, “vedi che bravo. È stato più furbo di me”.

Gli abruzzesi sono stati imbrogliati, e non sarà l’ultima volta.


10 giugno 2009

Il premier Berlusconi è impegnato a dirimere le questioni del suo divorzio: destino beffardo per chi già da tempo ha fatto crollare ogni confine tra vita privata e vita pubblica, utilizzando la famiglia come un’arma di propaganda politica e riducendo il dibattito parlamentare ad una pochade da rotocalco.

Dunque la vera leadership del governo italiano è ora in mano alla Lega. Lo confermano i recentissimi dati elettorali, perché in Italia domenica  7 si votava non solo per le europee, ma anche per diversi comuni e provincie. Qui, nei governi cittadini, la Lega ha fatto il pieno

Si tratta di un movimento localista di ispirazione xenofoba, espressione delle zone del nord più ricche e produttive d’Italia, quali il Veneto e la Lombardia settentrionale.

Il suo fondatore, Umberto Bossi, usa un linguaggio rozzo ed immaginifico, corredato da immagini cinematografiche di largo consumo e da luoghi comuni da bar.

Da un lato il movimento si presenta come custode della tradizione cattolica, dall’altro lato inventa una simbologia di rito celtico  copiata dai fumetti di Asterix ed Obelix: il dio Po, la Padania celtica, il pellegrinaggio estivo alle fonti del fiume, la resistenza contro Roma, cloaca di tutti i vizi ed i difetti d’Italia.

Il suo simbolo, il Carroccio, rappresenta un carro da guerra trainato da buoi, intorno al quale di radunavano a combattere le fanterie dei comuni medievali. Il guerriero raffigurato nel logo della Lega è Alberto da Giussano, che nel 1176 sconfisse l’imperatore Federico Barbarossa.

Non si tratta di un’immagine, ma di un programma politico: la virtù guerriera dei piccoli comuni contro ogni invasione che viene da fuori.

Noi, suggerisce Bossi, siamo gli eredi di piccoli poteri locali che da sempre si sono battuti contro gli estranei.

Il Carroccio è anche un orizzonte mentale: solo gli abitanti del comune, i compaesani, sono degni di fiducia e di rispetto, e si riconoscono come appartenenti alla comunità in quanto parlano lo stesso dialetto. Le organizzazioni internazionali, l’Onu? Avversari impiccioni..

La lingua, oltre al “sangue e suolo” dei nazisti, è diventata per la Lega l’unico criterio di identità per riconoscere gli amici dai nemici: nelle città in cui governa la Lega sono già in corso esperimenti scolastici di insegnamento del dialetto veneto o  lombardo nelle scuole.

Logico che da questo back round culturale degno del Klu Klux Klan, sia nata un’azione di governo che ha introdotto nella legislazione italiana il reato di immigrazione clandestina, e che l’attuale ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, affidi alla Libia il compito di individuare tra gli emigranti coloro che hanno diritto  d’asilo.

Un po’ come affidare la custodia della banca del sangue al conte Dracula.

Secondo elemento del pensiero leghista, il federalismo, ora diventato legge dello Stato: è il tentativo sciagurato di mandare in frantumi l’unità del paese, già debole e precaria, grazie ad una legislazione che conferisce alle regioni poteri spropositati.

Ogni governatore del nord si sentirà così un piccolo Alberto da Giussano, quando tratterà col governo centrale.

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