Milano, la finanza e la mafia

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ambrosoli


Massimo Ciancimino è un fiume in piena. Ogni volta che è chiamato a deporre avvalora le molte tesi che rimarcano il patto di ferro esistente tra mafia e Stato, almeno fino alla prima metà degli anni ’90. Papello e trattativa; riciclaggio delle ricchezze di Cosa Nostra nell’edilizia della capitale morale d’Italia; i nuovi interlocutori della malavita siciliana dopo l’arresto del padre, sindaco mafioso di Palermo; il ruolo ricoperto dal Generale del Ros all’epoca della trattativa per fermare la stagione dello stragismo mafioso.


Invenzioni o verità? Passando in rassegna una per una le affermazioni di Ciancimino Jr. i riscontri che si hanno, analizzando quella stagione, sono innegabili. Ma non possono considerarsi, fino alla pronuncia definitiva della magistratura, una verità assoluta.


Berlusconi e il miracolo edile Massimo Ciancimino non è la prima persona a spiegare come il giovane Silvio Berlusconi si sia fatto largo tra i palazzinari lombardi. Per il figlio del sindaco Mafioso di Palermo, il capitale necessario a costruire Milano 2 arriva proprio dalla Sicilia. Intrecciando altre dichiarazioni, questa esternazione non sembra poi un assurdo. A prestare il denaro al giovane imprenditore edile è la Banca Rasini, piccolo istituto di Credito milanese, definito da Michele Sindona , prima di morire bevendo una tazza di caffè al cianuro, la “banca della mafia”.


Mori, il vigilante sotto processo Ciancimino lo accusa di essere stato il tramite tra lo stato e la mafia. E’ il generale a intessere i Rapporti con Vito Ciancimino, al fine come fermere l’ala militare di Cosa Nostra. Oggi è accusato di aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano, ma è anche altro. Insieme a De Donno, è stato chiamato a vigilare sull’aggiudicazione degli appalti milanesi dell’Expo 2015. Innocente, certo. Ma non c’era proprio nessun altro sulla piazza?


Via Vito arriva Marcello Dopo l’arresto di Vito Ciancimino è Marcello dell’Utri a far da tramite tra lo stato e la mafia. Lo ha dichiarato Massimo Ciancimino, che lo è venuto a sapere dal padre, il sindaco Dc di Palermo. E non è il primo caso in cui Dell’Utri, senatore del Pdl e ideologo di Forza Italia, viene additato di aver avuto rapporti con la malavita. Non dimentichiamo, infatti, che il senatore, di origine siciliana ma di adozione meneghina, è stato condannato in primo grado a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa.


Milano capitale morale d’Italia? Ricca, forse più ogni altra città italiana. Avida di capitali per permettersi una continua espansione economina. Caratteristiche che non sono sfuggite alla malavita, organizzazione che necessita un continuo riciclaggio di capitali illeciti. E’ storica la presenza della mafia a Milano. Ora comanda la ‘ndrangheta, prima Cosa Nostra, ma i rappresentanti istituzionali meneghini hanno sempre righettato questa accusa. La storia della città, quella dei giorni nostri come quella del passato, ci racconta un altro volto della Milano laboriosa, fatta di omicidi, sequestri, riciclaggio nell’edilizia, nella finanza. Per Pillitteri prima e Moratti poi, Milano è tutt’altro


Verso il 21 Marzo Tre storie che partono dalla Sicilia per ritrovarsi a Milano. Esempi, come tanti altri se ne potrebbero fare. Si terrà proprio a Milano la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime di Mafia. Una manifestazione che acquista ulteriore significato, visti gli ultimi risvolti. Andare a Milano, il prossimo 20 Marzo, servirà a dimostrare a quanti rifiutano l’idea di una città infiltrata dal potere mafioso quanto sono lontani dalla realtà. L’Expo è alle porte, il rischio d’infiltrazione delle cosche nelle opere pubbliche è alto. Manifestare all’ombra della Madonnina può servire ad aprire quegli occhi volutamente miopi. Non tentarci sarebbe una resa e un torto a chi, in questa Milano, ha perso la vita per mano mafiosa. Un nome su tutti: Giorgio Ambrosoli, morto l’11 luglio del 1979, per volere di Michele Sindona.