Libera e Lavialibera presentano il dossier “La tempesta perfetta 2022. La variante Criminalità” , tutti i numeri del contagio criminale nei due anni di pandemia nel quale sono stati elaborati dati e analisi delle Forze dell’Ordine, del Ministero dell’Interno e degli studi e rapporti sul riciclaggio della Banca d’Italia.
Mentre assistiamo alle mutazioni del virus, c’è una nuova variante, silenziosa, costante che in questi due anni sta infettando il tessuto economico e sociale del paese offrendo un’incredibile occasione di guadagno.
È la variante “criminalità” i cui sintomi e segnali si presentano nei numeri di alcuni reati spia, nelle interdittive che colpiscono le aziende, nelle frodi informatiche, nelle truffe sui ristori, sui bonus edilizi, sulle aziende in crisi e a rischio fallimento. Per fotografare andamento del contagio della variante “criminalità” e per analizzare il diffondersi dell’infezione mafiosa all’interno del Paese, sono stati elaborati i dati relativi ad alcuni reati spia (interdittive, segnalazioni sospette dell’Uif, reati di usura, di estorsione e riciclaggio denaro, delitti informatici e truffe e frodi informatiche) ovvero di quelle condotte che riflettono in sé il pericolo di infiltrazione mafiosa. Per i singoli reati sono stati messi a confronto i dati complessivi del biennio pre-pandemico 2018/19 con il biennio 2020/21 caratterizzato dall’emergenza.
È stata elaborata per ogni regione la variazione percentuale tra i due bienni per i singoli reati. In base al rialzo legato diffondersi della variante “criminalità” abbiamo posizionato le regione in zona rossa (massimo rischio dove si è registrato un incremento percentuale tra il 26-100% ), zona arancione (alto rischio dove si è registrato un incremento percentuale tra il 11-25%), zona gialla (rischio moderato dove si è registrato un incremento percentuale tra il 1-10%) e zona bianca (rischio basso dove si è registrato un calo di percentuale).
Segnalazioni sospette
A livello nazionale, nel biennio pandemico 2020/2021 le segnalazioni sospette complessivamente hanno raggiunto la cifra di 252.711 con un incremento del 24% rispetto al biennio pre-pandemico 2018/2019.
Per segnalazioni sospette – le cosiddette “Sos” – si intendono le comunicazioni fatte verso operazioni apparentemente finalizzate al compimento di azioni di riciclaggio.
Rappresentano un importante “sintomo” dei possibili tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nei canali dell’economia legale.
Nella scala di rischio elaborata, il Piemonte si posiziona nella fascia arancione, con un incremento percentuale che tocca quota 16%. In numeri, nella nostra regione, assistiamo al seguente incremento: 12653 nel biennio 2018/2019 a 14693 in quello 2020/2021.
Cyber Crime
La criminalità organizzata utilizza nuove frontiere per penetrare nel tessuto economico.
E i crimini informatici riescono a fotografare innovative e raffinate modalità di infiltrazione delle mafie nel nostro sistema. Il Piemonte non si è dimostrato immune a questi reati, registrando un aumento deciso su questo fronte.
La nostra regione si guadagna la zona arancione con un aumento percentuale del 23%.
In numeri i delitti informatici sono:
-2413 nel biennio 2018/2019
-3013 nel biennio 2020/2021.
Peggiore è la situazione sul versante delle truffe e delle frodi informatiche che fanno guadagnare al Piemonte la zona Rossa, posizionandosi al quarto posto in Italia, passando (sempre nei bienni analizzati) da 35.038 a 49432 con aumento del 41%.
I fondi stanziati per l’emergenza Covid19
Libera ha elaborato i dati di Openpolis presenti sul sito https://bandicovid.openpolis.it, per cercare di ricostruire la spesa sanitaria relativa alla pandemia. Dalla ricerca si sottolinea quanto queste cifre potrebbero non essere definitive, ma sono quelle disponibili fino ad oggi.
