Occhi aperti sul caso Amiat

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A cura dell’Osservatorio di Libera Piemonte

Il 12 gennaio 2012, aquasi un anno dal rinvio a giudizio degli imputati – ai quali si contestano i reati di istigazione alla corruzione e turbativa d’asta – si è tenuta presso il Tribunale di Torino la prima udienza del caso Amiat. La settimana successiva, il 19 gennaio, ha cominciato a deporre, rispondendo alle domande del sostituto procuratore Carlo Maria Pellicano, il testimone chiave del processo: Raphael Rossi. I fatti da cui il procedimento prende le mosse risalgono all’autunno del 2006, momento nel quale Rossi era vicepresidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Amiat s.p.a. interamente partecipata dal Comune di Torino. In quanto consigliere, Rossi era chiamato ad esprimersi sul progetto dei tecnici Amiat per l’acquisto di un “presso estrusore” del valore di 4,2 milioni di euro prodotto dalla ditta  Vm Press di Alessandria, per il quale il Presidente stesso di Amiat insisteva molto. Tuttavia, in ragione di rilevanti anomalie procedurali (prima fra tutte l’elusione delle procedure pubbliche della gara d’appalto, normalmente applicate da Amiat per spese analoghe), Raphael Rossi si oppose all’acquisto del macchinario, che riteneva, inoltre, di dubbia utilità. Rossi presentava allora una relazione in cui riassumeva i motivi ammnistrativi tecnici e gestionali per i quali a suo avviso il macchinario non era da acquistare. Per superare le sue resistenze, nell’autunno del 2007, fu lo stesso ex-presidente di Amiat Giorgio Giordano – che oggi ha patteggiato una pena di un anno – a proporre a Rossi una tangente da 50mila euro. Probabilmente, se il destinatario di questo evidente tentativo di corruzione fosse stato un altro, non se ne sarebbe (purtroppo) saputo nulla. Invece, il giovane amministratore denuncia immediatamente l’episodio alla Procura della Repubblica, che gli richiede di fingere di accettare la tangente per accertare l’entità del fenomeno corruttivo (il cui importo, su indicazione dei magistrati, Rossi riesce ad aumentare considerevolmente), nonché l’identità dei terzi eventualmente coinvolti. Collaborando, Rossi permette alla magistratura di acquisire le prove del tentativo di corruzione e di coinvolgere nell’indagine anche i tre dirigenti della ditta fornitrice del macchinario (Giovanni Succio, Carlo Gonella e Giorgio Malaspina) ed il dirigente dell’azienda municipalizzata Giancarlo Gallo, nonché Leonardo La Torre (ex sindaco di Aosta) e Salvatore Luberto (imputati in un filone d’inchiesta parallelo, aperto grazie alle intercettazioni disposte per il caso Amiat). Sulle vicende che hanno dato avvio all’inchiesta, per il momento, si sono concentrate le deposizioni rilasciate nelle prime due udienze del processo, nelle quali è stata inoltre accettata la costituzione di parte civile di Rossi e dell’Amiat contro gli imputati. Non ha invece presentato medesima istanza, nonostante l’approvazione all’unanimità di tale ordine del giorno in un Consiglio comunale di fine 2010, il Comune di Torino, al quale tra l’altro Rossi si era rivolto per cercare sostegno, anche nel pagamento delle spese legali, sin dal momento dell’arresto degli indagati. Un sostegno che Raphael Rossi sicuramente merita per il coraggio e l’onestà dimostrati dalla scelta di rifiutare la tangente e di collaborare con la magistratura: scelta che invece di essere un’apprezzabile eccezione, dovrebbe costituire la norma in ogni Paese democratico, che assuma quale obiettivo principale dell’azione dei suoi apparati l’interesse ed il bene generale. Anche per questo motivo, questo osservatorio dedicherà particolare attenzione alla vicenda Amiat, seguendo da vicino l’avanzamento del processo e l’accertamento delle responsabilità di chi, al contrario, ha preposto il proprio interesse ed un beneficio personale a quelli più ampi della collettività. Per cominciare, ecco alcune domande che abbiamo posto a Raphael Rossi in seguito alle prime due udienze del processo Amiat: 1. Quali sono le tue osservazioni sulle udienze tenutesi? Con la lodevole eccezione di Libera e del Fatto quotidiano che hanno seguito la cosa, mi sono sentito solo per l’assenza del comune di Torino, quasi che fosse una battaglia mia personale contro le persone che avevano tentato di corrompermi. Mi pare davvero che il cittadino che si comporta correttamente e che come nel mio caso fa risparmiare 4,2 milioni alla collettività e denuncia i corruttori dovrebbe essere sostenuto di più dalle istituzioni, questo renderebbe più facile queste dinamiche che appunto dovrebbero essere normali.  2. Quando sarà la prossima udienza e su cosa si terrà? Il 13 febbraio 2012 aula 44 ore 9.00 si riprenderà con il mio esame da parte del PM e poi il mio controesame da parte delle difese degli imputati. Abbiamo interrotto la scorsa volta raccontando ciò che è successo, arrivando poco prima del compiersi del reato. 3. Quali sono le ragioni del mancato sostegno delle Istituzioni? Hai mai ricevuto una spiegazione da parte del Comune sulla sua mancata costituzione quale parte civile? Non ho ricevuto nulla, nè una telefonata di sostegno, nè il pagamento delle spese legali che cominciano ad essere ingenti, nè un gesto simbolico che dimostri come il Comune non sia soggetto neutro ma parte in causa e che stia dalla parte di chi denuncia la corruzione. Il silenzio purtroppo lascia intendere distrazione sul tema o forse peggio ancora. 4. La società civile, in questa fase cruciale, ti sta supportando? Cosa potrebbe fare di diverso? La società civile, cioè i media, le associazioni e i cittadini, sono la forza viva e straordinaria di questo paese. Se non ci fosse il loro sostegno io oggi sarei sconfitto e vivrei con amarezza il dover portare avanti questa battaglia, nonché l’aver sùbito ritorsioni e stress solo per il fatto di aver voluto fare il mio dovere. 5.Per quali ragioni di sei costituito parte civile? La magistratura, nell’indire il processo, mi ha individuato come parte lesa. Ho ritenuto di dare seguito a questa indicazione, così presenziando e partecipando a tutte le fasi del processo non solo in quanto testimone ma anche come parte in causa. Debbo poi aggiungere che mi sono sentito danneggiato da quanto accaduto: una persona che stimavo mi ha proposto di vendermi…inoltre nel denunciare ho corso dei rischi enormi- Se non avessi dimostrato tutto, come poi è stato, nel denunciare mi esponevo al rischio di querela per diffamazione. Insomma, nel collaborare con la giustizia durante le indagini e poi fingendo di accettare la tangente ho corso dei rischi e sopportato stress.

One thought on “Occhi aperti sul caso Amiat

  1. tagueule Reply

    La Torre è stato nominato oggi membro della commissione anti mafia della Regione Valle d’Aosta.

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