Il 1992, sembra ieri…ma è ancora Tangentopoli?

Condividi

a cura dell’Osservatorio di Libera Piemonte

Tra la fine degli anni 80 e gli inizi degli anni 90 del secolo scorso, alcuni fatti importanti accaddero nel mondo tra cui, accompagnato da un’estrema gioia collettiva, la Caduta del muro di Berlino, che dal secondo dopoguerra in poi aveva materialmente diviso in due la capitale tedesca rappresentando la divisione del mondo in due grandi blocchi, quello filosovietico da una parte e quello capitalistico filoamericano dall’altra.

In quel clima di grande confusione ma anche di grande liberazione di energie, anche in Italia ci si apprestava ad una svolta importante. Agli inizi del 1992, a causa dei fatti impattanti che accaddero, si parlò di fine della Prima Repubblica, quasi a volere scindere la storia del nostro paese in due parti di cui la seconda appena nata avrebbe segnato un importante cambiamento di idee, di costumi, soprattutto di moralità. Se è stato così oppure no è una domanda che ogni italiano più o meno giovane probabilmente si pone, sperando ogni volta di potersi dare risposte più incoraggianti.

L’evento che innescò la miccia, risale ad un pomeriggio di inverno, precisamente il 17 febbraio 1992. Nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria condotta dalla Procura di Milano fu arrestato un certo Mario Chiesa, esponente del partito socialista, e presidente del Pio Albergo Trivulzio, un istituto per anziani maglio noto come la Baggina. Fu colto “con le mani nel sacco”, perché aveva appena intascato una somma di qualche milione di lire da un imprenditore monzese per favorirlo in un appalto. L’episodio avrebbe anche potuto rimanere in ombra, tuttavia si scatenò un’ondata di confessioni, un allargamento delle indagini anche ad altre parti d’Italia, e un buon numero di avvisi di garanzia a personaggi politici e imprenditoriali. L’opinione pubblica fu fortemente indignata dal disvelamento di questo scenario di corruzione presente in tutti i settori della società, soprattutto un sistema di tangenti molto esteso negli appalti pubblici. Ci si rese conto della vastità del materiale e dei fatti su cui indagare, pertanto inevitabilmente si arrivò a creare un gruppo che lavorasse sulla stessa inchiesta, un pool composto da diversi magistrati (tra cui i più noti sono Gerardo D’Ambrosio, Francesco Saverio Borrelli, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo, Antonio Di Pietro, Tiziana Parenti, Ilda Boccassini, Francesco Greco).

Così anche il lessico italiano si arricchì di nuova linfa con quei termini “Mani pulite” e “Tangentopoli” usati proprio in quella fase storica per indicare quella stagione e quelle inchieste. In particolate il termine Tangentopoli (costruito da “tangente” e dal suffisso “-poli” ossia città) che significa città delle tangenti, fu il nome dapprima dato a Milano, origine delle prime indagini, ma poi preso a modello per indicare i vari scandali giudiziari successivi, anche non propriamente legati alla sola corruzione (come i più recenti Vallettopoli e Calciopoli).

Il caso giudiziario più eclatante della stagione di Mani Pulite fu legato alle vicende finanziarie della joint venture Enimont, il processo si svolse a Milano e fu presieduto dal giudice Tarantola. La Enimont fu un’importante società italiana nata nel 1988 da un’operazione di fusione tra due colossi della chimica, la Eni (statale) e la Montedison (privata). L’affare Enimont però non funzionò, così, per facilitare la successiva vendita delle attività della Montedison, pare fossero state pagate tangenti a diversi partiti dell’epoca. In questo processo furono sentiti come testimoni o come imputati anche svariati esponenti politici dell’epoca e diverse furono le condanne in tutti e tre i gradi di giudizio, fino al primo verdetto della Cassazione nel 1998. Precedentemente, e in separato giudizio, si era svolto il processo a carico di Cusani, accusato di reati collegati alla Enimont. Il processo ebbe gran rilievo mediatico, venendo trasmesso in tv sulle reti della Rai, e riscuotendo un certo successo, soprattutto per la carrellata di politici che, a vario titolo, vi erano intervenuti.

