Intervista a Davigo

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Lasciati corrompere dall’onesta informazione

rubrica a cura del Presidio Cassarà, per l’Osservatorio di Libera Piemonte

 

“Oggi gli amministratori pubblici non ricevono quasi più denaro, ma prestazioni di altro tipo (ad esempio i famosi “massaggi” offerti al responsabile della Protezione civile); incarichi lucrosissimi ma formalmente regolari; consulenze milionarie affidate oltre che a loro stessi, a familiari o persone di loro fiducia. Inoltre è molto più difficile individuare un compenso concesso in cambio di singoli atti: esistono sistemi “gelatinosi” nei quali i pubblici funzionari vengono “assoldati” da cricche affaristiche, divenendo per esse disponibili, a prescindere dal singolo appalto. E’ un’evoluzione che oltre a non rendere identificabile un atto di specifico favoritismo (necessario, comunque da individuare perché la norma penale sulla corruzione, risalente al 1930, lo ritiene indispensabile) genera un sistema di impenetrabile omertà che non è esagerato paragonare a quella mafiosa.
L’altro aspetto attiene alle défaillances della legislazione che si è modificata in peggio rispetto a quella (non certo perfetta) vigente negli anni di Mani Pulite; non è possibile scendere nei tecnicismi ma è dato inconfutabile che molti reati spia – quelli cioè che rendono capaci di individuare le malversazioni pubbliche – sono stati svuotati di contenuto: il reato di abuso di ufficio è divenuto meno stringente; il falso in bilancio quasi integralmente depenalizzato; i reati fiscali ridotti a ipotesi marginali. Ci sono poi i tempi di prescrizione dimezzati, tanto da rendere quasi impossibile le condanne per le vicende più gravi. E a queste modifiche sul piano sostanziale si aggiungono quelle processuali: il principio del “giusto processo” non consente più nessuna forma di utilizzo contro altri delle dichiarazioni confessorie, se non ripetute nel dibattimento (1)”.

Queste sono le parole di Raffaele Cantone, magistrato del Massimario della Cassazione: parole che introducono bene il tema dell’evoluzione della normativa riguardante la corruzione, a venti anni da Mani Pulite. Per approfondire l’argomento abbiamo posto a uno dei protagonisti del pool, Piecamillo Davigo, le seguenti domande:

1. In occasione dei 20 anni da Tangentopoli si è parlato molto delle tecniche investigative (di indagine e di interrogatorio) utilizzate allora dal pool. Al tempo stesso, si è aperta una riflessione sui limiti attuali della normativa italiana anticorruzione e sui processi di riforma (già avviati o auspicabili) per il loro superamento. Secondo Lei, se il pool si fosse trovato di fronte alle stesse vicende del ’92, ma nel quadro della disciplina anticorruzione oggi vigente e degli strumenti processuali attualmente disponibili, I risultati raggiunti sarebbero stati diversi? Se migliori, grazie a quali norme e a quali strumenti in particolare? Se peggiori, perché e quali sarebbero stati i punti di maggiori criticità?

Sarebbero stati certamente peggiori. Le ragioni sono da ricercare nelle modifiche della normativa sulle falsità contabili (operata dal centro sinistra quanto ai reati tributari e dal centro destra quanto alle false comunicazioni sociali), sull’abuso d’ufficio (dal centro sinistra) sull’accorciamento dei tempi di prescrizione (dal centro destra), ma soprattutto dall’idea data dal mondo della politica di non essere disposto a prendere le distanze da corrotti e corruttori.

2. Se Lei si trovasse a dover consigliare al legislatore le modifiche da apportare alla normativa contro la corruzione, cosa gli suggerirebbe?

Ratificare la convenzione penale sulla corruzione del Consiglio d’Europa, riscrivere le fattispecie penali in linea con tale convenzione, rivedere i termini di prescrizione e consentire operazioni sotto copertura, come avviene in tema di droga, riciclaggio ecc.

3. Secondo Lei, come si può far capire ai più giovani l’importanza della memoria storica, soprattutto su fatti così determinanti per il nostro paese?

Come ho scritto nella prefazione alla nuova edizione di “Mani pulite la vera storia”è l’oblio dei misfatti che lentamente consuma la libertà delle istituzioni.

4. Qual è la domanda a cui avrebbe voluto rispondere a venti anni da Tangentopoli e che ancora nessuno Le ha fatto?

Me le hanno fatte credo tutte, ma dipende da chi le fa e quale risposta vuole sentirsi dare.

Ecco dunque una visione lucida e velata di pessimismo su quanto è stato fatto negli ultimi anni in tema di corruzione, una tematica che a parole tutti vogliono approfondire, ma che nella pratica è spesso accantonata, perchè è un argomento che andrebbe a ledere una miriade di interessi.
Quello che emerge dalle cronache è che non si sprecano le occasioni per schierarsi contro la corruzione, da parte dei personaggi politici e istituzionali di ogni schieramento politico, nella sostanza però non si fa nulla di concreto per arginare quella che si configura certamente come una emergenza italiana (non a caso Transparency International ci colloca ultimi tra i paesi europei, ma di questo parleremo in un prossimo articolo).
Il mese scorso la Corte dei Conti ha quantificato il peso della corruzione, essa inciderebbe per circa 60 miliardi di euro ogni anno. Il dato è stato accompagnato dall’allarme sul fatto che il ddl che risiede in Parlamento ha visto rinviare il momento della sua messa in atto: era calendarizzato alle Camere per il 27 febbraio scorso ma è slittato perchè secondo il Ministro Severino la materia richiede ulteriori approfondimenti per essere affrontata nel migliori dei modi possibili.