In Italia, dall’inizio della pandemia alla data del 6 dicembre 2021, siano stati messi a base d’asta, per l’emergenza, una cifra di poco inferiore ai 28 miliardi di euro.
Di questi in Piemonte sono stati spesi 1,67 miliardi. Ma, dato che preoccupa, è la conoscibilità della spesa. A dicembre si conosce come sono stati aggiudicati solo 274,24 milioni di euro.
Le percentuali registrate negli anni dimostrano quanto non si sia voluto portare avanti un’operazione trasparenza su questi fondi. Nel 2020 non si ha piena conoscibilità dell’84%, mentre nel 2021 dell’83%. Percentuali che devono far riflettere, soprattutto perché in Piemonte Libera ha lanciato una campagna, rivolta alle istituzioni regionali, per ricostruire la spesa relativa alla sanità, attraverso “Pensa alla Salute”. Esperienza locale citata nel rapporto come “replicabile altrove”.
Le denunce di Usura
L’usura è un reato tipico delle associazioni mafiose. In periodi di crisi le mafie, che dispongono di capitali enormi, si posizionano sul mercato per quei soggetti/imprese che non possono accedere al circuito di prestiti legali, chiedendo in cambio interessi da capogiro.
I dati elaborati fotografano un aumento a livello nazionale, nel biennio pandemico (2020/2021) rispetto ai due anni precedenti di solo 1,3%. Il Piemonte con poche denunce (24), si posiziona in zona bianca, con una diminuzione del 40%. Percentuali che non devono certo far pensare che questo reato vile sia poco praticato in regione, ma che dimostrano quanto sia difficile per le vittime denunciare, per paura delle mafie. Dal nostro osservatorio regionale, questa tesi si rende ancora più evidente dalla quasi assenza di denunce o costituzioni di parte civile nei processi di mafia, nei quali le vittime sentite in aula, si dimostrato terrorizzate dal dover parlare, fino a dimostrarsi reticenti.
Allarme rosso per le infiltrazioni nella ristorazione
La ristorazione è tra i settori che più sta pagando l’effetto della Pandemia. E nelle fessure della crisi si insedia la criminalità organizzata. Una crisi che si riflette in ogni angolo dello stivale.
L’allarme era stato lanciato nei primi report dell’Osservatorio della direzione centrale della polizia criminale, costituitosi nell’ambito dell’emergenza Covid: «I clan puntano ai ristoranti». Nel report l’organismo per- manente di monitoraggio delle infiltrazioni criminali paventa il reinvestimento di dena- ro delle organizzazioni criminali nella risto- razione e nel turismo, settori in ginocchio dopo il lockdown, anche con «il ricorso al credito parallelo e la possibilità di entrare nella disponibilità delle attività economi- che senza figurare».
Le Società diventate a rischio di default a causa del Covid, in base al Cerved Group Score. Sono molte anche in Piemonte (301 società), con un aumento del 24,4%.
Le interdittive in Piemonte
Sono ben 3.919 nel periodo pandemico il numero di interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali, con un incremento percentuale del 33% rispetto al biennio 2018/2019.
Le interdittive sono state inserite nel nostro ordinamento con lo scopo di prevenire le infiltrazioni mafiose nel mercato mediante l’interdizione delle imprese, che ne sono destinatarie, a contrarre con la P.A. o a ricevere erogazioni pubbliche, al fine di assicurare la tutela della concorrenza. Di natura amministrativa, vengono emesse quando c’è il rischio concreto che le imprese siano infiltrate dalle mafie.
Il Piemonte, si guadagna la zona arancione, passando da 130 2018/2019 a 153 nel 2020/2021 con 18% di incremento.
