In occasione dell’anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, Libera ha pubblicato il “Fattiperbene”, il dossier che fotografa le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati.
Attraverso questa ricerca, Libera vuole raccontare, dopo ventisei anni, una nuova Italia, che si è trasformata nel segno evidente di una comunità alternativa a quelle mafiose, che immagina e realizza un nuovo modello di sviluppo territoriale.
Beni confiscati: i numeri del Piemonte
I dati relativi al Piemonte confermano la presenza capillare del fenomeno mafioso sul nostro territorio. Infatti, sono ben 899 i beni immobili in gestione, ovvero beni sottoposti a confisca – anche non definitiva, quindi ancora in attesa di giudizio – gestiti direttamente dall’Agenzia nazionale. Sono in numero inferiore, invece, gli immobili confiscati e destinati (246 totali), il cui iter legislativo è quindi giunto al termine e la destinazione del riutilizzo sociale è stata stabilita.
Infine, le aziende piemontesi confiscate alla criminalità organizzata e gestite dall’Agenzia nazionale sono 58, mentre sono 15 quelle confiscate e destinate.
I soggetti gestori del terzo settore
In Italia sono 947 i soggetti (associazioni, cooperative sociali, enti pubblici ecc.) impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, distribuiti su 18 regioni e 350 comuni. In Piemonte, 23 soggetti del terzo settore gestiscono i beni confiscati destinati (immobili e aziende), contribuendo a rendere le esperienze di riutilizzo sociale veicoli e strumenti di conoscenza, di sapere, di identità, di storia e storie.
Le proposte di Libera
A quarant’anni dall’entrata in vigore della legge Rognoni-La Torre e dopo ventisei anni di distanza dall’approvazione e dall’applicazione della legge per il riutilizzo sociale, oggi presa a modello in Europa e a livello internazionale, sono stati raggiunti importanti risultati in termini di aggressione ai patrimoni delle mafie, della criminalità economica e dei corrotti. Le sempre più numerose esperienze positive di riutilizzo sociale richiamano l’attenzione sulle criticità ancora da superare e sui nodi legislativi ancora da sciogliere.
Per queste ragioni, come Libera abbiamo individuato delle priorità d’azione:
- Attuare la riforma del Codice Antimafia e implementare gli strumenti giuridici e normativi sul tema del sequestro, della confisca e del riutilizzo pubblico e sociale
- Rendere il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati uno strumento di crescita e sviluppo economico per le nostre comunità
- Aumentare la trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni sulle informazioni riguardanti i beni confiscati, affinché sia da stimolo per la partecipazione democratica dei cittadini e delle cittadine
- Utilizzare le liquidità e i capitali sequestrati a mafiosi e corrotti per rendere più semplice il percorso di destinazione e di assegnazione dei beni confiscati
- Tutelare i lavoratori e le lavoratrici delle aziende sequestrate e confiscate, sostenendo la rinascita di queste esperienze
LEGGI IL DOSSIER
Inoltre, la Fondazione Compagnia di San Paolo insieme a Libera Contro le Mafie promuove il progetto “Beni confiscati in rete”, un percorso rivolto a pubbliche amministrazioni e enti del terzo settore piemontesi, che mira a potenziare il riutilizzo dei beni confiscati nelle regioni di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, le quali, nonostante contino più di 1.600 unità immobiliari confiscate, si collocano agli ultimi posti in Italia per percentuale di beni riutilizzata (22% per il Piemonte, il 17,9% e il 36,5% per Valle d’Aosta e Liguria).