Gioco d'azzardo

Da più di 10 anni Libera segue il fenomeno del gioco d’azzardo non solo per la stretta correlazione esistente tra questo – legale e illegale – e gli interessi della criminalità organizzata (che trae profitti diretti dalla gestione di bische clandestine, dalla manomissione delle macchinette legali e dall’uso di queste per riciclare il denaro); ma anche per altri fenomeni correlati alla dipendenza del gioco d’azzardo, quali la dipendenza da esso (ricordiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto il GAP come una vera e propria patologia che compromette la salute psichica e fisica delle persone colpite), l’impoverimento dei malati patologici e delle loro famiglie e il rischio di divenire vittime di usurai e estorsori.

Con un volume di giocate superiore ai 90 miliardi di euro ed un incremento esponenziale delle giocate pro capite (si passa da 330 € a persona nel 2001, ai 1400 € a persona nel 2014), è facile rendersi conto di come il gioco d’azzardo sia un fenomeno sempre più diffuso tra la popolazione a prescindere dall’estrazione sociale.

Per arginare i rischi connessi al GAP, nel maggio 2016 la Regione Piemonte ha approvato la legge regionale. n. 9/2016 ad oggetto “Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico”. Le finalità, oltre a quelle esplicitamente contenute nel titolo della norma, prevedono la definizione, da parte della Regione, di piani di intervento per promuovere una corretta educazione al gioco consapevole e responsabile nonché attività formative per gli operatori sanitari e i commercianti del settore. Il primo piano di interventi è in fase di approvazione da parte dell’Amministrazione Regionale.

L’ambito di competenze della legge non evidenzia alcuna distinzione tra le diverse tipologie di gioco in quanto il suo obiettivo non è colpire un determinato tipo di gioco d’azzardo (che, lo ricordiamo, è considerato legale dal nostro ordinamento giuridico nazionale), bensì affrontare la dipendenza su un fronte prettamente socio-sanitario.

Tuttavia, particolare attenzione è stata posta nel disciplinare l’uso e l’installazione le slot machine: presumibilmente perché queste hanno una vasta diffusione sul territorio (si stima una media di 1 slot machine ogni 143 abitanti). La legge prevede che le slot machine non possano essere installate entro una distanza di sicurezza rispetto a luoghi sensibili (scuole, istituti bancari, centri di aggregazione giovanile, etc); questa distanza è definita in non meno di 300 m nei comuni con popolazione sino a 5000 abitanti e di 500 m negli altri comuni. Inoltre, essa impone delle fasce orarie di almeno tre ore giornaliere in cui, ad esercizio commerciale aperto, le slot machine dovranno rimanere spente.

Spetta ai singoli comuni dotarsi di un apposito strumento normativo (regolamento o ordinanza) che recepisca le disposizioni previste dalla legge regionale.

Alla luce di ciò, l’Osservatorio ha effettuato una mappatura degli atti amministrativi approvati dai comuni piemontesi nell’arco temporale che va dall’approvazione della legge ai primi mesi del 2017.

L’analisi, svolta analizzando tutte le province piemontesi, ha portato ai seguenti risultati:

PROVINCIA

COMUNI

REGOLAMENTI E/O ORDINANZE

Alessandria

190

5

Asti

118

2

Biella

80

11

Cuneo

250

21

Novara

88

9

Torino

315

80

Vercelli

86

7

Verbano-Cusio-Ossola

76

6

Dall’esame dei dati emerge che, su un totale di 1203 comuni piemontesi, sono solo 141 quelli “No Slot”,a inizio 2017, ovvero quelli le cui amministrazioni hanno ottemperato ai disposti della legge regionale 9/12016. Tutti gli atti amministrativi recepiscono le disposizioni regionali per quanto riguarda le distanze dai luoghi sensibili e gli orari di apertura. Emerge la tendenza dei Comuni ad uniformare gli orari di uso delle slot machine per disincentivare il “turismo” del giocatore: una tendenza rischiosa in quanto vanifica l’obiettivo di distogliere l’attenzione del giocatore dal gesto meccanico del gioco.