Pino Capozzi: 30 anni dopo i 40mila

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E’ giunta ieri la notizia dal Tribunale del Lavoro di Torino: Pino Capozzi deve essere reintegrato, diciharando così antisindacale il comportamento della Fiat nel licenziamento di Pino. Oggi conosceremo le motivazioni della sentenza. Certamente è una vittoria: per Pino e per tutti noi che dal primo momento abbiamo accompagnato con Benvenuti in Italia, Libera e Acmos questa storia. Una storia per la dignità e e per i diritti. Una storia sulla quale dovremo vigilare ancora. Per questo ricordiamo oggi i 30 anni dalla marcia dei 40mila.

Lo facciamo con le parole di Simone Marchiori che fanno conoscere a chi non sa e che invitano ancora alla riflessione ed alla discussione.

Buona lettura e Buon Lavoro!




Torino, 14 ottobre 1980. E’ una giornata uggiosa, tipica da autunno torinese. Dal “Teatro Nuovo”, parte
un corteo silenzioso che si ingrossa sempre più attraversando le vie cittadine. Sono migliaia di uomini e
donne, passerà alla storia come la “la marcia dei 40000”.



E’ un corteo anomalo, pochi striscioni, qualche cartello bianco con scritte ordinate e soprattutto tutte quelle persone in giacca e cravatta. Sono i dirigenti, capi squadra, capi reparto, i quadri intermedi della FIAT che, guidati da Luigi Airisio, rivendicano il diritto arientrare nella “loro” fabbrica. Molti cittadini si uniscono spontaneamente alla marcia. La maggior parte della città accoglie questo corteo quasi come una liberazione.



E’ un anno difficile, il 1980. Il paese sta cercando faticosamente di lasciarsi alle spalle la violenza degli
anni ’70, ma deve fare ancora i conti con gli omicidi Bachelet, Amato, Galli e con le ombre stragiste di
Ustica e di Bologna. E’ un anno funestato da una grave crisi economica. Il debito pubblico è di 43mila
mld, l’inflazione al 22%, lo stipendio di un operaio è di 350 mila lire al mese. Il tasso di assenteismo nelle
fabbriche è al 46%. Il prezzo del petrolio è aumentato del 100% in un anno.



Il 9 maggio 1980 i vertici FIAT annunciano la richiesta di Cassa Integrazione. Guadagni a partire da
settembre, per 8 giorni, per 78000 dipendenti. E’ una decisione traumatica ed inattesa. Solo pochi mesi
prima, il successo della “Panda”, una vettura rivoluzionaria nella sua essenzialità, uscita dalla matita di
Giorgetto Giugiaro, aveva spinto l’azienda a nuove assunzioni. Ma è un fuoco di paglia, perché la FIAT
è uscita “malconcia” dalla crisi petrolifera della metà degli anni ’70 e accusa più di altri la crisi mondiale
dell’auto e la concorrenza della case giapponesi che si sono affacciate prepotentemente nei mercati europei.
Il 31 luglio, con le dimissioni di Umberto Agnelli, Cesare Romiti, il manager dal pugno di ferro imposto dal presidente di Mediobanca Enrico Cuccia, diventa l’amministratore delegato unico della FIAT.



L’11 settembre viene annunciato il licenziamento di 14469 lavoratori. E’ la decisione che dà fuoco alle polveri e il via ai giorni più duri della lotta operaia a Fiat Mirafiori, i famosi “3