Sono trascorsi ormai 29 anni da quel 26 giugno del 1983 quando la ‘ndrangheta decise di porre fine alla vita di Bruno Caccia, magistrato torinese.
La criminalità orgnaizzata decise di fermare l’attività investigativa di Caccia facendo ricorso al piombo.
Per l’omicidio del primo e unico magistrato ucciso dalla mafia al Nord è stato condannato, come mandante, Domenico Belfiore, storico capo della ‘ndrangheta all’ombra della mole.
Ignoti, invece, gli esecutori materiali.
Per ricordare un servitore dello stato abbiamo posto alcune domande a Gian Carlo Caselli, amico e collega di Bruno Caccia.
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