Ma andiamo con ordine e cominciamo dai fatti dell’estate scorsa: “sul ddl anticorruzione è intesa tra governo e parte dell’opposizione. Da Pd e Idv è arrivato il via libera alla proposta di emendamento studiata dal sottosegretario Andrea Augello per sostiutire l’articolo 1 del disegno di legge. Lo stesso passaggio – contenente le linee guide per istituire una Commissione di controllo della corruzione nella Pubblica amministrazione Secondo l’intesa, l’organismo previsto coinciderà con la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle Amministrazioni pubbliche (Civit), composta da cinque membri di nomina del presidente della Repubblica, su proposta del ministro della Funzione pubblica, ma sottoposta all’assenso dei due terzi delle Commissioni parlamentari. Fuori dall’accordo resta però il Terzo polo (2)”.
Durante l’autunno il ddl ha fatto dei progressi, ciò che è stato fatto secondo le parlamentari Jole Santelli (Pdl) e Donatella Ferranti (Pd) riguarda (3):

  • autorità nazionale anticorruzione per prevenzione e contrasto dell’illegalità;
  • pubblicazione sui siti della PA delle informazioni sui procedimenti amministrativi;
  • monitoraggio periodico dei tempi dei procedimenti e tutela del dipendente che segnala gli illeciti.

Da notarsi che mentre per la parlamentare Pdl il valore aggiunto del ddl sia il carattere preventivo, per la parlamentare del Pd il testo non è adeguato per una lotta seria alla corruzione.
Nel frattempo però il panorama politico è cambiato, è finita l’era Berlusconi e il governo tecnico ha iniziato a riformare il sistema italiano, su tutti i fronti ma non sulla corruzione, cosa che lascia perplessi quanto quella di rimandare i provvedimenti sul fronte antimafia (il ddl nel 2010 era stato presentato dal Pdl ma dopo la bocciatura del Pd si è arenato. La discussione in aula riprenderà il 26 marzo, sotto le tensioni dovute al fatto che il Pdl pone dei veti sulle misure da prendere, pena il non sostegno del governo Monti).
Se da un lato è vero che il governo tecnico ha delle priorità concrete volte a salvare l’Italia dalla decadenza economica, dall’altro è anche vero che proprio la corruzione e la mafia costituiscono due bacini che affossano l’economia, quindi dare segnali forti e tempestivi in questi ambiti costituirebbe un valore aggiunto inestimabile ai fini della credibilità che stiamo tentando di recuperare a livello comunitario e internazionale.

Dunque, Davigo ci ha detto che se le leggi fossero quelle vigenti attualmente, venti anni fa si sarebbero ottenuti dei risultati peggiori di quelli effettivamente raggiunti. Quello che si nota dalle parole del magistrato è che la linea politica peggiorativa della legislazione sulla corruzione è stata perseguita tanto dai governi di destra che da quelli di sinistra, il che conduce a riflettere sulla qualità della classe dirigente. Il magistrato Cantone riporta che: “La Commissione predisposta dal ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi ha già indicato alcune linee di intervento che possono favorire l’attività di prevenzione interna da parte delle amministrazioni: si va dal rafforzamento dei poteri delle autorità di controllo, alla previsione della necessità dell’autorizzazione per ricoprire incarichi esterni, alla tutela di chi denuncia gli illeciti, all’individuazione di sanzioni disciplinari per chi con compiti direttivi non controlla.
Però non si sa ancora quali saranno le eventuali modifiche relative alla repressione penale l’attuale disegno di legge non affronta: in particolare i tempi di prescrizione che rendono spesso inutili i processi sulle tangenti, la previsione di nuove ipotesi di reato per punire le nuove realtà della corruzione, l’individuazione di meccanismi di premialità per chi denuncia e collabora, il rafforzamento delle pene accessorie contro i condannati per impedire che tornino a occupare incarichi pubblichi (4)”.

Le parole di Cantone si ricollegano con la risposta di Davigo in merito ai provvedimenti che protrebbero migliorare la normativa contro la corruzione. In particolare non si capisce dove siano le difficoltà nel ratificare la Convenzione Europea del 1999, che di per sè costituirebbe un modo concreto di operare nella giusta direzione. Altre misure riguardano l’istituzione del reato di corruzione tra privati (per approfondire vedi la scheda al link: http://corruzione.liberapiemonte.it/2011/12/31/la-corruzione-tra-privati/).
Davigo lascia un velo di speranza, che risiede nei giovani: se si persegue nella divulgazione e nella formazione delle generazioni che tra qualche anno guideranno il paese, ci sono buone possibilità di sdoganarsi dalla situazione di stasi vigente fino ad ora. Memoria e impegno dunque, che non a caso sono le parole chiave su cui si plasma l’attività di Libera, del nostro Presidio e dell’Osservatorio.

FONTI

(1) http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-vero-spread-la-corruzione/2173905/1111

(2) http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/14/ddl-anticorruzione-intesa-governo-pd-e-idv-terzo-polo-siamo-contrari-alla-trattativa/118196/

(3) http://video.ilsole24ore.com/SoleOnLine5/Video/Notizie/Italia/2011/parlamento24-7-novembre/parlamento24-7-novembre.php

(4) http://temi.repubblica.it/micromega-online/ora-la-legge-anti-corrotti/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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