RimanDATI: report sulla trasparenza dei beni confiscati nelle Amministrazioni Locali

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RimanDATI” è il titolo del Report nazionale sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali. Un’analisi nata dalla collaborazione tra il Gruppo Abele, Libera e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università degli Studi di Torino.

Il rapporto  si inserisce in una serie di iniziative ideate per  i venticinque anni dall’approvazione della Legge 109/96, strumento normativo che permette la restituzione sociale del patrimonio mafioso.

Il Report vuole accendere una luce sulla carente trasparenza e mancata pubblicazione dei dati dei comuni italiani in merito alla presenza dei beni confiscati sul proprio territorio.

Sono proprio gli enti periferici ad avere l’obbligo formale della trasparenza e ad avere la più diffusa responsabilità di promuovere il riutilizzo dei patrimoni. Eppure, proprio a livello comunale le potenzialità della ‘filiera della confisca’ sono tuttora dense di ostacoli, criticità ed esitazioni.

Piemonte: dati alla mano

I beni confiscati in Piemonte sono 225 ma solo per il 20% delle strutture è stato avviato un percorso per il riutilizzo sociale.
Gli enti “proprietari” nella nostra Regione 49, ma solo 19 hanno dato pubblicità sui propri portali del bene preso in gestione. Percentuale alla mano, in sostanza, soltanto il 39% ha adempiuto agli obblighi formali di legge.
Un dato che pone la nostra Regione poco sopra la media nazionale (38%) e al terzo posto nel Nord Italia.

Percentuali non certo soddisfacenti, tanto che nel rapporto il Piemonte non viene inserito tra le regioni virtuose.

La situazione muta, nella nostra regione come in tutta Italia, prendendo in considerazione la  modalità di pubblicazione, da cui dipende in maniera sostanziale la qualità dei dati messi a disposizione. Il formato aperto (open data) è l’unico modo per rendere fruibile al cittadino l’informazione e, di fatto, rispondere al dovere della trasparenza in capo alle pubbliche amministrazione.

La ricerca ha evidenziato in maniera piuttosto evidente come la logica degli open data sia ancora estranea alla stragrande maggioranza degli enti monitorati.

Il report, inoltre, fotografa nello specifico le modalità di pubblicazione degli elenchi anche su scala regionale. Sui 406 comuni che hanno pubblicato elenco abbiamo costruito un ranking mediato nazionale: su una scala da 0 a 100 la media è pari a 49.11 punti.

Prendendo in considerazione questo parametro, il Piemonte si posiziona sopra la media nazionale con un punteggio pari a 58.4.

Le nostre richieste

RimanDATI”  conferma, ancora una volta, l’importanza di dati pubblici e di qualità, perché siamo convinti che ci permettano di prenderci cura di un bene comune oltre la logica del mero accesso civico, in un clima positivo e costruttivo di cooperazione con le amministrazioni.

Conosciamo bene del resto la complessità della materia e le difficoltà che gli Enti Locali sono costretti ad affrontare quotidianamente, sia in termini di carichi di lavoro che di risorse umane e di competenze a disposizione. Ma siamo convinti che, insieme, si possano e si debbano trovare le soluzioni utili a garantire la trasparenza.

Con lo stesso spirito di costruzione e cooperazione, avanziamo alcune proposte politiche che, a partire dal miglioramento delle condizioni e dei livelli di trasparenza dei comuni, incidano sulla possibilità di rendere sempre più i beni confiscati, attraverso il loro riutilizzo sociale, palestre di vita e beni comuni:

  • Chiediamo all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata un documento di indirizzo da inviare a tutti gli enti destinatari di beni confiscati con un vademecum dettagliato sulle modalità di pubblicazione e sui contenuti degli elenchi da pubblicare, anche fornendo un modello comune in grado di uniformare sul piano nazionale la pubblicazione.
  • Chiediamo che l’attuazione dei principi della trasparenza diventi pratica condivisa non solo per le amministrazioni comunali, ma anche e soprattutto per tutte le amministrazioni pubbliche che, a vario titolo, si intrecciano con la storia del bene.
  • Chiediamo che sia garantito un maggiore coordinamento e scambio lungo tutta la filiera istituzionale del bene confiscato, che consenta poi una risoluzione veloce delle criticità e una trasparenza del dato.

Auspichiamo che le Politiche di coesione e i fondi ad esse correlati possano diventare sempre di più  uno strumento di emancipazione e di sviluppo per le comunità.

LEGGI IL REPORT NAZIONALE