Per capire cosa si intende per comunità monitorante e per monitoraggio civico, è necessario fare un salto indietro nel tempo tra gli anni ’60 e’70 del Novecento, periodo in cui Jürgen Habermas iniziava a riflettere sulla definizione di “Spazio Sociale”:
<<[…] il carattere pubblico si costituisce tanto nel dialogo (lexis), che può assumere anche la forma del dibattito e della sentenza giudiziale, quanto nell’agire comune (praxis), riguardi esso la condotta della guerra oppure i giochi agonistici>>.
[J. Habermas, Storia e critica dell’opinione pubblica, Laterza & Figli, Bari 1971, pp. 13-16]
Da queste parole si deduce che per Habermas lo spazio sociale si pone in mezzo fra l’area degli interessi e degli affetti privati e quella dei rapporti e gli interessi comuni; tale spazio si basa sul riconoscimento, o meglio, sull’enfasi verso i diritti – autodeterminazione, uguaglianza – e i doveri – presa di responsabilità, contributo al progresso della comunità – che lo status di cittadini implica sin dalle fasi iniziali della modernità. Si riconosce in altre parole uno spazio intermedio in cui gli individui possono agire in condizioni di parità con gli altri per sostenere gli interessi comuni. È importante sottolineare come il riconoscimento di tale spazio sia una condizione essenziale per lo sviluppo della pratica dei beni comuni.
Questo spazio intermedio concepito come condizione essenziale per la sussistenza degli interessi/beni comuni è gestito da persone le quali, godendo di un potere delegato da parte della società, compiono delle scelte affinché il bene comune non rischi di essere sopraffatto dagli interessi privati. Ciò determina che noi cittadini viviamo in un sistema sociale in cui dipendiamo dalle scelte fatte da persone alle quali abbiamo delegato il potere di decidere per noi. A tal proposito, in occasione dell’attuale crisi sanitaria causata dal Covid-19, in tutto il territorio nazionale si sono verificati molteplici casi di corruzione, dovuti alla cattiva amministrazione di poche persone che con le risorse pubbliche hanno accresciuto i propri interessi a discapito di quelli pubblici.
Alla luce di ciò, una domanda sorge spontanea: in che modo si può prestare attenzione oggi affinché non si manifestino abusi anche da parte di coloro i quali godono di questi poteri delegati?
Il senso più profondo dell’essere cittadini trova le basi nell’appartenenza a una comunità che esiste in funzione delle relazioni, le quali a loro volta vengono gestite attraverso giochi di ruoli e poteri delegati che comportano delle responsabilità che abbracciano ogni singolo membro del sistema sociale. Ciascun cittadino è chiamato a essere responsabile della propria comunità e di conseguenza detiene il potere delegato di proteggerla e mantenerla integra. Leonardo Ferrante e Alberto Vannucci nel libro “Anticorruzione POP” [Gruppo Abele Edizioni 2017], ci parlano di tre tipi di potere delegato che competono ai cittadini per monitorare chi sta al governo: potere delegato di Illuminare, potere delegato di vigilare, potere delegato di partecipare.
Per illuminare si intende rendere chiaro e trasparente le decisioni che riguardano la collettività, come i procedimenti amministrativi delle pubbliche amministrazioni; vigilare significa leggere i dati delle amministrazioni al fine di far arrivare le informazioni ai cittadini e agli amministratori, locali e nazionali, che hanno un ruolo decisionale nelle istituzioni; infine, partecipare si riferisce all’inclusione della cittadinanza nel modello dell’open government, per mezzo del quale i cittadini e le istituzioni possono essere coinvolti nei processi decisionali e nelle scelte politiche contribuendo con idee, conoscenze e abilità per il bene comune.
Il concetto di Comunità Monitorante è l’insieme dei tre poteri delegati che competono a ogni singolo cittadino e che si realizza appieno nel momento in cui si formano gruppi organizzati che hanno l’obiettivo di monitorare ciò che accade nelle pubbliche amministrazioni e di conseguenza nella propria comunità. Lo scopo principale non è quello di additare le amministrazioni su come stanno gestendo il bene pubblico, ma di capire cosa sta succedendo nella propria comunità, ponendo le giuste domande: queste ultime, infatti, rappresentano la corretta strategia per far luce sull’ombra oscura della corruzione, che tutto nasconde.
Riflettendo su quanto argomentato finora, la lotta al malaffare pertanto si realizza non solo grazie l’ausilio delle Forze dell’Ordine ma anche attraverso il monitoraggio civico delle comunità monitoranti, che hanno la funzione di proteggere l’integrità della comunità a cui appartengono.
In conclusione, far parte di una comunità ed essere cittadini non è un compito banale, anzi è un ruolo di estrema responsabilità; la nostra poca attenzione nei confronti delle politiche attuate durante la crisi sanitaria è una delle cause che ha permesso la crescita di vari sistemi di corruzione e di cattive amministrazioni verificatesi in molte regioni del nostro Paese. Purtroppo la pandemia ha permesso alla corruzione di addentrarsi sempre di più nella gestione dell’emergenza sanitaria a discapito dell’interesse pubblico. Sarebbe dunque necessario che al più presto tutti noi cittadini prendessimo coscienza delle nostre responsabilità e che facessimo luce sui dati, ponendo alle amministrazioni le giuste domande.
Articolo di Alessandra Scalia – Equipe Common – Covid, gruppo di volontarie/i e studentesse/studenti del Master APC per l’elaborazione di strategie di monitoraggio civico sulla pandemia
Per saperne di più:
Leggi qui l’articolo di approfondimento sul Diritto di Sapere e sul decreto legislativo n. 97 del 2016
Leggi qui l’articolo di approfondimento sullo strumento dell’accesso civico, strumento per garantire il diritto di sapere ai cittadini
Leggi qui l’articolo di approfondimento sul “whistleblowing”, uno strumento giuridico per favorire la denuncia di reati di corruzione nell’amministrazione pubblica.
Leggi qui l’articolo di approfondimento sugli appalti pubblici.