Giustizia: oltre il danno, la beffa

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Abbiamo imparato a misurare la Giustizia non solo per le grandi riforme, per i ddl di dubbia costituzionalità (e più che altro di dubbia funzionalità), per le boutade del Premier o del Ministro competente di turno.

Abbiamo imparato, come Libera, che la macchina della Giustizia è complessa e che negli ultimi anni si è retta soprattutto grazie al lavoro del magistrati onorari di tribunale: tecnicamente dei sostituti dei magistrati veri e propri, nominati tramite concorso, di fatto indispensabili, perchè sulle loro spalle sono stati caricati migliaia di processi in tutta Italia.


Da tempo abbiamo seguito le incredibili vicissitudini che li hanno colpiti letteralmente: stipendi, già al limite della soglia minima di sopravvivenza, e per di più non pagati, tagli e mancato riconoscimento del loro lavoro.



Chi ha pensato a rivendicazioni sindacali, si è sbagliato di grosso. In gioco c’è la sopravvivenza della macchina giudiziaria che ogni qual volta ha visto il mancare del sostegno dei Got, ha sbandato.

Ricordiamo tutti la Notte della Giustizia, l’incredibile iniziativa in cui si fermarono a lavorare di notte nel Palazzo di Giustizia di Torino e poi di Palermo.

Qualche giorno fa l’Anm di Trapani ha replicato con lo stesso slogan e la stessa iniziativa per protestare contro il ddl intercettazioni. Segno che la preoccupazione è a senso unico: c’è paura che si voglia costruire un paese senza più giustizia e senza più sicurezza, al di là degli slogan di certe forze politiche.



La misura è colma ormai da tempo. Addirittura il Ministero ha ora chiesto indietro stipendi già pagati ai magistrati onorari: sono stati accusati di lavorare troppo ed ora stante i tagli alla giustizia, alcuni devono restituire somme fino a 56 mila euro.

Ci chiediamo che cosa ne pensi il Ministro Brunetta di questo “lavorare troppo” e restiamo vigili e preoccupati per questo senso di inGiustizia al quale non vogliamo rassegnarci.



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