CAMORRA, RAFFICA DI ARRESTI NEL NAPOLETANO

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Napoli, 28.05.2009 | di Aldo Cimmino

Le operazioni congiunte di polizia e carabinieri hanno smantellato una delle più proficue piazze di spaccio e portato al sequestro di un istituto di vigilanza

Arresto

Arresto L’organizzazione a Scampia era più che perfetta. Pusher ben  nascosti, madri che li rifocillavano, calando con il “paniere” dal balcone pasti e bibite, file interminabili di tossicodipendenti, tra transenne e disciplinari, che quotidianamente acquistavano le loro dosi giornaliere. Ecco come si presentava la più proficua “piazza di spaccio”,quella dell’Osai del Buon Pastore, in via Ghisleri, al “lotto R” e che è stata smantellata grazie all’operazione coordinata dalla squadra investigativa  del Commissariato di Scampia diretto da Michele Spina.

Durante le lunghe e certosine indagini, gli inquirenti hanno localizzato le “piazze di spaccio” e focalizzato l’attenzione su quelle più redditizie. Le investigazioni hanno riportato alla luce un sistema macchinoso e articolato di vendita  delle sostanze stupefacenti. Il complesso edilizio del “lotto R” era ormai divenuto centro inespugnabile di attività illecite pianificate nei dettagli. Gli spacciatori vendevano droga direttamente dall’interno di uno degli edifici attraverso una fessura ricavata dal portone di ingresso, sbarrato con un apposito maniglione azionabile soltanto dall’interno. Ma pusher e spacciatori continuavano la loro opera criminale anche grazie al supporto di “vedette”cioè affiliati all’organizzazione che avevano il compito esclusivo di segnalare l’arrivo di forze dell’ordine e quindi facilitare la fuga. Il regno dello spaccio degli “scissionisti”, il gruppo camorristico che da anni si oppone al clan Di Lauro, coinvolgeva anche i condomini del “lotto R” che per accedere alle proprie abitazioni erano costretti ad attendere che gli spacciatori, quando era necessario, gli aprissero le porte di casa. Nelle immagini che sono state registrate dalla polizia, durante le intercettazioni ambientali, si notano, infatti, alcune donne con bambini e buste in attesa di entrare nelle proprie case. I camorristi avevano anche attrezzato una zona dedicata al consumo della droga appena acquistata. Offrivano insomma un servizio criminale completo che è stato sostanzialmente smantellato dalla’operazione condotta dal Commissariato di Scampia e coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli. Tra le diciassette persone che sono state raggiunte dalle rispettive ordinanze di custodia cautelare,tutte pluripregiudicate e non direttamente appartenenti al clan ma che rappresentano quella manovalanza di cui la camorra poggia parte del suo potere, c’è anche un minorenne; cinque di queste hanno ricevuto notifica presso il carcere di Poggioreale a Napoli, nel quale sono detenuti per altri reati. Agli inquirenti adesso spetta anche di capire che ruolo avevano queste persone e in che modo,data la loro attuale detenzione, abbiano potuto contribuito ai piani criminali degli “scissionisti” che grazie agli uomini di Polizia di Stato hanno subito un duro colpo sia economico che simbolico, che ancor di più sottolinea un ennesimo successo dello Stato sulla camorra. Ma quella di mercoledì 27 maggio è la lunga mattinata degli arresti che ha visto anche un’operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli contro esponenti del clan Sarno. La camorra dell’area orientale di Napoli, secondo gli inquirenti, si sarebbe infiltrata, oltre che nella periferia partenopea, anche in alcuni centri della provincia per imporre tangenti e spacciare droga proveniente dalla Spagna. Il giudice per le indagini preliminari Antonella Terzi, nella sua ordinanza di custodia cautelare, scrive che ormai i Sarno mirano a diventare clan egemone nel napoletano, sul modello del clan dei casalesi in provincia di Caserta. Non solo arresti ma anche sequestri che hanno interessato un istituto di vigilanza privata, gestito dalla camorra operante nell’area dei comuni vesuviani. Gli inquirenti hanno accertato che uomini del clan Sarno, attraverso l’intimidazione, avevano imposto a numerosi titolari di esercizi della zona, di stipulare contratti con tale istituto di vigilanza. Le indagini, che hanno portato a 64 ordini di carcerazione, hanno rilevato anche un cambio sociale della struttura camorristica. Infatti dieci, delle persone arrestate, sono donne come Luisa Terracciano, reggente del clan Artistico-Terracciano-Orefice. Fenomeno, quello delle “donne-boss” già accertato anche di recente,nell’ottobre del 2008 quando le forze dell’ordine eseguirono 76 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti del clan Gionta operanti in Torre Annunziata. Anche in quel caso tra gli arrestati dieci erano donne, come la “first lady” Gemma Donnarumma moglie del boss Valentino Gionta

 

Tratto da Liberainformazione

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