Nell’aula Bunker delle Vallette ha esordito l’aspetto più pericoloso dell’infiltrazione mafiosa nel territorio: il rapporto tra politica e ‘ndrangheta. Grazie alla ricostruzione del Capitano dei Carabinieri Vincenzo Bertè è stato tratteggiato il profilo di Nevio Coral, a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, per anni sindaco del Comune di Leinì, paese sciolto per infiltrazione mafiosa.
L’investigatore torna alla cena all’Hotel Verdina, a quelle promesse di lavori fatte da Coral in cambio di voti per il figlio Ivano, candidato alle provinciali del 2009.
Quelli che Coral chiama imprenditori quella sera hanno – già all’epoca – svariati precedenti penali, molti di loro saranno arrestati nell’operazione Minotauro e poi processati.
Dalla cena per favorire l’elezione del figlio al potere esercitato da Coral, meglio conosciuto come Re di Leinì. Secondo il capitano, che ha partecipatto alle redazione della redazione che ha poi portato allo scioglimento del comune, Nevio Coral gestiva, di fatto, la macchina comunale, nonostante non fosse più sindaco, dopo la successione del figlio. Da consigliere comunale, infatti, aveva ottenuto due deleghe speciali quanto anomale: quella allo scomputo sugli oneri di urbanizzazione e quella per la gestione dei rapporti con la Provana, municipalizzata incaricata in città di gestire la quasi totalità degli appalti. Nomine solo consultive, ha precisato Bertè che ha però aggiunto un dato: Nevio Coral si comportava come fosse il Sindaco di Leinì, cittadina raggiunta dal decreto di scioglimento per infiltrazione mafiosa.