Fatti gli italiani, restano da fare i cittadini: legalità e antimafia nella nuova tv

Condividi

 

“Lezioni di mafia” è stato un programma televisivo in tredici puntate andato in onda nel giugno 1992. Ideate da Alberto La Volpe, allora direttore del Tg2, e realizzate insieme a Giovanni Falcone, erano continuate anche dopo la strage di Capaci. La sedia vuota, lasciata al posto del magistrato, testimoniava una coraggiosa sopravvivenza anche nel momento più difficile. Se ne trovano ancora puntate integrali su internet.

 

A vent’anni di distanza, le lezioni tornano, con protagonisti nuovi e lo stesso intento: come il maestro Manzi aveva insegnato a leggere e scrivere agli italiani, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, il regista e autore Giuseppe Giannotti e Davide Savelli alfabetizzeranno le coscienze. “Lezioni di mafia” è stato presentato nei giorni scorsi a Prix Italia, uno dei più prestigiosi concorsi di broadcasting italiani, che quest’anno si svolge a Torino ed è dedicato alla promozione della legalità.

 

Si tratterà di dodici puntate, che andranno in onda su Rai Educational, ognuna con un tema specifico: le donne e la mafia, la religione, la storia, i pentiti, le stragi, il maxi-processo. Dall’Aula Magna della Suprema Corte di Cassazione, Grasso racconterà la mafia in Italia e all’estero, seguendo le tracce della complessa rete finanziaria della criminalità organizzata contemporanea.

 

Se di alfabetizzazione si tratta, però, bisogna partire dai bambini. Il tentativo viene portato avanti da Rosalba Vitellaro, autrice e regista, in passato, di un cartone animato su Falcone e Borsellino, che ha presentato al Prix “La missione di 3P”. Tre P come Padre Pino Puglisi, rappresentato come un goffo e simpatico personaggio noncurante dei pericoli che corre.  E che si avvale di doppiatori della qualità di Leo Gullotta, Donatella Finocchiaro e Claudio Gioé. Coprodotto da Rai Fiction e Larcadarte, andrà in onda su Rai2, Rai Yoyo e Rai Gulp. In gestazione, un cartone animato sul diritto di cittadinanza.

 

“Ho ritenuto un obbligo morale, come parlermitana, raccontare la storia di padre Puglisi – ha detto la regista – un sacerdote mandato in trincea e assassinato proprio perché aiutava i ragazzi a tirarsi fuori da situazioni difficili”. Un’eco delle parole di Pietro Grasso, che invitato a fare il programma ha risposto: “Non è che lo voglio fare, lo devo fare”. In tempi come questi, l’educazione è un dovere.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *