E’ di 20,5 miliardi di euro il volume d’affari dei reati legati all’ambiente in Italia per il 2008, secondo uno studio di Legambiente presentato dalla presidente Wanda Bonardo a Cascina Caccia nella serata di venerdì 26 marzo. Preceduto da un’applaudita rappresentazione teatrale di una pièce de “Le città invisibili” di Italo Calvino realizzata dall’Officina culturale, le cosiddette Ecomafie sono state oggetto di un interessante dibattito a cui ha preso parte una gran quantità di persone. Queste mafie, secondo una fortunata definizione del vice-presidente di Libera, comprendono una vastità di reati che spaziano dal ciclo del cemento all’uso indiscriminato e bieco degli animali fino al traffico di rifiuti di tutti i tipi che al mercato dell’illegalità rendono molto di più di un chilo di pomodori. “Rispetto ad altri reati, gli illeciti legati alle ecomafie scorrono più vicini a noi e fanno parte di una serie di problematiche che si originano in una zona grigia in cui il confine fra il lecito e l’illegale è estremamente sottile”, spiega Bonardo. E’ il caso, per esempio, di alcuni dei lavori realizzati in Piemonte in vista delle Olimpiadi 2006 come il trampolino di Pragelato e gli alberghi vicini che oggi sono in disuso o della pista da bob di San Sicario, i cui elevati costi di manutenzione hanno fatto si che venisse chiusa quest’anno. Per tacere del villaggio Resort di Sestrière che è stato costruito in zona franosa o delle baite di Usseaux, un piccolo gioiello antico, abbattute in parte per costruire nuove villette. In tutto per questi reati sono state inquisite e arrestate 247 persone in gran parte legate alla ‘ndrangheta, che fra le associazioni mafiose è la più presente sul territorio piemontese grazie a un network di relazioni che le permette di smaltire una montagna di 31 milioni di tonnellate di rifiuti di vario tipo, alcuni dei quali tossici, che vengono prodotti da industrie del Nord e sparsi anche su terreni agricoli non solo nel Sud. In Piemonte, infatti, è successo nella zona di Castellamonte secondo quanto appurato nel corso dell’operazione Audino. A contrastare una simile realtà c’è un esercito di 9 mila guardie forestali (quanti i vigili urbani della sola Roma) che vigila sull’intero territorio italiano, ostacolata anche da una burocrazia che facilita la violazione delle procedure di controllo, ma aiutati da una serie di osservatori sui reati ambientali uno dei quali si spera nasca presto in Piemonte.
di Alberto Leproni