Marisa Fiorani racconta la storia della figlia Marcella Di Levrano

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7 agosto 2019. Ricordo di aver chiamato mia mamma quella sera. Era molto preoccupata perché dalle nostre parti c’era stato un temporale intenso, che aveva provocato numerosi danni. Chi la conosce sa che mia mamma non è il genere di persona che si sofferma a parlare del tempo o di banali argomenti quando vuole fare conversazione; doveva trattarsi di qualcosa di serio e così l’ho lasciata sfogare.
Dopo un paio di minuti, mi ha chiesto com’era andata la mia giornata. Poi, si è accertata: Nessun temporale?
No, nemmeno una goccia, però ci è piovuto in casa un altro tipo di “temporale”, un temporale che ha una faccia e un nome:Marisa Fiorani. La conosci, Mamma?

 


Per raccontarle che cosa mi avesse suscitato l’incontro con Marisa e che cosa avevo visto nascere in tutti coloro che avevano assistito con me alla sua testimonianza, non mi sarebbero bastati pochi minuti rubati al telefono. Ho deciso che mi sarei dilungata in racconti in un altro momento ma volevo trasmetterle, al di là della battuta, che Marisa ci era piovuta addosso portando con sé emozione, coinvolgimento, voglia di lottare, determinazione, forza, dolore, in un concentrato potentissimo. Non ci eravamo potuti difendere da una simile tempesta ma nemmeno l’avremmo voluto, perché sono rare le occasioni in cui è possibile entrare in contatto con persone del calibro di Marisa e del marito Piero, suo immancabile accompagnatore.

Ciascuno di noi, quel giorno, ha scelto di non sprecare la propria opportunità di imparare da Marisa che cosa significhi affrontare il dolore, senza lasciarsi annientare, e trasformarlo in uno spazio di crescita per sé e per gli altri, tramite la condivisione del proprio vissuto. E se concordiamo che ciò che ci rende umani sta proprio nell’esperienza del dolore, allora possiamo dire che la testimonianza di Marisa è stata un’incredibile lezione di “umanità” per tutti noi.
Mano a mano che Marisa raccontava la storia di sua figlia Marcella, avrei voluto lasciarmi trasportare dall’emotività e perdermi nelle mie riflessioni, ma quel giorno ero stata insignita di un incarico che non mi permetteva simili distrazioni. Facevo parte dello staff del campo di E!state Liberi in collaborazione con il CISV (Children’s International Summer Villages), tenutosi a Cascina Caccia dal 4 al 18 agosto. La maggior parte dei nostri partecipanti, provenienti da dieci diverse delegazioni nel mondo, non conosceva l’italiano e, per questo motivo, ero stata scelta come interprete di Marisa.

 

Io sono stata un semplice tramite, a Marisa spetta il merito di aver creato un’atmosfera magica, un silenzio profondo che molto diceva della partecipazione emotiva di tutti i presenti. Personalmente penso che non dimenticherò mai il momento in cui Marisa ci ha concesso di leggere alcune pagine tratte dal diario di Marcella: forse perché, come Marcella, non riesco a dire le cose più belle ma ho bisogno di scriverle; forse perché, se leggiamo il diario di Marcella, vuol dire che concediamo ancora alla mafia di uccidere tante vittime innocenti.

 

A termine dell’intervento di Marisa, ho osservato i volti dei ragazzi intorno a me e mi sono sentita felice perché, al di là dei miei errori di traduzione, il messaggio di Marisa era passato ed aveva lasciato le sue tracce. C’era chi non riusciva a parlare e chi tempestava Marisa di domande, chi aveva le lacrime agli occhi solo ad incrociarne lo sguardo e chi usava Google traduttore per esprimerle ammirazione e sostegno per il suo operato. Nessuno, però, era lasciato solo di fronte alle proprie emozioni ma ognuno, con la propria sensibilità, contribuiva ad alimentare un’ondata di sentimenti che univa collettivamente tutti quanti.

Mentre mi godevo queste sensazioni, sei venuta a ringraziarmi, Marisa.

Ma di cosa?

Per aver permesso a me, che ho fatto solo la quinta elementare e non ho avuto la possibilità di studiare l’inglese, di comunicare con questi ragazzi provenienti da tutto il mondo.

Più tardi, a cena, mi hai chiesto se mi andasse di scrivere un articolo per ricordare che cosa avessimo fatto in questa straordinaria giornata: rendere nota nel mondo la storia di Marcella Di Levrano. Insieme, ci siamo riuscite ma vorrei che sapessi che sono io a dover ringraziare te e Piero per tutto quello che ci avete regalato nello spazio di qualche ora. (Come dicevi giustamente, Piero, il tempo non misura la portata emotiva di un’esperienza). Quindi grazie, Marisa; grazie, Piero perché, se non fosse stato per voi, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile.

Approfondisci la stori di Marcella Di Levrano sul sito vivilibera

 

di Valeria Levi 

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