Bruno Caccia è stato assassinato dalla ‘ndrangheta perché con lui non si poteva scendere a patti.
La vita del magistrato torinese, assassinato nella nostra città per volere di Domenico Belfiore, il 26 giugno del 1983, ci insegna a non trovare alibi, a non scoraggiarsi di fronte “al così fan tutti”. Ci ricorda la necessità di fare il proprio dovere, nonostante le difficoltà.
Lo abbiamo ricordato, Bruno Caccia, con i familiari, le Istituzioni, i volontari di Libera, gli studenti della scuola elementare che presto porterà il suo nome.
Abbiamo scelto di posare dei fiori sul luogo dove dei sicari hanno interrotto la sua vita col piombo, per non dimenticare i suoi insegnamenti e chiedere che venga fatta piena luce sul suo assassinio.
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