Lavoro: cambiamo insieme le regole

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Il tema del lavoro è tema che ci sta a cuore.


Non solo perchè la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro (art 1 cost.), ma perchè facendo Libera abbiamo capito che senza lavoro non esistono diritti e senza diritti non esiste dignità.


Per questo motivo, da luglio siamo vicini a Pino Capozzi e per questo motivo siamo attenti a quel che succede in quella che non credo sia un azzardo definire l’azienda più importante d’Italia e che ha sede a Torino: la FIAT.


Qualche mese fa , l’amminstratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne ha scritto una lunga lettera a tutti i dipendenti.

Uno di noi, Simone Marchiori, ingegnere della Fiat Povertrain Technologies, ha risposto personalmente a quella lettera.

La pubblichiamo, perchè crediamo che non si debba spegnere l’interesse per ciò che concretamente significa la parola LAVORO e perchè crediamo nell’importanza di rifletterci tutti e di non dare per assodato nulla. Niente è immutabile quando è l’uomo che può scrivere e cambiare le regole. Basta volerlo davvero.




Egregio Dott. Marchionne,


sono un dipendente 33enne di Fiat Powertrain Technologies, e lavoro nell’ente Design Concept & Feasibility, occupandomi di calcoli e simulazioni (CAE). Proprio perche?, come Lei, sono convinto che le difficolta? vadano affrontate e superate insieme, in un profondo spirito di corresponsabilita?, ho apprezzato molto la Sua lettera, di cui condivido finalita? e toni e ci tengo, se avra? il tempo e la pazienza di leggerle, a restituirLe alcune personali riflessioni. Mi lasci premettere, davvero senza retorica, che amo il mio Paese e per questo milito ormai da anni in “Libera”, l’associazione fondata da Don Luigi Ciotti che si occupa di antimafia sociale e di legalita? democratica.

Anche per questo sento profondamente la responsabilita? del mio lavoro, che cerco di svolgere quotidianamente, senz’altro con i miei tanti limiti, ma anche con passione ed onesta?. Non Le nascondo che per me, cresciuto nel quartiere Mirafiori e figlio di operaio mutilato sul lavoro, varcare la porta 7 dello stabilimento di Mirafiori e? un orgoglio ed una responsabilita?. Mi sento profondamente legato a quest’azienda da un forte senso di appartenenza.

Mi creda: la motivazione piu? forte che mi anima nello svolgere il mio lavoro non e? legata ne? allo stipendio, ne? alla carriera, ma allo spirito di servizio verso la comunita? a cui appartengo, alla cui crescita sociale avverto il dovere di contribuire. Credo che la missione storica di ogni generazione sia quella di restituire ai propri figli una societa? un po’ migliore ed un po’ piu? giusta.

Condivido molto anche il Suo invito a superare individualismi, divisioni, contrapposizioni interne e steccati ideologici a favore del bene comune, in una logica di corresponsabilita?. Credo altresi? che questo ci richieda di scommettere su un’altra parola che a me personalmente sta molto a cuore: fiducia. Fiducia nel futuro, fiducia nei propri mezzi, ma soprattutto fiducia l’uno nell’altro.

Allora, rispetto alla vicenda di Pomigliano, non voglio entrare nel merito tecnico della vertenza (non e? lo scopo di questa mia riflessione), ma, parafrasando Paolo Borsellino, credo “dobbiamo avere tutti piu? coraggio”. Piu? coraggio le organizzazioni sindacali nell’isolare ed eventualmente sanzionare i lavoratori disonesti che abusano dei diritti conquistati dai nostri padri, con cio? erodendoli e svuotandoli dei significati piu? nobili. Ma anche piu? coraggio da parte dell’azienda nel perseguire logiche di maggiore efficienza e competitivita? scommettendo su quei diritti, distinguendo gli onesti dai disonesti, senza cedere alla tentazione della deroga, della scorciatoia e dell’eccessiva semplificazione.

Vede, su una frase della Sua lettera mi permetto di dissentire: “Le regole della competizione internazionale non le abbiamo scelte noi e nessuno di noi ha la possibilita? di cambiarle, anche se non ci piacciono”. Don Lorenzo Milani diceva: “Il mio problema e? uguale al tuo, sortirne da soli e? l’avarizia, sortirne insieme e? la politica”. Io credo che ciascuno di noi con le sue scelte, con i suoi comportamenti, la sua testimonianza faccia politica ed influenzi le scelte collettive. Se le regole attuali non ci piacciono, abbiamo tanti modi e tanti strumenti per cambiarle. Un’azienda come quella di cui facciamo parte deve raccogliere la sfida dell’eccellenza e del miglioramento continuo, dimostrando che si puo? competere sul mercato mantenendo al centro la dignita? dei lavoratori.

Per la mia attivita? “sociale” in “Libera” ho avuto modo di incontrare, anche in queste ultime settimane, persone di ogni provenienza geografica, straordinarie, capaci di rappresentare un’Italia diversa da quella che spesso viene rappresentata. Cosi? come nell’ambito professionale, sono davvero tanti i colleghi preparati ed appassionati con cui ho a che fare quotidianamente.

Per questo sono convinto che, tutti insieme, ce la faremo.

Distinti Saluti



In fede

Simone Marchiori