Cuffaro ha favorito la mafia e lascia l'Udc

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Totò Cuffaro lascia l’Udc.

Davide Mattiello, raggiunto telefonicamente a Roma, esprime il suo commento: la politica ha perso l’enessima occasione…

Alla luce della condanna di secondo grado a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, il deputato ed ex presidente della Regione Sicilia, lascia ogni incarico di partito.

Così, come era successo dopo la senenza di primo grado, quando a caldo disse che non si sarebbe dimesso, l’onorevole Cuffaro torna sui suoi passi.



Ancora intrecci tra mafia e politica.

Oggi sabato 23 gennaio 2009, arriva la notizia della condanna in appello per il vice-segretario dell’Udc, Salvatore Cuffaro.

Proprio nella settimana in cui le forze dell’ordine sventano l’attentato a Rosario Crocetta, ex sindaco di Gela, oggi eurodeputato: dimostrazione del fatto che Cosa Nostra non è ancora morta e sepolta e che ha una memoria elefantiaca per il regolamento dei conti con chi le sbarra la strada.


La notizia non può lasciare indifferenti e le due vicende mettono in luce due atteggiamenti della politica nei confronti delle mafie, diametralmente antagonisti : il dialogo, la convivenza, il favoreggiamento versus l’opposizione ferma e coraggiosa.


La condanna per “Vasa Vasa” è a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato nell’avere agevolato Cosa nostra e per rivelazione di segreto istruttorio.


So di non essere mafioso, so di non avere mai favorito la mafia. Ma questo non vuol dire che non si debbano rispettare le sentenze. Le sentenze sono espresse dalle istituzioni e vanno comunque accettate. Ne sento la pesantezza come cittadino e questo non modifica il mio percorso politico” questo il commento del senatore Salvatore Cuffaro.


Abbiamo la netta sensazione che questa volta ci sia poca voglia di festeggiare con conferenze stampa a base di cannoli siciliani.


Tutte le sanzioni, per tutti gli imputati del primo grado di giudizio, sono state aggravate dalla corte d’appello di Palermo e la verità processuale, ad oggi accertata, ha le carte in regola per determinare ripercussioni politiche.

Questa sentenza rappresenta infatti una prova tangibile dell’intreccio tra mafia e politica ed oggi più che mai la politica deve dimostrare la sua credibilità e la sua coerenza.


Tuttavia non esultiamo per questa sentenza.

In attesa di questi segnali di vitalità, continuiamo a fare il nostro lavoro quotidiano per l’educazione alla legalità e per il riutilizzo sociale dei beni confiscati: sono il nostro biglietto da visita, nel dialogo continuo con le istituzioni, per dimostrare la nostra credibile corenza.



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