Riciclaggio: boss arrestato a Roletto

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Qualche settimana fa è stato arrestato
nella sua villa di Roletto Vincenzo Riggio, nato a Palermo, 51 anni,
accusato di aver tentato di ripulire denaro proveniente dallo spaccio
di stupefacenti in alcune case e aziende di trasporti, a Orbassano e
Scalenghe.
Con lui gli inquirenti della
Direzione investigativa antimafia di Torino hanno arrestato anche due
imprenditori orbassanesi, cui sono riconducibili due delle aziende,
dove lavorano un centinaio di persone. Sottoposte a perquisizioni e
sequestri, potrebbero proseguire comunque le loro attività.
A Riggio, già nel 1994, fu confiscata la cascina di Volvera che poi è stata assegnata a Libera e che oggi è da tutti conosciuta come Cascina Arzilla.

Di seguito un articolo dettagliato de "Il giornale del Piemonte"

9-10-2007

Nella
sua vita non ha mai avuto un lavoro, eppure aveva un patrimonio di
svariati milioni di euro. Soldi che Vincenzo Riggio, 51 anni, nato a
Palermo e oggi residente a Roletto, con vista sulla collina pinerolose,
aveva guadagnato con il traffico internazionale di eroina. Ora il suo
patrimonio, al termine di un’indagine della Direzione investigativa
antimafia di Torino, è stato sequestrato e Riggio arrestato per
reciclaggio insieme a due complici, Eugenio Prevogna, 54 anni, e
Saverio Giorgitto 39 anni, con i quali gestiva tre diverse società di
trasporto in grado di fatturare 6 milioni di euro l’anno. Le ditte sono
la O.Tra sas di Orbassano, la Niki Coop Scar e la neonata Scn Trasport:
aziende nelle quale sono impiegati una settantina di dipendenti
all’oscuro del fatto che i loro stipendi fossero garantiti da un
capitale iniziale guadagnato con lo spaccio di droga. Un elemento che
ha convinto il gip di Pinerolo, che ieri ha firmato le tre ordinanze di
custodia cautelare in carcere, a nominare un curatore amministrativo
che garantisca il regolare funzionamento della società e quindi anche
il posto di lavoro delle decine di autotrasportatori che in caso
contrario si sarebbero trovati sul lastrico con mogli e figli a carico.
Vincenzo
Riggio è un personaggio noto agli investigatori torinesi e palermitani.
Dagli anni Settanta ad oggi è più volte stato ospite delle patrie
galere e nel 1994 quando venne arrestato per traffico di droga il suo
patrimonio, fatto di case, auto e contanti, per un valore di un
miliardo di lire, venne confiscato. Ma Riggio fu bravo a occultare
parte di quei soldi che anni dopo ha investito nelle società di
autotrasporto di Prevogna, insieme anche con il cognato Giorgitto. A
svelare il bottino occulto di Riggio è stato un pentito, Enrico
Pettinato
, che nel 2005, dopo aver trascorso tre anni in carcere per
droga, decide di vuotare il sacco con i magistrati palermitani. Due le
rivelazioni fondamentali che Pettinato regala agli inquirenti. Un primo
tesoro segreto di 500 milioni di lire che nel ’94 custodì per conto di
Riggio e un secondo bottino di 700 milioni risalente al ’97, anno in
cui Riggio finisce nuovamente in carcere. Pettinato in particolare
raccontò che nel ’94, quando Riggio venne arrestato, gli affidò la
propria macchina – una Marbella – nella quale il pregiudicato era
solito nascondere soldi e droga. «Dentro c’erano 500 milioni che io non
toccai perché sapevo essere di Riggio», confessa il pentito aggiungendo
che nel ’95 fu la moglie di Riggio a chiedergli la restituzione del
denaro. Uscito dal carcere, Riggio e Pettinato tornano a fare affari, a
spacciare droga. «Nel ’97, quando lui uscì dal carcere, ricominciammo a
spacciare – ha raccontato Pettinato -. Il nostro rapporto di lavoro si
interruppe nel ’98 perché litigammo. Dividemmo i soldi e a Riggio
toccarono 700 milioni». Le vite dei due uomini si dividono per quanto
riguarda gli affari, ma restano in contatto e questo ha permesso a
Pettinato di scoprire che tra il ’99 e il 2000 Riggio aveva cominciato
a investire nella società di autotrasporti di Prevogna. Il pentito nei
suoi racconti è stato circostanziato, riportando conversazioni con
Riggio e anche di essere stato suo ospite e di aver usato auto
intestate alla O.Tra. Le intercettazioni telefoniche eseguite dalla Dia
e i pedinamenti hanno permesso ricostruire il patrimonio di Riggio e
due suoi soci. Contestualmente, dalle intercettazioni che riportano le
conversazioni tra Riggio e la sua nuova compagna di vent’anni più
giovane, hanno permesso agli investigatori di scoprire che parte del
capitale iniziale era stato usato anche per acquistare la villa di
Roletto
nella quale abitava e anche una seconda casa a Valgioie,
quest’ultima tra l’altro veniva già usata da Riggio negli anni Novanta
per lo stoccaggio dell’eroina acquistata dalla Turchia.
Ieri
mattina sono state eseguite le tre ordinanze di custodia cautelare.
Riggio non ha battuto ciglio: «Sono già stato condannato a vent’anni di
carcere, queste sono sciocchezze», ha detto agli investigatori
mostrando le decine di foto e di dipinti che immortalano la sua
carriera criminale. Condanna che però non è ancora definitiva tanto che
nel 2006 Riggio è stato scarcerato dal Tribunale del Riesame di Palermo
che gli ha però imposto l’obbligo di non allontanarsi dal domicilio
eletto dalle 20 alle 7 del mattino dopo e l’obbligo di presentarsi
giornalmente alla polizia giudiziaria. Restrizioni che calzavano a
pennello all’attività ora lecita di Riggio.

Simona Lorenzetti

One thought on “Riciclaggio: boss arrestato a Roletto

  1. vindenzo Reply

    E stato assolto oer tutte quelle accuse che ancora oggi non cancellate grazie

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