Da mesi, da anni , si è via via accumulata crescente e robusta evidenza dell’efficacia in termini di prevenzione primaria e secondaria, di riduzione del danno della Legge regionale sul gioco patologico del Piemonte del 2016.
Centinaia di migliaia di giocatori in meno ogni anno, decine di migliaia di giocatori patologici in meno, centinaia di richieste d’aiuto in meno, miliardi di euro in meno sperperati, molte famiglie risparmiate da indicibili sofferenze, verosimilmente anche diversi suicidi in meno….
Di fronte a una tale mole di dati qualsiasi politico avveduto e attento alla salute dei propri amministrati non potrebbe che andar fiero del provvedimento (nel 2016 votato all’unanimità).
E invece no: la Lega, immemore di quando da Lega Nord era in prima fila 10 anni fa contro “l’azzardo di Stato” di Roma “ladrona”, insiste a sostenere il fatto che presunti “diritti” negati ai commercianti del gioco dovranno prevalere su qualsiasi istanza relativa alla salute dei piemontesi e che le nostre città dovranno essere nuovamente invase dalle “macchinette mangiasoldi”.
Un po’ come fosse stato concesso a Shmideheiny di continuare ad appestare e a seminar morte a Casale Monferrato dopo l’inequivocabile associazione tra amianto e mesotelioma in nome delle precedenti autorizzazioni; o ai Ghisofi dell’IPCA di Criè con l’anilina e così via.
Una tale stolida pervicacia non può che far pensare male, che ci sia, detto fuori dai denti, una sorta di debito elettorale da saldare, in barba a qualsiasi altra esigenza (le elezioni prossime sono sufficientemente distanti…).
Ma fortunatamente ci sarà, e mi riferisco ai Sindaci piemontesi, chi, tramite propri provvedimenti che manterranno inalterato il quadro delle restrizioni attuali, vanificherà gli azzardati propositi leghisti. E farà in modo che un’eventuale Legge che retauri il “far West” ante 2016 resti polverosa lettera morta nei cassetti della Regione.
di Paolo Jarre, Dipartimento Patologia delle Dipendenze dell’Asl To 3