“In questo oscuro scenario commenta Libera- la lotta alle mafie e alla corruzione sembra scomparsa dall’agenda politica del Paese. Proprio nell’anno in cui ricorre il trentennale di “mani pulite” e delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, sembra che questi fenomeni criminali si siano radicati in un distorto “senso comune“. Quasi si trattasse di una “patologia nazionale” ormai cronicizzata, in un processo di normalizzazione per cui meglio fingere che il problema non esista o sia meno grave di quel che sembra coesistere – e se possibile fare affari – con le mafie e grazie alla corruzione sembra diventata la strategia vincente di molti “colletti bianchi”
Eppure negli ultimi due anni per afferrare i profitti da virus è nato un nuovo mercato criminale, in grado di propagarsi con la stessa rapidità del Covid-19. La variante “criminalità” sta offrendo un’incredibile occasione di guadagno. Una variante subdola che attacca le compagini societarie in difficoltà esattamente come fa un virus: si innesta nel corpo sano attraverso dei prestanome, lo usa fin che serve, poi lo distrugge. Ecco che clan, colletti bianchi, imprenditori, professionisti si sono federati determinando una mutazione del concetto stesso di «associazione criminale» che non conosce confini. Le nuove mafie sono ‘imprenditoriali’, flessibili, capaci di costituirsi in network per diffondere il più possibile il loro raggio di azione. Sono mafie che sparano meno non per sopraggiunti scrupoli morali, ma perché, semplicemente, non gli conviene: col denaro e con la corruzione, soprattutto nelle circostanze straordinarie che provocano danni per la collettività, ottengono quello che prima ottenevano con la violenza diretta e con le armi. Una variante “criminalità” che non è solo mafiosa, con operatori economici che vanno a cercare i servizi della mafia per stare sul mercato e faccendieri e corrotti che fanno da ponte con le organizzazioni criminali.
In una prima è emerso l’interesse anche di soggetti presumibilmente legati ad ambienti della criminalità organizzata a entrare nel comparto della produzione o della commercializzazione di prodotti sanitari, medicali e di dispositivi di protezione individuali. Significative di questa fase le frodi connesse alla vendita (ed eventuale mancata consegna) di dispositivi di protezione a prezzi apparentemente sproporzionati rispetto a quelli di mercato e, in qualche caso, l’aggiudicazione delle commesse, a seguito di gare pubbliche, a imprese i cui esponenti detenevano interessenze in società destinatarie di interdittive antimafia.
In una seconda fase, agli inizi del 2021, il romanzo criminale del Covid 19 cambia la trama. Emergono con maggior frequenza ipotesi di vere e proprie infiltrazioni nelle imprese e tentativi di appropriazione di fondi pubblici destinati al sostegno all’economia, con operazioni simulate per precostituire i requisiti per l’accesso ai fondi. Qui si entra nella zona grigia dove competenze e capitali si mescolano, unendo in un patto occulto professionisti e padrini.
Covid, tra corruzione e opacità. Giorno dopo giorno le cronache di casi e inchieste giudiziarie definiscono meglio i contorni dell’“affare pandemia” per le mafie. Le nuove forme di mimetismo criminale rendono fondamentale affinare la capacità di controllo. Gli inquirenti devono acquisire conoscenze e competenze utili a cogliere le nuove modalità operative con cui prendono forma le infiltrazioni criminali. Nello stesso tempo, però, anche i cittadini possono mobilitarsi in un’azione dal basso, facendosi carico del monitoraggio civico delle opere.
Ma per attivarsi è necessario conoscere.
La mutazione criminale non scomparirà con la pandemia, anzi: potrebbe diventare il nuovo modello delle mafie in affari, sempre più inserito nell’economia ferita dal virus. Tutti concordi nella necessità di proteggere dalle mafie il più oneroso intervento pubblico in Europa dai tempi del Piano Marshall. Le mafie da sempre approfittano dei momenti di crisi e lo hanno fatto anche nella fase più acuta della pandemia. È più che mai necessario, dunque, unire forze e competenze per proteggere i fondi europei dalle mire delle cosche, parassiti sociali favoriti da quelle forme virali che da troppo tempo infettano la democrazia: complicità, disuguaglianze, divisioni. Libera, attraverso centinaia di presidi locali, associazioni aderenti e comunità di base, ha intenzione di fare la propria parte. Dalla politica aspettiamo risposte nette, chiare e veloci.