Meno clamorose le altre inchieste, come ad esempio quella legata a personaggi della sanità di allora per presunte tangenti relative al commercio di flaconi di sangue ed emoderivati infetti.

Un altro processo fu quello riguardante episodi corruttivi che diedero origine ad uno scandalo che coinvolse l’Ipab, uno degli storici istituti di assistenza milanese, ed avente ad oggetto un giro di “mazzette” per la vendita di immobili pubblici a prezzi agevolati. Gli esempi si potrebbero moltiplicare, in quei primi anni 90 ogni giorno, se non ogni ora, si poteva sentire nelle cronache quotidiane di qualcuno che era indagato o coinvolto in qualche affare di tangenti.

Le elezioni che si tennero nell’aprile del 1992 segnarono un calo dei consensi per tutte le maggiori formazioni di allora, di destra e di sinistra come di centro (D.C., P.S.I., P.D.S. e P.R.C), mentre videro l’avvento di altre come la lega Nord, che ottenne buoni risultati nell’Italia Settentrionale. Il nuovo Presidente della Repubblica fu il democristiano Oscar Luigi Scalfaro, eletto più o meno nei giorni in cui vennero uccisi il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della scorta (23 maggio 1992), quindi in un ‘atmosfera di grande caos. Di li a poco, il 19 luglio 1992, ci fu l’assassinio del giudice Paolo Borsellino e dei cinque uomini della sua scorta. Il fervore e la rabbia del paese fu in quel momento molto evidente, infatti durante i funerali degli agenti, il Presidente Scalfaro e l’allora Presidente del Consiglio Amato, furono contestati e insultati dalla gente. Sul fronte politico intanto, sin da subito, Scalfaro si rifiutò di concedere incarichi ai politici vicino agli inquisiti delle varie inchieste. Tra gli inquisiti illustri vi fu anche Bettino Craxi, leader del Partito Socialista Italiano e presidente del Consiglio dal 1983 al 1987 in due governi consecutivi. La sua storia giudiziaria è molto complessa, meriterebbe un approfondimento, che si lascia alla curiosità dei singoli lettori.

Quello che si può sottolineare è che emerse una situazione piuttosto nebulosa sui finanziamenti illeciti ai partiti e che, probabilmente, non tutta la verità è stata scandagliata: lo stesso Craxi fece un noto discorso in Parlamento in cui espresse la sua convinzione circa una situazione generalizzata di corruzione anche negli altri partiti. In quella situazione di perdita di rappresentatività, molti dei partiti tradizionali iniziarono a non avere più importanza nel panorama politico italiano (in particolare la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista Italiano), mentre si andava preparando la successiva ascesa di Forza Italia nel 1994, anno in cui fece il suo ingresso in politica l’imprenditore Silvio Berlusconi, vincendo le elezioni. Correlativamente, in quel clima incendiato, anche le posizioni nei confronti del pool di magistrati milanese si rivelarono contrastanti. Da un lato, buona parte dell’opinione pubblica, vedeva in quei giudici quasi degli eroi liberatori, dall’altra lo stesso Di Pietro e diversi magistrati del pool vennero sottoposti ad ispezioni e via via denunciati per vari reati. Solo tra la fine del 1995 e gli inizi del 1996 si giunse ad uno scagionamento dalle varie accuse.

La fase che segue Tangentopoli lascia aperte molte domande, l’impressione è che l‘iniziale spinta propulsiva che sembrava preludere ad una rigorosa e coerente discussione sulla questione della corruzione politica, quantomeno per arginarne la consistenza, non pare avere dato i suoi frutti. Anche recentemente, altri fatti di corruzione o di concussione sono all’attenzione delle cronache giudiziarie a seguito dell’apertura di nuove inchieste, e ciò in diversi settori e in diverse parti della penisola, a significare la trasversalità e l’ubiquità, se così si può dire, del fenomeno criminoso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *