In ricordo di Mauro Rostagno

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ROSTAGNO

Sono trascorsi 27 anni da quando, in una strada sterrata a Valderice, in provincia di Trapani, Mauro Rostagno venne freddato in un agguato.

Nato a Torino, ha passato la vita ad affrontare sfide diverse, che lo hanno portato in giro per l’Italia e per il mondo.
A Trapani aveva deciso di aprire una comunità di recupero per tossicodipendenti e di accettare la sfida di condurre un TG per l’emittente locale RTC.
Dagli schermi di quella Tv era riuscito a mostrare il potere esercitato dalla mafia in quella città, le connivenze tra Cosa Nostra, politici e logge massoniche.
Era riuscito a farlo utilizzando un registro narrativo accattivante e per questo le sue trasmissioni, in quell’angolo di Sicilia, erano molto seguite.
Freddato a colpi di fucile e di revolver, per anni, 26 per la precisione, non si è potuto affermare chi avesse deciso questo omicidio. Lo scorso maggio, la Corte d’Assise di Trapani ha emesso il verdetto che ha inchiodato alle proprie responsabilità due soggetti: Vincenzo Virga e Vito Mazzara.
Il primo, capo mandamento di Trapani nel 1988, è stato riconosciuto come mandante. Mazzara, infallibile killer, è per la giustizia l’esecutore materiale.
Mazzara e Virga sono stati condannati all’ergastolo, una sentenza di primo grado, per un delitto del 1988.
Gli elementi di prova contenuti nelle motivazioni della sentenza, depositate lo scorso luglio dal giudice Angelo Pellino, fissano in modo chiaro le ragioni per le quali Cosa nostra ha deciso di eliminare il “giornalista vestito di bianco”.
I servizi di RTC davano fastidio alla mafia perché Rostagno stava svelando i legami tra il crimine organizzato e settori delle istituzioni e risvegliando le coscienze dei trapanesi. Così decisero di eliminarlo.

Un piano criminale che ha avuto il benestare dei vertici della mafia siciliana; fu organizzato dal capo mandamento trapanese, Vincenzo Virga e messo in atto, con un agguato, dal campione di tiro a volo Vito Mazzara.
La sentenza scrive in modo chiaro che le piste alternative – che negli anni hanno gettato fango sulla figura di Rostagno e sulla sua famiglia – non stanno in piedi. Cosa nostra ha deciso di eliminare un giornalista di razza per quanto stava scoprendo.
Ma le oltre 3000 pagine delle motivazioni della sentenza contengono anche molto altro. Il giudice Pellino ricostruisce la Trapani di quegli anni, dove la mafia intratteneva rapporti stabili con logge massoniche, servizi segreti deviati, uomini delle istituzioni. Un rapporto fatto di scambi, favori, coperture.
Inoltre, la sentenza sancisce in modo inequivocabile le ragioni per quali si è dovuto attendere 26 anni. Le responsabilità sono da ricercarsi nelle indagini dozzinali, nelle coperture e nei “reiterati atti di oggettivo depistaggio”. Per queste ragioni, il giudice ha chiesto di procedere nei confronti di 15 soggetti, accusati di falsa testimonianza.

Oggi, 26 settembre 2015, al Coordinamento di Libera Piemonte, ricorderemo Mauro Rostagno, uomo libero e giornalista dalla schiena dritta, ucciso da Cosa nostra.

GUARDA I DEPISTAGGI DEL CASO ROSTAGNO. VIDEO REALIZZATO DA LIBERA PIEMONTE PER REPUBBLICA TV

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