L’interlocuzione con la Regione Piemonte per avere chiarezza su come siano stati spesi i fondi dell’emergenza sanitaria giunti dallo Stato, 1,4 miliardi di euro, non ha dato gli esiti sperati, evidenziando diverse problematiche di fondo che minano non solo il diritto dei cittadini e delle cittadine alla trasparenza, ma anche il dovere di buon andamento dell’amministrazione pubblica sancito dalla nostra Costituzione.
“Pensa alla salute”, la campagna lanciata poco meno di un anno fa per “illuminare il presente e futuro della sanità in Piemonte”, comunque non si ferma.
La pandemia ha indubbiamente acceso ulteriori riflettori sulla sanità, ma consideriamo insufficiente – oggi più che mai – avere un approccio emergenziale su un settore imprescindibile per le nostre vite e altamente rilevante dal punto di vista economico. Per questo la nostra campagna pubblica contiene un capitolo che guarda al futuro della sanità piemontese, che si poggerà in grande misura sui nuovi parchi della salute.
Ci riferiamo, nello specifico, al “Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino” e la “Città della Salute e della Ricerca di Novara”. Complesse strutture sanitarie e di ricerca per le quali si investirà oltre un miliardo di euro in una collaborazione pubblico-privato e si ridefiniranno non solo l’accesso alla cura dei piemontesi, ma anche l’assetto urbanistico delle città interessate.
Come affrontare queste grandi trasformazioni? Siamo convinti che una delle modalità risieda nella partecipazione consapevole delle cittadine e dei cittadini, resa possibile – soprattutto per temi complessi – da una effettiva trasparenza e fruibilità delle informazioni su tutto l’iter per la costruzione di queste grandi opere che vadano anche oltre gli obblighi di legge. Effettiva, perché siamo convinti non basti una trasparenza formale ma che sia necessaria una accessibilità totale dei dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, allo scopo di tutelare i diritti de* cittadin*, promuovere la partecipazione all’attività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Non siamo gli unici a avere questa convinzione, stabilita con una legge dello Stato (art. 1, d.l. 33/2013).
La trasparenza non è un fine ma il mezzo per coinvolgere le persone e arginare pratiche non solo illecite ma anche semplicemente disfunzionali. I vantaggi di un monitoraggio diffuso sull’andamento dell’opera sono molteplici: una maggiore impermeabilità a interessi mafiosi e corruttivi; un confronto costruttivo con la cittadinanza in grado di rilevare bisogni e possibili migliorie; l’accrescimento della fiducia nelle istituzioni e, di conseguenza, della responsabilità dei cittadini nella fruizione di beni e servizi pubblici; la strutturazione di un meccanismo positivo e propositivo alternativo e più allettante – sia per la P.A. sia per la cittadinanzai – rispetto a confronti conflittuali tra pubblico e gruppi di cittadini insoddisfatti; ecc.
Partendo proprio dalle ragioni volute dal nostro legislatore e dai vantaggi che si otterrebbero da un reale monitoraggio civico, proponiamo due strumenti istituzionali per attuarlo nei fatti:
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Un Portale della trasparenza dedicato ai parchi della salute regionali contenente dati non solo accessibili ma anche fruibili, grazie a un’interfaccia chiara, intuitiva e sintetica che superi l’impostazione consueta dei portali, improntati al solo criterio cronologico di produzione dei dati. Alla piena disponibilità di dati in formato aperto, utilizzabile e riutilizzabile, va accompagnata la possibilità di una visualizzazione di dati che risponda alle principali domande civiche: perché si costruisce l’opera; dove e quando saranno iniziati, condotti e terminati i lavori; quanto costerà e per quali capitoli di spesa; come saranno gestiti le procedure amministrative e i lavori; chi si occuperà dei lavori e della successiva gestione, con quale coordinamento tra pubblico e privato. Il portale dovrà poi essere sempre aggiornato nei contenuti e nell’aspetto, per poter rispondere alle esigenze di conoscenza e comprensione dei cittadini.
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Il patto di integrità, accordo sottoscritto dall’autorità appaltante, dai partecipanti alla gara e da un organismo di controllo indipendente all’interno di una procedura di appalto pubblico finalizzato allo scambio reciproco di tutte le informazioni relative alla gara e all’esecuzione dei lavori. Lo strumento, elaborato agli inizi degli anni ’90 dall’organizzazione non governativa Transparency International, è stato applicato in circa 15 Paesi, su 300 progetti diversi e con numerosi benefici. A livello europeo la Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione del 2014 lo citava come buona prassi, mentre l’anno successivo la Commissione Europea ha lanciato il progetto Integrity Pacts: Civil Control Mechanisms for safeguarding EU funds con lo scopo di testare i patti d’integrità nelle procedure di gare d’appalto per le opere finanziate con fondi strutturali e di investimento europei. Anche in Italia sono attualmente in corso alcune sperimentazioni.
Con queste proposte abbiamo incontrato nelle scorse settimane il Dott. Gianfranco Zulian, Direttore Generale dell’AOU Maggiore della Carità di Novara, ente appaltante della gara per la nuova Città della Salute e della Scienza, chiedendo che l’azienda ospedaliera faccia da apripista, prevedendo l’implementazione dei due strumenti. L’esito negativo della prima gara, andata deserta, se da una parte ha imposto una revisione economica del progetto, dall’altra garantisce il tempo necessario per dare piena realizzazione alle nostre proposte, organizzando il portale della trasparenza e per inserire nel nuovo bando la previsione di un patto di integrità.
Ciò che andrà verificato è se ci sia la volontà politica d’investire su questi strumenti, che evidentemente non sono a costo zero, pur rappresentando una voce risibile in progetti da centinaia di milioni di euro. Siamo convinti che il ritorno sia molto maggiore della spesa, sia in termini culturali, perché il coinvolgimento dei cittadini comporta una loro presa di consapevolezza e di responsabilità nei confronti del bene pubblico (se so quanti soldi, i miei soldi, vengono spesi, ne avrò più cura), sia in termini economici, perché un maggiore monitoraggio comporta un disincentivo a pratiche illecite ma anche più elevate possibilità di evitare sprechi. Non è un caso, tra l’altro, che la Commissione Europea stia sperimentando i patti di integrità con gli obiettivi, tra gli altri, di alimentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e di sostenere la concorrenza e il risparmio dei costi.
Una chiara indicazione è stata data anche dal Consiglio regionale del Piemonte con l’Ordine del giorno 185 dell’11 febbraio 2020, votato all’unanimità, che ha impegnato la Giunta regionale a dare indicazioni alla stazione appaltante (nella fattispecie l’AOU Maggiore) di far ricorso agli strumenti utili a rendere il ciclo del contratto pubblico trasparente e partecipato. Nelle prossime settimane ci faremo carico di appurare se la Giunta e le stazioni appaltanti vorranno dare seguito alle nostre richieste e alle indicazioni dell’organo legislativo regionale.
Di Ryan Jessie Coretta, Referente Libera Novara