Torbidopoli è una cittadina come tante in Italia. Non esiste sulla cartina geografica, ma racconta fatti e circostanze che si ripetono giornalmente lungo tutto lo stivale, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta.
Torbidopoli è un nome di fantasia, il titolo di un fumetto prodotto ed ideato dall’Osservatorio regionale sulla legalità di Libera Piemonte con i disegni di Michele Lovato.
Questo lavoro racconta di appalti, un tema complesso, e di corruzione all’interno della macchina pubblica per ottenerli.
Un lavoro ben curato, molto interessante, il primo che tratta un tema difficile come quello delle gare pubbliche e dedicato a Demetrio Quattrone, assassinato dalla ‘ndrangheta nel ’91 per aver denunciato il malfunzionamento del sistema edilizio degli appalti nella città di Reggio Calabria.
Abbiamo deciso di fare una chiacchierata con il team che ha pensato, lavorato e realizzato a questo racconto fatto di disegni e nuvolette.
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La corruzione è un tema difficile da affrontare, soprattutto dal punto di vista normativo e legato agli appalti. Perché avete scelto il registro del fumetto?
Abbiamo scelto di inventarci una storia a fumetti, aperta a un pubblico di qualsiasi età, che ripercorra tutto l’iter di realizzazione di un’opera pubblica, dalla sua ideazione sino al collaudo. Abbiamo cercato di evidenziare i momenti salienti del procedimento, nei quali la Pubblica Amministrazione deve compiere delle scelte e che, inevitabilmente, hanno ripercussioni importanti sulla buona riuscita dell’intervento. Nella storia, i nostri protagonisti, per incapacità, malafede o inesperienza, scelgono sempre la comoda e spesso gratificante via dell’omertà e della “zona grigia”, agendo a scapito degli interessi della collettività, ma a vantaggio di un ristretto numero di affaristi e di “amici”. Di fatto abbiamo cercato di mostrare cosa non si dovrebbe fare, per descrivere invece come lo si dovrebbe fare.
In quanti avete lavorato al progetto e come è stato raccontare questa storia? Avete incontrato difficoltà, soprattutto narrative, visto il tema?
Oltre al disegnatore, che ci ha dato un enorme aiuto a tradurre le nostre idee in una storia concreta, abbiamo lavorato in tre, due tecnici e un’amministrativa. Ci occupiamo di appalti da più di 10 anni e con gli argomenti trattati nel fumetto ci confrontiamo ogni giorno: la difficoltà maggiore è stata però quella di rendere i concetti nel modo meno tecnico possibile. In sostanza abbiamo semplicemente “reso a fumetto” le nostre esperienze, mettendo insieme le principali “anomalie” in cui ci si può imbattere occupandosi di appalti, cercando di evidenziare quanto può essere facile distorcere i fondi pubblici, senza per forza compiere atti penalmente perseguibili.
Il fumetto si chiama “Torbidopoli”. Racconta un storia appalti e corruzione diffusa. Quale obiettivo volete raggiungere raccontando questa storia. E perché il fumetto?
Il primo obbiettivo è di sensibilizzare soprattutto i giovani che entreranno in futuro nella Pubblica Amministrazione, sulla necessità di avere un’etica nella professione.
In secondo luogo stimolare i lettori a porsi delle domande in merito a questioni che ormai ogni giorno si leggono sui giornali, ma delle quali poco si capisce realmente. Il fumetto ci è parso uno strumento originale, semplice e accattivante, per parlare di argomenti di per sè molto tecnici e da “addetti ai lavori”.
Il primo fumetto è stato portato a termine. Prossimi progetti?
L’idea del fumento è nata quasi per gioco, semplicemente per soddisfare una nostra esigenza comunicativa. Purtroppo però la realtà del mondo degli appalti è in continua evoluzione e i fenomeni corruttivi si affinano giorno dopo giorno. Di argomenti da trattare ce ne sarebbero ancora molti e non è escluso che in futuro i nostri personaggi possano tornare ad essere protagonisti di una nuova Torbidopoli 2.